La nostra
consueta ricerca on line a caccia di allettanti offerte viaggio ci fa
imbattere, a febbraio, in un volo Londra - Los Angeles piuttosto conveniente
(British Airways).
Periodo:
fine maggio - metà giugno, ottimo per viaggiare in auto tra west coast e
parchi: poco affollamento, clima già buono, ma non troppo caldo.
Cerchiamo il
volo per Londra, i prezzi dei car rental, hotel, motel, parchi.....insomma,
come sempre facciamo una scorpacciata di informazioni utili...grazie anche alla
pazienza di alcuni nostri conoscenti (a proposito, un grazie enorme a Roberto,
Maurizio, Gianfranco e Enrico!!).
In pochi
giorni ci facciamo un'idea su itinerario, attrazioni, spostamenti...e costi.
Tutto appare
abbastanza abbordabile, il cambio Euro/Dollaro aiuta parecchio in questi mesi!
L'affitto dell'auto sembra buono (più conveniente che in Europa), la benzina
costa poco, i motel sono abbordabilissimi...insomma tutto OK!!
Non rimane
che da prenotare il necessario e studiare bene l'itinerario!
Di seguito
proponiamo qualche informazione schematica che potrebbe risultare
utile...subito dopo, per chi ha voglia, illustriamo il nostro viaggio!!
Informazioni
utili
VOLI:
Malpensa-Londra-Los
Angeles e ritorno per 2 persone:1089 € (British Airways).
Los
Angeles-San Francisco e ritorno per 2 persone: 192 € (United Airlines).
MOTEL: se ne trovano tantissimi su
qualsiasi strada degli States. È inutile prenotarli dall’Italia. Prenotare
soltanto i motel all’interno dei parchi. Per il resto meglio essere liberi di
fermarsi quando si è stanchi.
Le catene
più diffuse sono Travelodge, Motel6, Super8, Days Inn... tutti hanno a
disposizione internet wireless (per molti gratuito).
In media
abbiamo speso tra i 70 e 75 $ a notte.
NOLEGGIO AUTO: abbiamo prenotato dall’Italia
tramite Autoeurope. Entrambe le nostre auto erano
della Alamo.
Per 17
giorni di noleggio per un’auto compatta (Chevrolet Cobalt) abbiamo speso 379 €
con tutte le assicurazioni incluse (per fortuna!!), senza nessuna franchigia e
con guidatore aggiuntivo. Ottimo il servizio Alamo in caso di problemi (abbiamo
avuto un incidente e abbiamo risolto tutte le pratiche in breve tempo).
2 giorni a
San Francisco (auto compatta): 62 € con tutte le assicurazioni senza franchigia
e con guidatore aggiuntivo.
BENZINA: difficilmente affittano auto a
gasolio, comunque la benzina costa veramente poco rispetto all’Italia.
Quando si fa
il pieno o si paga in contanti oppure con carta di credito. Se si decide di
pagare in contanti bisogna pagare prima, poi si fa benzina e infine si riprende
l’eventuale resto.
ASSICURAZIONE: acquistata tramite internet sul sito di insurance
bookers. Spesa per due persone 186 € con
copertura totale, senza franchigie e massimali illimitati.
CITTA’:
San Francisco
Se cercate
un motel vicino all’aeroporto, noi abbiamo prenotato il Travelodge SanFrancisco Airport North , molto comodo e pulito, per 2
notti abbiamo speso in totale meno di 90 $.
Prenotare
dall’Italia la visita ad Alcatraz, ci si imbarca dal Pier 33. Nel
costo del biglietto è inclusa l’audioguida in italiano (26 $ a persona).
I parcheggi
in alcune vie del centro sono gratuiti per le prime due ore, se si sosta di più
conviene cercare un garage o parcheggio a pagamento.
ABBIAMO
VISTO:
-
Alcatraz
-
Downtown:
Union Square e le vie limitrofe
-
Quartiere
cinese
-
Lombard
street
-
Fisherman’s
Wharf
-
Pier 39
-
Golden
Gate
Las Vegas
È meglio
passarci in settimana, gli hotel costano decisamente meno che durante il
weekend. In internet si trovano ottime offerte, noi abbiamo pagato 50 $ la camera
all’MGM e 37 $ all’Excalibur!
Per la cena,
lasciate perdere gli “all you can eat”, costano poco, ma la qualità del cibo
lascia a desiderare... carino il Margaritaville del Flamingo!
Shopping: ci
sono due grandi outlet in città e diversi Macy’s!!
ABBIAMO
VISTO:
-
la
Strip con tutti gli hotel e casinò della città, particolarmente belli il
Venetian e il Paris
-
Gli spettacoli
sulla Strip (Mirage, Bellagio, Tresure Island), in particolare i giochi delle
fontane del Bellagio
Los Angeles
Motel
prenotati direttamente in America tramite internet.
Il motel di
Hollywood (Hollywood city Inn), nonostante i commenti positivi che abbiamo
letto, ci ha deluso parecchio. La zona di Hollywood è davvero brutta, meglio
non fermarsi a dormire qui.
Per due
notti abbiamo dormito all’hotel Howard Johnson a Buena Park, 118 $ in totale. Ottima posizione
(per Disneyland), comodo e pulito.
ABBIAMO
VISTO:
-
Walk of
Fame
-
Grauman's
Chinese Theatre
-
Rodeo
Drive
-
Santa
Monica
-
Beverly
Hills
-
Universal
Studios
-
Disneyland
-
Long
Beach
VISITE DEI PARCHI:
Nei parchi
nazionali si paga l’entrata, conviene fare l’abbonamento annuale (80 $) nel
primo parco che si visita, l’abbonamento vale in tutti i parchi nazionali.
All’ingresso
i ranger consegnano il giornale del parco e la mappa in cui sono indicate le
strade e tutti i punti panoramici che si possono raggiungere.
Praticamente
tutti i parchi sono percorribili in auto, solo nel Grand Canyon alcuni punti
sono raggiungibili solo con le navette gratuite del parco.
DA NON
PERDERE:
Sequoia National Park
Una giornata
è sufficiente per i punti principali, se si vuol stare più giorni ci sono molte
passeggiate
-
Generale
Sherman
-
Percorsi
che iniziano dal visitor centre
Death Valley
E' necessaria
almeno una giornata. Preferibile dormirci una notte
-
Le dune
a Stovepipe (mattino)
-
Badwater
-
Zabriskie
Point (alba/mattino)
-
Dante’s
View
-
Artists
Drive
Grand Canyon
Passarci
almeno una giornata piena per vedere i punti principali. Preferibile dormirci
almeno una notte. Se si hanno più giorni a disposizione ci sono molte cose da
fare (trails, rafting, giri in elicottero...).
Difficile
dire un punto che non sia particolarmente bello in questo parco, il Grand
Canyon , da ovunque lo si osservi, è meraviglioso e imponente. Comunque
sicuramente valgono la pena:
-
Hermits
Rest Route
-
Bright
Angel Trail, almeno una parte se non si è allenati, oppure si può fare a dorso
di mulo
-
Yaki
Point (tramonto)
E'
sufficiente una giornata. Preferibile dormirci una notte.
