giovedì 27 marzo 2025

Bhutan: un viaggio nella terra del dragone tonante

Rieccoci nuovamente in viaggio… I nostri zaini sono pronti per una nuova avventura!

Partiamo dal Kuwait a mezzanotte con volo IndiGO per New Delhi. All’arrivo, dopo aver sbrigato le pratiche di immigrazione (è necessario avere il visto anche in caso di transito), ci incamminiamo verso la zona partenze dell’aeroporto. Aspettiamo che apra il check-in della Druk Air (Royal Bhutan Airlines) ed eccoci pronti per il nostro volo per Paro.



Dopo un paio di ore, l’aereo entra nella valle di Paro e, tra una montagna e l’altra, effettua un atterraggio spettacolare! Un arrivo decisamente adrenalinico…

Finalmente siamo in Bhutan!

All’uscita dall’aeroporto la nostra guida, Arun, ci sta aspettando con l’autista, Tashe. Saranno i nostri accompagnatori per tutto il viaggio.

Per visitare il Bhutan è necessario appoggiarsi ad un’agenzia, noi abbiamo scelto la Nepal Hiking Team di Kathmandu. Il responsabile, Ganga, si è dimostrato molto affidabile e competente ed è riuscito a creare un tour adatto alle nostre esigenze, bilanciando perfettamente visite di templi e forti con trekking e camminate bellissime.

7 novembre – Paro

Appena usciti dall’aeroporto andiamo a visitare il Ta Dzong, l’antica torre di avvistamento, che oggi ospita un museo. La collezione include diversi oggetti di uso quotidiano, armi, quadri e statue… uno spaccato della cultura locale.




Lasciato il museo, raggiungiamo il forte di Paro a piedi. Purtroppo, è tardi e il forte è già chiuso, facciamo così una passeggiata fino al centro città.




Passiamo la nostra prima notte all’Olathang Cottage. I bungalow sono immersi nel giardino, la camera è grande e riscaldata. La cena è servita nel ristorante vicino alla reception, dove assaggiamo i primi momo della vacanza!

8 novembre - Tiger’s Nest – Thimpu

Lasciamo presto l’hotel, prendiamo la nostra colazione da asporto e partiamo alla volta del Tiger’s Nest, il Taktshang Monastery, ossia il tempio più famoso del Bhutan, incredibilmente arroccato su un dirupo a 900 metri di altezza dalla vallata sottostante.

Il suo nome è legato alla leggenda secondo la quale Guru Rinpoche sarebbe giunto fino qui sul dorso di una tigre per sottomettere il demone Singey Samdrup. Il guru trascorse qui i tre mesi successivi, in meditazione all’interno di una grotta.




Per raggiungere il tempio c’è una bella camminata sulle montagne di quasi 5 chilometri. Il sentiero è ben tracciato, abbastanza faticoso ma comunque semplice. Iniziamo il nostro trekking intorno alle 7, la temperatura è ancora bassa ma dopo un’oretta di camminata in salita si possono già togliere le giacche! Arriviamo al primo view point intorno alle 8. C’è un caffè dove ci fermiamo a fare fotografie e colazione sulla terrazza al sole, vista Tiger’s Nest.





Riprendiamo il cammino, facciamo qualche sosta per riprendere fiato e ammirare il tempio sempre più vicino. Finalmente arriviamo, lasciamo gli zaini con le macchine fotografiche e cellulari all’ingresso ed entriamo a visitare i templi. Ci sono molte statue e molte immagini dipinte in tutti gli edifici. Caratteristica di tutti i templi sparsi nel paese.

Torniamo a valle ed è quasi ora di pranzo, dopo una breve deviazione in auto per andare a vedere il Drugyel Dzong e una piccola farm dove le padrone di casa stanno setacciando il riso.



Pranziamo in un ristorante lungo il fiume.

Lasciamo la valle di Paro e ci mettiamo in viaggio verso Thimpu, la capitale del Bhutan.

Lungo la strada ci fermiamo a Chuzom, dove confluiscono i fiumi di Thimpu e di Paro. Qui sono stati costruiti tre diversi tipi di stupa: uno in stile tibetano, uno nepalese e uno bhutanese.



Facciamo una seconda sosta ad un tempio privato, Tschogang Lhakhang, costruito nel quindicesimo secolo. Si attraversa un ponte sospeso di ferro, tutto adornato di bandiere di preghiera e si sale sulla collina fino al tempio.






Torniamo alla macchina e, dopo un altro breve tragitto, raggiungiamo la città. Arun ci porta a vedere il centro cittadino e ci fermiamo al mercato locale. Toccata e fuga, passeremo nuovamente per Thimpu sulla strada del ritorno.





Pernottiamo all’hotel Migmar, la camera è spaziosa e comoda. Il ristorante offre principalmente piatti della cucina indiana.

9/10 novembre – Punakha

Lasciamo presto l’hotel e iniziamo il nostro viaggio verso Punakha, che dista quasi tre ore di auto. La strada è un susseguirsi di tornanti su montagne verdissime, raggiungiamo il Dochula Pass a 3080 metri di altitudine.

Si tratta di un luogo molto popolare in quanto offre una splendida vista panoramica a 360 gradi sulla catena dell’Himalaya. Purtroppo, ci sono un po’ di nuvole e la vista è in parte coperta.

Ma non ci perdiamo d’animo e ci avviamo ad un trekking impegnativo ma bellissimo: Lungchutse hiking trail, che ci porterà a 3.569 metri di altitudine. Attraversiamo un bellissimo bosco, vediamo alcuni yak pascolare e man mano che saliamo vediamo che le nuvole stanno lasciando le montagne. Arriviamo in cima dove si trova il tempio di Lungchutse.






Da qui si ha una vista su tutte le montagne che fanno da maestoso contorno al tempio. Riusciamo a vedere le vette innevate dell’Himalaya e tra queste c’è il Gangkhar Puensum che, con i suoi 7.570 metri, è la vetta più alta del Bhutan ed è anche la montagna più alta a non essere ancora stata scalata. In Bhutan, infatti, vige il divieto di scalare montagne oltre i 6.000 metri per rispetto delle credenze locali e dal 2003 l’alpinismo è proibito.




Tornati al Dochula Pass, visitiamo i 108 chorten, conosciuti come Druk Wangyal Chorten. Si tratta di un santuario buddhista, fatto costruire da sua maestà Ashi Dorji Wangmo Wangchuk, la regina madre, per commemorare i soldati bhutanesi morti nel dicembre 2003 combattendo contro degli insorti indiani.



Arrivati a Punakha, pranziamo nella terrazza di un bellissimo ristorante con vista sulla valle. Dopo l’ottimo pranzo, Arun ci porta a visitare il Chimi Lhakhang, conosciuto anche come il tempio della fertilità.










Tutta l’area è dedicata a Drukpa Kunley, o Divine Madman (pazzo divino), che combatteva i demoni…con il suo fallo. Tradizionalmente, in Bhutan i simboli di un pene eretto sono utilizzati come porta fortuna e per scacciare i demoni. Nel monastero si trova l’originale simbolo del fallo che Kunley portò dal Tibet. Questo fallo di legno è decorato con un manico d’argento ed è usato per benedire le persone che visitano il monastero in pellegrinaggio, in particolare le donne che vogliono la benedizione per avere figli. Drukpa Kunley viene infatti chiamato anche “il santo della fertilità” e per questo motivo le donne di tutto il mondo vengono qui per essere benedette.


Dopo la visita del tempio, andiamo in hotel. Alloggiamo al River Valley, con una bellissima vista sul fiume, di fronte alla cittadina di Khuruthang.

Khuruthang è un paese nuovo, non particolarmente attraente. Ci sono negozi e alcuni ristoranti. Carino il piccolo giardino lungo il fiume, dove ci sediamo a bere qualcosa al bar Garuda, e il mercato locale.

Il giorno successivo, dopo la colazione, ci addentriamo nella valle di Punakha.





Tashe ci lascia lungo il fiume Mo Chhu, dove attraversiamo un ponte sospeso e ci incamminiamo in mezzo a campi coltivati e risaie. Il paesaggio è magnifico sembra quasi di stare dentro un dipinto ad olio. La temperatura è piuttos
to alta, non ce lo aspettavamo!