-
Sunrise
e Sunset Point
-
Bryce
point
-
Inspiration
point
-
Natural
Bridge
-
Queen's
Garden trail
-
Navajo
loop
Arches Canyon
E' sufficiente una giornata per i punti principali, volendo si può stare un giorno in più.
E' sufficiente una giornata per i punti principali, volendo si può stare un giorno in più.
-
Delicate
Arch (il cammino è faticoso ma ne vale la pena!)
-
Double
Arch
-
Windows
-
Landscape
Arch
-
Sand
dune Arch
Mesa Verde
Basta mezza
giornata per vedere i punti principali.
-
Spruce
Tree House
-
Cliff
Palace
Basta
qualche ora, preferibilmente al pomeriggio per ammirare anche il tramonto.
-
il giro
del parco è fattibile in auto, fate attenzione alla strada dissestata
-
John
Ford view
-
Le
Mittens
-
Panorama
dal Visitor Centre
Basta
qualche ora.
-
South
Rim
-
Spider
Rock
ALTRO:
-
Durango
-
Treno a vapore per Silverton, partenza da Durango, biglietti da
acquistare online (96 $ a persona andata in treno e ritorno in autobus). Per la
scelta dei posti, meglio carrozza al chiuso (altrimenti ci si affumica!), sedersi
sui posti di destra (per godersi il panorama).
-
Four
Corners, nella nazione Navajo. È un “parco” indiano, entrata 3 $ a persona. È
il punto in cui si uniscono 4 stati americani (Utah, Colorado, New Mexico,
Arizona).
-
Route
66. Carine le cittadine di Kingman, Seligman e Williams.
-
Foresta
Pietrificata
-
Big Sur
-
17-mile
Drive (vicino Monterey)
CONSIDERAZIONI
E CONSIGLI:
E' uno dei
viaggi più belli che si possono fare, noi, come sempre, abbiamo cercato di
vedere e visitare il più possibile, 6500 km in 18 giorni...stanchi ma davvero
soddisfatti del viaggio.
Ci sarebbe
piaciuto avere qualche giorno in più a disposizione per vedere le cose con
maggiore calma e passare più tempo a San Francisco e Grand Canyon.
Alcuni
ultimi consigli che vorremmo dare:
-
in
valigia non dimenticare una felpa e un k-way per i posti più freddi come San
Francisco e per i parchi (sono in montagna a 2000 metri di altezza!).
-
Portarsi
una borsa frigo, spesso le distanze da percorrere sono lunghe ed è utile avere
qualche bottiglia di acqua fresca o un po' di frutta.
-
Noi
ci siamo portarti il netbook, utilissimo sia come navigatore che per le
telefonate: i motel hanno quasi tutti la rete wireless gratuita, per telefonare
abbiamo usato solo skype.
IL NOSTRO VIAGGIO
28 maggio
Partenza da
Malpensa alle 7.55. Arriviamo a Londra con un po' di ritardo, ma tanto la
nostra coincidenza per gli Stati Uniti è alle 12. L'aereo per Los angeles è un
747 piuttosto nuovo, il servizio è ottimo...un bel volo! Verso le 16 arriviamo
(insieme ai bagagli!!) e andiamo a fare il check in per San Francisco. Il volo
è alle 19,18 con arrivo in serata...puntuale (intorno alle 20.30).
Inizialmente
volevamo arrivare a San Francisco in auto, facendo la costa, per poi visitare
lo Yosemite Park e scendere al Sequoia Park, questo giro però richiedeva un
paio di giorni in più....che non avevamo. Abbiamo scelto di sacrificare lo
Yosemite (ci andremo sicuramente in un altro viaggio!!!) e di passare una
giornata a San Francisco e dintorni reggiungendola con l'aereo (fortunatamente
senza spendere molto).
L'aeroporto
di San Francisco è bene organizzato, c'è una navetta su rotaia (senza
guidatore) che lo percorre tutto, collegando i terminal e i rental car.
Troviamo la Alamo senza alcun problema. Ci fanno scegliere l'auto che vogliamo
nel parcheggio a loro riservato. Non ci sono economiche, quindi ci danno una
categoria superiore senza alcun sovrapprezzo. Con la nostra Cobalt bianca, in
pochi minuti, raggiungiamo il Travelodge, prenotato dall'Italia con un'offerta
trovata su internet. Il motel è molto vicino all'aeroporto, semplicissimo da
raggiungere. La camera è pulita, abbastanza spaziosa, più o meno in linea con
tutti i motel che vedremo durante il nostro viaggio. E' ben attrezzato e offre
anche la connessione wi fi gratuita. Ottimo rapporto qualità prezzo.
Il tempo non
promette nulla di buono, speriamo che domani ci conceda un po' di sole.
29 maggio (315 miglia – 507 km)
Scherzetto
del fuso orario: ci alziamo un'ora prima rispetto alla sveglia...alle 5 siamo
in piedi!
Partiamo presto
per Monterey. Vogliamo visitare un
pezzo di costa prima di dedicarci a San Francisco. Verso le 8 iniziamo a
percorrere la 17-mile drive, un tratto di strada costiera, a pagamento,
che offre scorci molto belli tra scogli, mare e verde.
Vediamo case fantastiche e campi da golf, chi abita qui non sta male. Il tempo purtroppo non è granché, l'aria è parecchio fresca. In tutti i modi il percorso è molto bello e le passeggiate gradevoli, lungo le scogliere riusciamo a vedere colonie di leoni marini e foche e diversi tipi di uccelli.
Vediamo case fantastiche e campi da golf, chi abita qui non sta male. Il tempo purtroppo non è granché, l'aria è parecchio fresca. In tutti i modi il percorso è molto bello e le passeggiate gradevoli, lungo le scogliere riusciamo a vedere colonie di leoni marini e foche e diversi tipi di uccelli.
Usciamo dal
Carmel Gate e proseguiamo lungo la highway 1 verso il Big Sur. Ci fermiamo di
tanto in tanto per fare foto e video di rocce a picco sul mare, insenature e
scogli. Verso le 10,30 decidiamo di tornare indietro. Destinazione: San Francisco.
Arriviamo in
città poco dopo l'ora di pranzo. Parcheggiamo in una delle strade che si
inerpicano nel centro cittadino (parcheggio gratuito per 2 ore) e raggiungiamo
a piedi Union Square. Vediamo i Cable Cars che salgono e scendono per le
incredibili strade della città e passiamo attraverso qualche via di China Town.
Si respira un’atmosfera particolare in mezzo agli addobbi orientaleggianti.
Riprendiamo la macchina per attraversare
Downtown e scorgiamo la Transamerica Pyramid, quindi ci dirigiamo verso Lombard
street, la strada più tortuosa di San Francisco.
Una serie di aiuole disegna
una serpentina stretta e ripida.
Qualche macchinone statunitense affronta a
fatica la tortuosa discesa. Facciamo un po' di foto e scendiamo verso il Fisherman's
Wharf. Parcheggiamo la macchina in una via non troppo distante, parcheggio non
a pagamento (2 ore al massimo).