Dopo aver scattato innumerevoli foto, raggiungiamo la nostra meta: il Khamsum Yuelley Namgyal Chorten. Fatto costruire dalla regina madre, questo tempio è uno splendido esempio di architettura bhutanese. Visitato il tempio, ritorniamo verso il ponte, dopo aver riattraversato le risaie.



Pranzo al sacco organizzato dalla nostra guida. Facciamo un picnic lungo il fiume sotto una bella pineta. Mangiamo delle ottime verdure, del maiale e del pollo.

Dopo pranzo andiamo a vedere il ponte sospeso di Punakha, il più lungo di tutto il paese (circa 160 metri).










Decine di bandiere della preghiera sventolanti ci accompagnano nel tragitto da una parte all’altra del fiume.

Per finire il pomeriggio, visitiamo il Punakha Dzong, il forte che sorge in prossimità della confluenza tra i fiumi Pho Chhu e Mo Chhu.



È il centro amministrativo e religioso della città, costruito tra il 1637 e il 1638 è uno dei più imponenti del paese.


Gran parte dei monaci di tutto il Paese passano l'inverno qui, lasciandolo soltanto all'inizio della fioritura primaverile degli alberi di jacaranda che circondano l'edificio.

Al suo interno sono custodite alcune reliquie particolarmente sacre per il Buddhismo tibetano in Bhutan. Lo dzong raggiunge 180 metri in lunghezza e 72 metri in larghezza, con tre cortili. Per proteggerlo dagli attacchi nemici furono costruite una ripida scalinata di legno e una pesante porta (sempre di legno) che resta chiusa di notte.



Nel primo cortile si trovano uffici amministrativi, uno stupa di colore bianco e un fico sacro. Nel secondo cortile invece vi sono le residenze dei monaci; tra i due cortili, si erge l'utse. Il terzo cortile, il più meridionale di tutti, è quello che conserva le reliquie di Pema Lingpa e Ngawang Namgyal.




Alluvioni catastrofiche hanno spesso coinvolto l’area in cui sorge lo dzong di Punakha, causando danni molto gravi in almeno tre occasioni: 1957, 1960 e 1994.

Dopo gli ultimi lavori di ristrutturazione, lo dzong presenta decorazioni notevolmente più ricche, tra cui anche 200 nuove immagini sacre.


Insieme allo dzong, nel XVII secolo fu costruito anche un ponte a sbalzo coperto di legno che attraversava il Mo Chhu. Distrutto anch’esso dall’alluvione del 1957, tra il 2006 e il 2008 fu ricostruito secondo uno stile architettonico tradizionale.

Dopo la visita al forte torniamo in hotel, passeggiata nella cittadina e poi rientriamo per cena.


11 novembre – Gangtey

Partiamo presto da Punakha per arrivare nella valle di Phobjikha, dove assistiamo al festival delle gru dal collo nero.




Arrivati a Gangtey, la nostra meta è il Gangtey Goempa, il tempio dove si svolge il festival. Attraversiamo il mercato allestito lungo la strada principale, entriamo nel tempio, il festival è appena iniziato! Ci sono i discorsi di benvenuto dei vari rappresentanti istituzionali e poi iniziano le danze! Ci sono balli delle classi delle scuole, di gruppi di signore, la danza delle gru e poi la danza dei monaci, quella più affascinante. I monaci indossano tutti delle maschere. Questo rituale si deve a Guru Rimpoche, che riusciva a soggiogare spiriti maligni, demoni, orchi e orchesse, “inchiodandoli” al suolo tramite la costruzione di edifici sacri. Nei cham, le danze eseguite durante gli tshechu, molti gesti rituali sono proprio volti a domare e sconfiggere le potenze oscure e per questo motivo i monaci indossano maschere spaventose che rappresentano questi spiriti maligni.





Oltre ai cittadini locali, ci sono molti altri turisti. È davvero una bellissima esperienza, passiamo la mattinata incantati…




Usciti dal tempio ci fermiamo ad una bancarella per comprare qualcosa da mangiare, assaggiamo degli ottimi momo con ripieno di carne e una salsina piccante davvero buona!