Il quartiere
del Fisherman's Wharf è pieno di ristoranti, locali e banchetti che vendono
granchi, la zona è affollata di turisti. Vediamo passare parecchi tram una
volta in uso in diverse città europee, c’è anche il tram di Milano!
Passeggiamo
fino al Pier 39, qui si può fare un giro tra i negozietti e i localini che
animano la zona, ma soprattutto si possono vedere i leoni marini, che riposano,
beatamente sdraiati su delle piattaforme di legno, sotto gli occhi incuriositi
dei turisti.
Spostiamo la
macchina e parcheggiamo in un garage nelle vicinanze del Pier 33, da dove
partono i traghetti per Alcatraz. Abbiamo prenotato la visita all’ex-carcere
dall'Italia, direttamente su internet.
Ci vuole
circa un'ora e mezza per vedere tutto. Inclusa nel biglietto c'è l'audioguida,
che aiuta a conoscere e capire la storia dell'isola e del carcere.
Il giro
all'interno delle prigioni è davvero impressionante, le celle sono minuscole
(1,5m X 2,5m), fatiscenti e spoglie. I condannati avevano una branda, il water
e un minuscolo tavolino con seggiola. Inoltre il vento gelido, che soffia quasi
tutto l'anno, rendeva la permanenza ancora più dura. Visitiamo le celle di
isolamento, attraversiamo i lunghi corridoi, usciamo nel cortile, entriamo
nella mensa dei detenuti...un giro completo, mentre l’audioguida ci spiega la
vita all’interno del carcere, ci racconta dei tentativi di fuga e delle persone
che sono state detenute in questa struttura. Da qui è passato anche Al Capone.
Rientriamo
al Pier 33 e ci dirigiamo fino al Golden Gate, facciamo un po' di foto, le
nuvole sovrastano la città, ma fortunatamente il ponte è ben visibile. Al
ritorno passiamo per la zona delle case vittoriane.
Ceniamo al
Pier 39, dopo aver lasciato l’auto nello stesso parking del pomeriggio (il
tagliando era ancora valido). Ordiniamo un hamburger devastante, non male anche
se riusciremo a digerirlo il giorno dopo! Facciamo un giro nell'Hard Rock e
compriamo la maglietta di rito. Infine ancora due passi, ma dopo poco la
stanchezza e il freddo hanno la meglio, ritorniamo in motel distrutti.
30 maggio (351 miglia – 565 km)
Sveglia
presto, alle 4.30 siamo in piedi. Andiamo in aeroporto, riportiamo l'auto alla
Alamo e con la navetta arriviamo al nostro terminal. Il volo parte puntuale
intorno alle 7. In poco meno di un'ora e mezza arriviamo a Los Angeles, ma il
tempo è brutto. Volevamo andare a Disneyland o agli Universal Studios, ma
cambiamo i nostri programmi e ci avviamo verso il Sequoia National Park. Ci
mettiamo poco meno di 4 ore (con annessa spesa nei pressi di Tulare). Per
fortuna per strada troviamo un bel sole a illuminare il paesaggio, che passa
dalle colline ingiallite alle valli verdi piene di frutteti.
Siamo al Sequoia.
Iniziamo a
percorrere la strada verso l'uscita e abbiamo la fortuna di vedere una mamma
orsa col suo cucciolo, ci fermiamo e immortaliamo lo spettacolo. La mamma
cammina tranquilla, analizzando i dintorni alla ricerca di cibo. Poco dietro il
piccolo, un peluche marroncino, che muove passi più incerti e ogni tanto
incespica guardando incuriosito ciò che lo circonda. Che spettacolo!
Il Sequoia è
davvero un bel parco, molti sono i percorsi che si possono fare a piedi e molte
le cose da vedere, volendo si possono passare intere giornate. Noi ci siamo
stati più o meno 4 ore, sufficienti per fare qualche percorso e vedere il Generale.
Usciti dal
parco, riprendiamo la strada 99 verso
sud, cerchiamo di avvicinarci (si fa per dire) alla Death Valley. Stravolti ci
fermiamo a mangiare e dormire a Delano.
Il motel che
troviamo è il Travel Inn, non è il massimo, ma siamo troppo stanchi per
continuare! In tutti i modi la camera è ampia e le lenzuola sono pulite, c'è il
frigo e l'aria condizionata, il distributore del ghiaccio...per dormire una
notte va bene.
31 maggio (420 miglia – 676 km)
Di buon ora
ci mettiamo in viaggio per la Death
Valley. Attraversiamo diverse cittadine: Delano, Bakersfield, Mojave...
Il paesaggio
cambia diverse volte. Prima il verde dei frutteti, poi il giallo delle vallate
secche, quindi un po’ di montagne (alcune disseminate di pale eoliche), fino ad
arrivare alla 395, tipica strada da viaggio on the road: una striscia lunga e
diritta, in mezzo ad una valle immensa quasi desertica con le montagne sulla
sinistra. Un distributore o un ritrovo di motociclisti ogni tanto.
Decidiamo di
non prendere il primo svincolo per la Death, proseguiamo a nord verso Lone
Pine. Vogliamo vedere Cerro Gordo, una citta fantasma che si trova tra le
montagne che costeggiano a nord la statale 136, che collega Lone Pine e la
Death.
Lone Pine è
piccolina e graziosa, con qualche traccia stile vecchio west. Ci fermiamo per
mangiare qualcosa e facciamo benzina (chissà dove sarà il prossimo
distributore!?).
Iniziamo a
percorrere la 136, troviamo le indicazioni per Cerro Gordo e le seguiamo. La
strada è sterrata e man mano che sale tra le montagne diventa più stretta e
impervia. Sicuramente è da evitare se non si ha un SUV. Proviamo a proseguire,
ma dopo una decina di minuti decidiamo di tornare indietro. Qui non c’è
un’anima, per tutto il tragitto non abbiamo incrociato nessuno, i telefoni non
prendono e la strada è troppo dissestata per la nostra berlina. Facciamo
inversione e ci riportiamo sulla strada asfaltata, almeno qui si incrocia una
macchina ogni dieci minuti! Dopo un bel po' di miglia e qualche acquazzone di
montagna arriviamo alla Death Valley! Eccoci a Stovepipe Wells. Andiamo a fare
il check-in in motel. E’ grazioso, con piscina all'aperto, un saloon, un
negozietto e una pompa di benzina. La camera è pulita e ben attrezzata, manca
solo il phon, ma basta uscire 5 minuti e i capelli sono asciutti!! Il freddo di
San Francisco o il fresco del Sequoia Park sono un ricordo, qui fa un gran
caldo!
Ci sono un
po' di nuvole (da una parte è un bene: meno caldo....dall'altra però è un
peccato perché i colori del paesaggio sono un po' spenti). Vediamo le dune di
sabbia (vicinissime a Stovepipe) e poi iniziamo il nostro giro. La Death Valley
è immensa, maciniamo miglia su miglia con la nostra Cobalt! Andiamo fino a
Badwater passando per Fournace Creek (dove ci sono gli altri motel e il visitor
centre).
Badwater è
un bacino dove si trovava un lago salato ed è il punto più basso del
Nordamerica, 86 metri sotto il livello del mare. Spunta qualche raggio di sole
che ci permette di apprezzare il terreno bianco di sale. Ritorniamo verso
Furnace Creek e ci fermiamo a vedere il Devil's Golf Court, la strada per
raggiungerlo è sterrata, ma va bene anche un'auto normale. Percorriamo la via
degli artisti, che passa attraverso rocce variopinte, proprio come la tavolozza
di un pittore. Tutto molto suggestivo, peccato le nuvole. Infine cerchiamo di
raggiungere la città fantasma di Ryolite, ma è troppo tardi, così torniamo in motel. Facciamo un bel bagno in
piscina, è già buio...cena e nanna.
1 giugno (247 miglia – 398 km)
La giornata
è splendida e il panorama è davvero spettacolare. Le rocce qui sembrano tante
piccole onde, un mare di pietra che circonda il view point, con il sole
inclinato del mattino che ne rimarca le forme attraverso i giochi di luce e ombra.
Sullo sfondo uno spicchio bianco di Death Valley. Mozzafiato.
Dopo lo
Zabrisky andiamo fino a Dante's View. Assolutamente da non perdere. La strada
si inerpica sulle montagne a sud-est della valle. Si arriva in cima e si ha una
visuale aperta sul panorama sterminato della Death Valley. Rimaniamo incantati.
Questi due
punti sono senza dubbio da vedere, meglio se di mattina, magari ammirando
l’alba dallo Zabrisky. Di tutta la death valley offrono sicuramente i panorami
più belli.
Usciamo
dalla Valle a est e ci dirigiamo verso Ryolite. È una tappa che si può
tranquillamente evitare, c’è poco da vedere.
Ci
rimettiamo in viaggio, e verso l’ora di pranzo siamo a Las Vegas, the sin city.
C'è un
traffico incredibile, è una città davvero caotica. Cerchiamo il nostro hotel,
l'Excalibur, un castello sulla Strip. All’interno centinaia di slot e tavoli da
gioco e su un lato la reception. Facciamo il check-in e portiamo i bagagli in
camera. Usciamo subito alla volta del Las Vegas Premium Outlet per fare un po'
shopping. Ritorniamo in hotel dopo qualche oretta, un attimo di riposo, doccia
e poi di nuovo fuori.
E’ tardo
pomeriggio. Abbiamo letto su vari racconti di hotel che propongono l’ “all you
can eat” per cena, però si deve arrivare presto se non si vuole fare una coda
chilometrica. Decidiamo di incamminarci sulla Strip e preoccuparci della cena
intorno alle 19.30. La nostra passeggiata passa per il New York New York, il
Paris, il Venetian...
I casinò
sono immensi, le ricostruzioni del Paris e del Venetian sono estremamente ben
fatte e danno un colpo d’occhio eccezionale.
E’ ora di
muoversi per la cena, siamo vicino al Flamingo, decidiamo di fermarci qui per
l’”all you can eat”...meglio non parlarne...parecchia scelta...ma qualità
discutibile.
Il nostro
giro continua di sera. Assistiamo allo spettacolo del Mirage: nell’oasi
ricostruita attorno all’hotel-casinò svetta un vulcano che viene fatto eruttare
a intervalli regolari durante la serata...forte! Subito dopo ci dirigiamo al
Tresure Island, dove la sera viene proposto (a orari programmati) uno
spettacolo di pirati: da una parte una serie di piratesse, dall’altra una nave
di pirati che si muove nella piscina e viene fatta persino affondare, il tutto
in un insieme di musica, balletti, luci e fuochi.
Infine il
Bellagio, in assoluto lo spettacolo più bello di tutta la Strip. Le fontane di
fronte al più famoso hotel-casinò di Las Vegas danzano a ritmo di musica. Ogni
15 minuti viene riproposto il balletto sulla base di musiche sempre diverse, lo
si può vedere molte volte di seguito senza annoiarsi. Molto bello.
Passeggiando
tra luci e spettacoli facciamo la Strip in lungo e in largo, torniamo in hotel
distrutti. Ci vuole una bella dormita!!
2 giugno (353 miglia – 568 km)
Ci svegliamo
presto, oggi si parte alla volta del Grand
Canyon.
Lasciando
Las Vegas sbagliamo strada (la “navigatrice” ha fatto cilecca!), invece di
prendere in direzione del Lake Mead andiamo verso Los Angeles!! Dopo qualche
miglio ci rendiamo conto dell’errore e torniamo indietro, troviamo la via giusta, avremo perso una
mezzora.
La strada 93
passa dal Lake Mead, qui il traffico è molto lento poichè si passa sopra la
diga. Ci sono lavori in corso, stanno costruendo l’autostrada che permetterà di
tagliare questo tratto. Vediamo anche i lavori per la costruzione di un ponte.
Proseguiamo fino a Kingman.
Ci fermiamo
per fare due acquisti e quindi ci immettiamo sulla storica strada.
Attraversiamo una vallata bellissima, la strada sempre dritta, sembra infinita.
Ci fermiamo a Seligman, lungo la strada fotografiamo un sacco di negozi,
stazioni di servizio e fast food...tutto come una volta. Sembra di vivere tra
gli anni 50 e 60! Ci fermiamo in qualche negozietto ad acquistare souvenir.
Chiacchieriamo un po’ con qualcuno del posto...gente simpatica, che trasmette
amore per la propria terra e in particolare per la Route 66. Riprendiamo la
Mother Road e arriviamo a Williams, cittadina un po’ più grande e ancora più
carina, sembra davvero di essere dentro Happy Days! Per la strada e nei locali
vediamo un gran numero di motociclisti, si perde il conto delle Harley
Davidson. E’ bello guidare sula Route 66, la storia vera e propria dell’”on the
road” americano. L’atmosfera ti avvolge e ti riporta indietro nel tempo, il
viaggio è affascinante.
Da Williams
partiamo per il Grand Canyon. Entriamo nel parco intorno alle 16. Andiamo
subito in motel, il Maswik lodge, che avevamo già prenotato dall’Italia. La
camera è spaziosa e pulita, in linea con i soliti motel. Lasciamo tutti i
bagagli e via di nuovo in macchina per un primo giretto.
Andiamo fino
Yavapai point. Scendiamo dall’auto, facciamo un breve percorso a piedi e
finalmente lo vediamo, il Grand Canyon! Lo spettacolo è indescrivibile. La natura
riesce a togliere il fiato.
In una
distesa immensa di gole scavate dall’acqua e dal vento, strapiombi di varie
tonalità di rosso mostrano le tracce della propria storia negli strati di
roccia che li compongono e che regalano loro un aspetto tipico, inconfondibile.
Il Grand Canyon è sicuramente una delle meraviglie più grandiose che il nostro
pianeta ci offre.
Dopo qualche
minuto di ammirazione e le prime centinaia di foto decidiamo di andare fino a
Pipe Creek Vista. Di nuovo panorama mozzafiato. Non ci sembra vero di essere
qui.
Torniamo
indietro verso il visitor center, lasciamo la macchina al Mather Point e
andiamo a prendere la navetta per Yaki Point, qui ci fermiamo almeno un paio
d’ore per vedere e fotografare il tramonto. Durante le tarde ore del pomeriggio
il rosso delle rocce sembra accendersi sotto gli ultimi raggi della giornata,
mentre man mano l’ombra sale dal fondo delle gole fino ad arrivare in cima.
Si è fatto
buio...e siamo soddisfatti di ciò che abbiamo visto.
Rientriamo
in motel.
3 giugno (163 miglia – 262 km)
Sono le 7,
questa mattina Hermits Rest Route, un percorso che si può fare soltanto a piedi
oppure con le navette del parco. Raggiungiamo a piedi i primi due view point,
poi prendiamo la navetta per vedere gli altri punti panoramici, facendo, a
tratti, le passeggiate più corte. Lo spettacolo è veramente unico, il Canyon
offre scenari bellissimi! La luce del mattino rende la visuale più chiara
rispetto a ieri. Il sole e un po’ di vento regalano una giornata limpida, nella
quale la vista si perde tra le forme nitide e i colori accesi delle rocce.
Prendiamo il
bus fino a Hopi Point. Poi di nuovo fino a Mohave Point. A piedi fino a The
Abyss. Poi pullman fino a Pima Point e quindi fino a Hermits Rest. Ogni
panorama incanta, ogni scorcio è diverso dall’altro. Un pezzo più roccioso, uno
più verde, una gola più stretta, l’altra più grande...insomma...non ci si
annoia e si rimane sempre a bocca aperta.
Finiamo
questo giro intorno all'1. Ritornati alla partenza del percorso decidiamo di
fare un pezzo del Bright Angel Trail, probabilmente il cammino più famoso.
Incrociamo molte persone che tornano in sella ai muli, altre a piedi come noi.
Questo cammino richiede 2 giorni se lo si vuol percorrere fino in fondo per poi
tornare indietro. Noi ne facciamo un frammento.
Intorno alle
2 e mezza andiamo via.
Ci fermiamo
al Market plaza, dove ci sono il supermercato, la banca e la posta. Poi
prendiamo la via d'uscita. Pranziamo al sacco in una area di sosta e ci
fermiamo a tutti gli ultimi view point sulla strada 64 che porta verso Cameron,
dove prendiamo la 89. Qui incontriamo subito un trading post molto carino.
Percorriamo
la 89 fino al Lake Powell, la strada è molto bella. Sono le 18 circa e siamo a
Page, decidiamo di entrare nel Glen Canyon park (Lake Powell) per fare un giro
lampo. Mezzoretta e torniamo indietro fino a Page. Cerchiamo un motel per
dormire, troviamo un Travelodge. Piuttosto caro rispetto al solito, ma non
abbiamo più voglia di girare.
4 giugno (258 miglia – 415 km)
Sveglia alle
6, facciamo colazione in motel (diciamo continentale, noi mangiamo pane e burro
e marmellata), ci mettiamo in viaggio sulla 89 per andare verso lo Zyon Canyon. La strada è bellissima, si
attraversano tanti scenari completamente diversi gli uni dagli altri. Arriviamo
intorno alle 9.30. Abbiamo deciso di attraversare un pezzo di Zyon con l’auto e
fermarci a fare un trail, così entriamo da ovest e raggiungiamo in poco tempo
un tunnel a traffico alterno. Da qui parte il Canyon Overlook Trail. Dopo una
mezzoretta di cammino si arriva al viewpoint, da dove si può ammirare un
bellissimo panorama sullo Zyon.
Dopo la
nostra passeggiata, torniamo in auto e andiamo via, sono le 11.30 circa,
riprendiamo la spettacolare strada 89 e ci dirigiamo verso Bryce Canyon.
Intorno alle
12.30 arriviamo al Red Canyon. Rocce dai colori molto accesi costeggiano la
strada. Bello, anche se decidiamo di non addentrarci, non vogliamo arrivare
troppo tardi al Bryce.
In meno di
un ora raggiungiamo Tropic, la prima cittadina dopo il Bryce Canyon (circa 15 minuti), dove andiamo al motel (Bryce Canyon
Inn, prenotato la sera prima via internet), per lasciare i bagagli prima di
visitare il parco.
Il motel è
un po’ spoglio, ma pulito. Mangiamo e alle 14 siamo all’ingresso del Bryce.
Ci fermiamo
subito al Sunrise point. Non ci sono parole. La vista è incredibile!
Centinaia di
formazioni rocciose si stagliano come guglie gotiche all’interno della vallata
e tutto attorno ad essa. Rosso, rosa, sfumature aranciate, strisce biancastre;
rocce, sabbia, vegetazione...un festival di elementi, colori e tonalità che
rendono ancora più incantevole lo spettacolo, mentre il vento si fa sentire
forte e insistente, a mostrarci la sua forza, a ricordarci che è lui l’autore
di questo capolavoro.
E’ da non
credere cosa riesca a fare la natura.
Decidiamo di
scendere nei canyon percorrendo il Queen's Garden trail, il tragitto è
abbastanza semplice e offre scorci bellissimi. Ci si immerge nello spettacolo,
lo si può ammirare da vicino, sotto diverse prospettive.
Il Queen’s
non è un loop, e ad un certo punto incrocia il Navajo trail. Al bivio scegliamo
di chiudere il cammino col tratto dei 2 ponti. Questo trail è impegnativo, la
salita è piuttosto ripida, ma vale sicuramente la pena affrontarla. Le rocce
alte si innalzano sui due lati del trail, formano gole strette, dove gli
alberi, sempre più sporadici ma mano che si sale, si appoggiano alle pareti.
Arriviamo così al Sunset point dopo due ore e mezza di cammino, andando molto
tranquilli. Torniamo al sunrise camminando sul Rim trail.
Recuperata
la macchina percorriamo tutto il parco fino all'ultimo view point. Ritornando
indietro ci fermiamo a tutti i punti panoramici, ciascuno offre viste
indescrivibili.
Il
pomeriggio avanza e la luce è sempre migliore per ammirare le forme e i colori
che caratterizzano i vari panorami che incontriamo.
Ritornati
nella parte dell’anfiteatro andiamo ancora a vedere il Bryce point e
Inspiration point, entrambi bellissimi. Infine torniamo al Sunset point per
vedere il tramonto.
Soddisfatti,
infreddoliti e un po’ storditi dal vento che ha soffiato forte per tutto il
giorno, torniamo in motel.
5 giugno (287 miglia – 462 km)
Oggi ce la
prendiamo con calma...sveglia alle 8!! C’è sempre un gran vento e l’aria è
fresca. Facciamo colazione in motel (qui per colazione ci sono i soliti pane,
burro e marmellata, ma anche yogurt) e poi ci avviamo di nuovo verso il Bryce.
I primi view
point che decidiamo di raggiungere sono il Paria e il Bryce, tralasciati il
giorno rima. Quindi in auto andiamo fino al Sunset.
Visto che la
camminata del giorno prima non ci era bastata...scendiamo nuovamente per il
Navajo loop, dalla parte che non avevamo ancora visto. Una discesa piuttosto
ripida termina in mezzo a una strettoia molto suggestiva, stile Antylope
Canyon. Risaliamo al Sunrise point percorrendo il Queen’s e quindi decidiamo di
andare via, lasciandoci alle spalle uno degli spettacoli più belli che si
possano vedere e che rimarrà vivido nei nostri ricordi.
Sulla strada
ci fermiamo di nuovo a Tropic, per fare
benzina e prendere un po’ di ghiaccio in motel per la nostra borsa frigo. Alle
12.30 siamo di nuovo in cammino. Prendiamo la statale 12 e proseguiamo sulla 24
verso est. Praterie, canyon, deserti, piccolissimi paesi e quindi il Capitol
Reef. Vale la pena di guidare un po’ di ore in mezzo a questi scenari, fermarsi
di tanto in tanto a rilassarsi ammirando il panorama o a fare qualche piccola
passeggiata. La strada attraversa tutto il Capitol Reef e percorrendola si
arriva sulla Interstate 70. Ne facciamo un breve tratto e usciamo sulla 163,
che porta all’ Arches National Park.
Alle 18.40 siamo a Moab, cerchiamo un motel. Ci fermiamo al Days Inn (nella
media).
Per tutto il
viaggio c’è stato vento forte e, verso la fine, anche qualche goccia di
pioggia. Speriamo che domani vada meglio!
6 giugno (94 miglia – 151 km)
Alle 7 siamo
in piedi, pronti per gli Arches. Oggi per fortuna la giornata è bella e calda!
Decidiamo di
arrivare fino in fondo al parco per iniziare il nostro giro, ma già lungo la
strada ci fermiamo ad alcuni view point. Arrivati in fondo, percorriamo un
pezzetto di Devils Garden trail.
I primi
archi che vediamo sono il Pine Tree e il Tunnel Arch, il percorso per
raggiungerli è breve e semplice.
Proseguiamo
sul trail fino al Landacape Arch. Una sottile striscia di pietra rossastra
taglia il cielo limpido ancorandosi alle rocce, delle quali congiunge il
profilo e riprende i toni, di sotto il vuoto a forma di occhio, colorato di
azzurro. In passato un pezzo di arco è crollato sotto l'azione del vento e del
tempo, le cicatrici sono evidenti e l'impressione che questo precario
spettacolo sia destinato a sparire è molto forte.
Non
proseguiamo oltre, il cammino è parecchio lungo e si fa un po' più complicato,
quindi, intorno alle 11, torniamo al parcheggio per muoverci verso gli altri
archi del parco.
Andiamo allo
Skyline Arch e intorno alle 12 ci fermiamo al Sand Dune Arch. Prima di
percorrere il piccolo sentiero che porta a questo arco ci incamminiamo verso il
Broken Arch, che non è molto distante. Il Broken e il Sand Dune sono separati
da una pianura semi-desertica. Il primo è al fondo di una lunga formazione
rocciosa che chiude la pianura da un lato, il secondo si trova dal lato
opposto, in mezzo a rocce rosse che formano passaggi e strettoie alzandosi dal
terreno sabbioso. Un bello spettacolo.
Subito dopo
ci muoviamo verso le Windows, una coppia di archi che sembrano essere due
finestre sullo splendido panorama del parco. Raggiungiamo il parcheggio da dove
partono i sentieri per le Windows e il Turret Arch. Più distante, sulla
sinistra delle “finestre”, si scorge il Double Arch. Ci andremo dopo. Andiamo
fin sotto la North Window, da dove si può godere di una bella vista. Poco più a
destra, dopo una roccia, la finestra gemella offre il suo spettacolo verso sud.
Prima di
andare via percorriamo il pezzetto di cammino che porta al Turret Arch, di
fronte alle Windows. Da qui si possono ammirare antrambe le finestre scavate
nella roccia. Uno degli scorci simbolo del parco.
Poco
distante ci incamminiamo ancora sul trail per il Double Arch: una elaborata
coppia di archi che disegnagno un doppio buco nella roccia. Ci si può arrivare
fino sotto e lo spettacolo è sicuramente da non perdere.
Alla fine
del nostro giro abbiamo lasciato il Delicate Arch, simbolo sulle targhe dello
Utah, sicuramente lo spettacolo più bello del parco.
Ci dirigiamo
al view point, ma purtroppo da questo punto non si vede molto, l’arco è davvero
distante. Decidiamo così di raggiungerlo attraverso il cammino. 45 minuti ad
andare, 40 a tornare, il trail è piuttosto lungo e impegnativo (quasi 10 km in
tutto), ma lo spettacolo è unico, si rimane senza fiato nell’ammirare l’arco
che si solleva da una parete di roccia leggermente scoscesa, lasciandosi alle
spalle un panorama sterminato. Il vento muove velocemente le nuvole su questo
monumento che sembra avere la forma delle gambe di un cowboy, divaricate per
tenersi in equilibrio sotto le forti raffiche, che spingono in dietro, verso il
burrone. Bellissimo. Da vedere. Stiamo in silenzio per molti minuti ammirando
lo spettacolo della natura.
Alle 16.30
ripartiamo per uscire dal parco, soddisfatti di quanto visto.
Prima di
entrare nuovamente a Moab, andiamo sulla statale 128 e facciamo qualche miglio
costeggiando il fiume Colorado, facciamo qualche foto e torniamo nella
cittadina.
Un po’ di
spesa. Alle 18 ci avviamo verso Monticello, qui ci fermiamo al Days Inn
(avevamo un buono sconto preso a Moab).
7 giugno (195 miglia – 314 km)
Sveglia con
calma e partenza intorno alle 9 con destinazione Cortez, Colorado. Alle 10
arriviamo a destinazione, ma dopo un piccolo contrattempo. Per la strada un SUV
ci supera e qualcosa ci colpisce sul cofano e sul parabrezza. Per fortuna ce la
caviamo con 2 bolli e qualche graffio alla carrozzeria, poteva finire peggio...
Cerchiamo la polizia per denunciare l'incidente, ci danno il numero della
“polizia stradale” (Colorado State Patrol). In 15 minuti mandano un agente e
compiliamo il verbale dell’incidente che ci serve per l'assicurazione (inclusa
nel noleggio alamo). Con l’aiuto del poliziotto e della ragazza della stazione
di servizio, dove abbiamo aspettato la pattuglia, chiamiamo il numero verde
dell’Alamo per descrivere l’incidente e aprire la pratica. In un paio d'ore ce
la caviamo e siamo liberi di ripartire.
Intorno all’ora
di pranzo siamo alla Mesa Verde.
Questo parco è diverso dagli altri, infatti è interessante dal punto di vista
antropologico più che naturalistico, qui hanno vissuto gli Anasazi, antenati
dei Pueblo. Il parco è nato per preservare i siti costruiti da questo popolo
tra il 1100 e il 1300.
Un po' prima
dell'una prendiamo i biglietti per il tour guidato di Cliff Palace (il più
grande sito archeologico). Prima visitiamo Spruce Tree House, dove il percorso
è libero, quindi, alle 14, ci dirigiamo al punto di incontro, mangiamo al sacco
e facciamo un’ora di tour molto interessante e affascinante. Attraverso un
percorso impervio (scale a pioli e strettotoie) arriviamo nel sito archeologico
meglio preservato del parco. Tante piccole casette si ammassano sotto la
montagna, su più livelli. La guida ci parla della la vita di queste persone,
popolazioni pacifiche che vivevano di caccia. I centri abitati costruiti al
riparo dal freddo e dal vento, dentro le “fessure” tra le rocce, in posti che
ci si chiede come potessero essere raggiunti. Vediamo le stanze, i magazzini, i
luoghi di culto e gli stretti passaggi di questo luogo.
Veramente un
giro particolare e molto interessante.
Alle 17
siamo di nuovo sulla statale 160, diretti a Durango. In poco più di mezz'ora arriviamo. Cerchiamo un
motel...scegliamo il Days End sulla base di alcuni commenti trovati on line.
Non è granché, ma comunque è pulito e comodo, qui non c'è colazione. Giretto
per Durango e cena all'ORE HOUSE....abbastanza caro....non abbiamo mangiato
come ci aspettavamo...in tutti i modi non si è cenato malissimo.
Dopo cena
passeggiamo per la via centrale della cittadina, con annessa foto stile vecchio
west.
8 giugno (5 miglia – 8 km)
Sveglia alle
8 e colazione fai da te. Oggi ci aspetta il viaggio in treno a vapore. Andiamo
al parcheggio dell’antica stazione e ci facciamo un po' di foto con il treno in
partenza.
Il nostro è alle 9.45. La gita sul treno a vapore è molto carina.
Lasciamo Durango nel classico “ciuf ciuf”. La colonna di fumo e vapore si alza
dalla locomotiva che piano piano esce dal centro abitato e sbuffa attraversando
dei bellissimi paesaggi. Costeggia il fiume Animas River, risale le montagne
passando a pochi centrimetri dalle pareti rocciose e dai burroni. Dai vagoni,
d’altri tempi, scattiamo foto alle rapide, alla foresta e a tutti gli scenari
che ci si propongono. Alle 13.20 arriviamo alla cittadina western di Silverton. C'è il sole, ma fa freddo.
Facciamo un giretto entrando nei vari negozietti (anche per scaldarci). Molte
cose, come la banca, sono ancora come una volta...come le vediamo nei film.
Alle 15.30 saliamo sul bus per il ritorno. Alle 17 circa siamo di nuovo a
Durango. Andiamo a vedere il museo della stazione, altro giro per il centro
cittadino. Infine torniamo in motel.
9 giugno (230 miglia – 371 km)
Ci alziamo
alle 6.30, facciamo benzina e prendiamo la strada per la Monument Valley. Il primo tratto di strada appare piuttosto
monotono, praticamente desertica per quasi tutto il tragitto. Poi, prima di
arrivare a Mexican Hat (l’ultimo paesino prima della Monument Valley), si
possono ammirare sprazzi di canyon (Valley of gods) e rocce scolpite dal vento,
come quella che dà il nome al paesino: un pietrone a forma di cappello in
bilico in punta ad una roccia più grossa. Durante il tragitto ci fermiamo ai Four Corners, il punto in cui 4 stati
si toccano (Utah, Colorado, New Mexico e Arizona). Non c’è nulla da vedere, se
non un monumento: una piattaforma sulla quale sono tracciate le linee diritte
dei confini che si incrociano, delimitando i quattro stati, i nomi dei quali
sono incisi nei rispettivi quadranti. Foto di rito, con un arto in ciascun
stato. Tutto attorno molte bancarelle Navajo, dove compriamo una freccia
(facendoci spiegare il significato dei vari disegni geometrici che la contraddistinguono).
Ripartiamo
per la Monument. Lungo la strada si passa vicino alla Valley of Gods....
paesaggio bellissimo. Passiamo da Mexican Hat, dove prenotiamo il motel per la
notte (Hat Rock Inn, molto carino, probabilmente il migliore di quelli che
abbiamo visto).
Intorno alle
11 arriviamo alla Monument Valley (ingresso 10 $). L’arrivo è scenograficamente
unico. La strada lunga e diritta che disegna qualche gobba, in fondo una lunga
barriera di roccia rossa dal profilo frastagliato, a destra e a sinistra
paesaggio piatto, quasi desertico.
Il tempo è
bruttino, nuvole minacciose corrono sopra le nostre teste, comunque non piove.
Arrivati al visitor centre vediamo che c’è la possibilità di fare il giro della
vallata con le Jeep dei Navajo, che permettono di addentrarsi in alcuni
sentieri altrimenti chiusi al traffico. La strada che fa fare il giro
principale è percorribile anche con la propria auto. Iniziamo la discesa da
soli, sulla nostra berlina. La strada non è molto bella, tutta sterrata, ma
andando piano si può percorrere anche con un’auto normale come la nostra. Le
“cattedrali” che si possono ammirare sono lo scenario tipico dei Western che
vediamo in TV. Ci fermiamo in tutti i punti panoramici, molto bello quello di
John Ford, dove hanno girato diversi film.
Gli altri punti non sono male, ma
comunque la parte più bella è quella iniziale, vicino al visitor centre, dove
si possono ammirare le Mittens.
Nel
pomeriggio spunta il sole a singhiozzo che ci consente vedere i colori più
accesi. Facciamo qualche bella foto fino al tardo pomeriggio. Mentre il sole
sta calando vediamo ancora nuvole in arrivo, decidiamo così di rientrare piano
piano, godendoci le prime fasi del tramonto dalla strada, fermandoci di tanto
in tanto, guardando verso la Monument Valley.
10 giugno (425 miglia – 684 km)
Alle 6.30
(orario navajo) siamo in piedi. In Arizona non è in vigore l’ora legale, però
le nazioni Navajo la adottano lo stesso, quindi ci sono orari diversi
all’interno dello stesso stato! Oggi ci dirigiamo verso il Canyon de Chelly. Lungo la strada (la 191) incontriamo pioggia, che
poi ci accompagna fin dentro il canyon.
Come primo
tratto percorriamo il South Rim. Ci fermiamo a tutti i viewpoint per fare un
po’ di foto. Per fortuna all'ultimo spunta il sole che ci permette, al ritorno,
di rivedere il paesaggio con una luce migliore. Lo spettacolo è molto bello: il
rosso delle rocce trova contrasto nel verde delle vallate sottostanti. Case
abitate da Navajo in mezzo ai boschi e i pascoli e rovine di case degli antichi
Anasazi in bilico tra le fessure delle montagne, è veramente un posto
affascinante. Spider Rock è uno spettacolo nello spettacolo. In mezzo alla
vallata verde si innalza una roccia alta e stretta, come un gigantesco totem.
Tornati al
punto di partenza percorriamo la strada che costeggia il North Rim e,
approfittando del sole, andiamo a vedere un paio di viewpoint anche da questa
parte.
Mentre
stiamo tornando indietro riprende a piovigginare a sprazzi, guardiamo e il
cielo e vediamo un esercito infinito di piccole nuvolette che invadono
l’azzurro!!
Riprendiamo
la strada e ci fermiamo in un supermercato per fare un po’ di spesa, quindi
proseguiamo per la Foresta Pietrificata.
La strada è sempre dritta. In un’ora e mezza arriviamo all’entrata del parco.
200 milioni
di anni fa qui c’era una vasta pianura alluvionale ricoperta da foreste, poi
questi luoghi vennero ricoperti da fango e ceneri vulcaniche, questo rallentò
la decomposizione del legno, a poco a poco i depositi di silice si sostituirono
alle fibre del legno, facendo letteralmente pietrificare i tronchi.
Entriamo nel
parco dalla statale 40 e lo percorriamo tutto per uscire sulla statale 180.
Ci fermiamo
ai primi viewpoint, vediamo la Blue Mesa e infine la Crystal Forest. Questo è
sicuramente il punto più interessante e affascinante. C’è una passeggiata
abbastanza breve che permette di vedere tantissimi tronchi, alcuni più intatti,
altri più frammentati. E’ la parte più bella e significativa del parco.
Finito il
nostro giro andiamo verso Flagstaff; percorsa un pezzo di statale 180
riprendiamo la 40 e in breve tempo arriviamo nella cittadina dove ci fermiamo
in un Travelodge (qui sfruttiamo un buono sconto trovato in internet).
11 giugno (267 miglia – 430 km)
Partenza da
Flagstaff, arrivo a Las Vegas verso
mezzogiorno. Facciamo il check in al MGM Grand. La camera è molto spaziosa e
pulita, sistemiamo le cose e usciamo. Andiamo da Macy's a fare ancora qualche
acquisto. Finito lo shopping iniziamo il nostro giro nella Strip. Dalle 4 del
pomeriggio fino a mezzanotte visitiamo i casinò. Entriamo nel Paris, nel
Venetian... tutti incredibili e curati nel minimo particolare.
Ceniamo al
Flamingo da Margaritaville, locale molto carino e hamburger non male!
12 giugno
(303 miglia – 488
km)
Ci svegliamo
alle 8, e partiamo alla volta di Los Angeles. Sulla strada facciamo tappa a Calico, vicino Barstow.
Calico nacque nel 1881. Grazie alle numerose miniere, soprattutto di argento, questa cittadina cominciò a prosperare: 1200 abitanti, 22 saloon, un quartiere cinese... Oggi è una delle gosthtown più conosciute e meglio preservate degli USA. Si possono vedere diversi edifici originali (il saloon, il general store, la miniera...), mentre altri sono stati ricostruiti come l’originale (la scuola ad esempio). È una sosta piacevole e originale. Una sola nota negativa: l’asfalto lungo la strada principale della cittadina.
Calico nacque nel 1881. Grazie alle numerose miniere, soprattutto di argento, questa cittadina cominciò a prosperare: 1200 abitanti, 22 saloon, un quartiere cinese... Oggi è una delle gosthtown più conosciute e meglio preservate degli USA. Si possono vedere diversi edifici originali (il saloon, il general store, la miniera...), mentre altri sono stati ricostruiti come l’originale (la scuola ad esempio). È una sosta piacevole e originale. Una sola nota negativa: l’asfalto lungo la strada principale della cittadina.
Riprendiamo
il viaggio e alle 15 siamo a Hollywood.
Abbiamo prenotato il motel un paio di sere prima via internet, visti i commenti
on line ci aspettavamo fosse un po’ più decente, restiamo parecchio delusi. Ha
un punto a favore, la posizione. A piedi raggiungiamo la Walk of Fame e il
Chinese Theatre, anche se forse è meglio evitare di andare in giro per
Hollywood blv. È una brutta zona.
Tornati in
motel, prendiamo l’auto e andiamo fino a Beverly Hills, facciamo un giro per le
vie di questa zona esageratamente ricca, poi ci dirigiamo a Santa Monica. Parcheggiamo abbastanza
vicino alla strada che costeggia l’oceano. Passeggiamo vicino alla spiaggia e
vediamo delle bellissime casette che stanno proprio di fronte all’oceano. La
spiaggia è immensa, campi di calcetto, di beach volley e chilometri di sabbia
prima di arrivare all’acqua!!
Facciamo ancora una passeggiata nella via centrale, piena di negozi e locali, poi torniamo in motel.
13 giugno (45 miglia – 73 km)
Molto
carino, soprattutto perchè si possono vedere i set di alcuni film e telefilm
(lo Squalo, Spartacus, Jurassik Park, svariati film western, Desperate Housewives...)
e inoltre ci sono delle attrazioni in cui viene mostrato il funzionamento di
alcuni effetti speciali: alluvioni, incendi, incidenti tra macchine,
terremoti.... è interessante e divertente, un parco diverso dal solito.
14 giugno (17 miglia – 27 km)
Ultima
giornata piena negli USA: Disneyland.
Il parco è grandissimo. Per i più piccini è una
favola, ma anche noi ci divertiamo come due matti! Soprattutto dentro
l’attrazione di Indiana Jones, dove rimaniamo bloccati per 20 minuti!!
Una giornata
non basta per vederlo tutto, verso le sette di sera, stanchissimi, usciamo e
torniamo al motel. A chi non bastasse, di fronte può trovare il Disney's
California Adventure Park.
15 giugno (83 miglia – 134 km)
Ultimo
giorno. Sveglia alle 8 e colazione in motel, prima di andare via stampiamo i
boarding pass per i voli Los Angeles-Londra
e Londra-Malpensa. Prendiamo la nostra macchina e andiamo a Long Beach, poi fino Rodeo Drive.
Consegniamo
l’auto alle 14,30 e andiamo in aeroporto, lasciamo la nostra valigia al drop
off e entriamo nell’area dei gate, dove mangiamo l’hot dog più buono del mondo
(con salsa chili).
Si parte
alle 17,35.
Il volo non
è dei più tranquilli...per un ora incontriamo una turbolenza fortissima che fa
ballare in maniera molto brusca l’aereo. Sobbalzi, botte secche, vibrazioni
enormi, tutto che balla, la gente che urla, qualcuno piange, altri ridono
(isterismo?)...insomma...paura!! In tutti i modi, dopo questo tratto, il volo
scorre tranquillo fino a Heatrow. Aspettiamo la coincidenza ed atterriamo a
Malpensa alle 19.30 puntuali il 16 giugno, dopo 18 giorni da sogno.
Cristina e
Enzo
USA my love!! viaggio spettacolare!! adoro gli Stati Uniti e penso che il tour dei parchi e delle città dell'ovest sia uno degli itinerari più straordinari in assoluto. Bellissime foto!!
RispondiEliminabravi! Michela
mah...anche questa potrebbe essere un'idea....
RispondiEliminaè troppo spettacolare!!
ely