Dopo il pranzo al volo, ci incamminiamo verso il paese, percorrendo il Gangtey Nature Trail, una piacevole passeggiata tra i boschi, con alcuni view point che si affacciano sulla magnifica vallata verde di Phobjikha.




Arrivati al fondo della camminata, la nostra auto ci sta aspettando e ci porta al “Black-Necked Crane Information Centre”, il centro in cui è possibile scoprire di più sulla storia delle gru e la loro migrazione dal Tibet. In questo centro è possibile apprendere informazioni sulla zona e sulla popolazione che abita questa valle. Una visita interessante, soprattutto perché con i binocoli che ci sono nel centro riusciamo a vedere le prime gru arrivate qui dal Tibet!


Lasciamo il centro e a piedi ci avviamo verso il nostro hotel, il Namgayling Cottage. Passiamo di fianco a case e guesthouse, vediamo famiglie intente a lavorare la terra. Entriamo a visitare la casa di una gentilissima signora ed esploriamo un po’ la zona. Arriviamo in hotel quando il sole sta già tramontando, il freddo inizia ad essere pungente.


12/13 novembre – Jakar

Partiamo da Gangtey per Jakar. Lungo la strada facciamo un paio di tappe per vedere il Chendbji Chorten, uno stupa che ricorda quello di Kathmandu, e la Chumey Valley, con il paesino di Yathra.



Arriviamo a Jakar per scoprire che il festival è appena finito. Purtroppo siamo arrivati tardi visto che le ultime celebrazioni sono state al mattino. Dopo un momento di scoramento e pizzico di irritazione, chiediamo ad Arun di trovare un’alternativa per il pomeriggio. Ci porta a vedere il “burning lake”. Questo posto prende il nome di Lago Ardente perché secondo la leggenda Pema Lingpa si tuffò con una lampada accesa per recuperare un tesoro e riemerse dalle acque con il tesoro e la lampada ancora accesa. Scattiamo un po’ di foto e torniamo in paese. Perlustriamo un po’ le vie della piccola cittadina.






Il nostro hotel è il Yugharling Resort, camera enorme con bellissima vista sulla valle.

Il giorno dopo abbiamo chiesto all’agenzia di organizzarci un trekking visto il “fallimento” del giorno prima. In auto raggiungiamo il Tharpaling Monastery, un bellissimo monastero da cui si gode di una bellissima vista sulla Chumey Valley. Da qui, insieme alla guida e ad un monaco, ci avviamo in un trekking in mezzo ai boschi che ci porterà dopo 11 chilometri e qualche ora a Jakar.







Pranziamo in un ottimo ristorante locale, tutti piatti cucinati al momento, uno dei pasti migliori della vacanza!



Dopo pranzo ci incamminiamo verso un grande e importante complesso di templi che deve il proprio nome (Kurje Lhakhang) all’impronta (jey) del corpo (kur) di Guru Rinpoche, custodita in una grotta all’interno del più antico dei tre templi facenti parte del complesso. Passando da un tempio all’altro vediamo tantissime statue, dipinti e immagini. Sono davvero tra i più bei templi visti durante il viaggio.






Visitiamo poi il Jambay Lhakhang, il tempio più antico del paese, fatto costruire dal re tibetano Songtsen Gampo nel 659 d.C.. La leggenda racconta che il re, in un solo giorno, costruì 108 templi come presidio del vero buddismo per sconfiggere un demone femminile che ostacolava la diffusione del dharma: monasteri che si trovano in Tibet, in Bhutan e in tutte le terre di confine.

Infine, andiamo al Tamshing Lhakhang, un importante e antico monastero Nyingma fondato nel 1501 dove è possibile ammirare delle antiche pitture.

14 novembre – Punakha

Partiamo da Jakar dopo colazione e raggiungiamo Trongsa, visitiamo la torre dell’orologio al cui interno è allestito un museo della storia del Bhutan con molti reperti antichi, statue importanti, armi e vestiti appartenuti ai re del passato. Entriamo nel forte, facciamo un rapido giro e poi ci incamminiamo in un percorso di trekking che scende a valle fino al fiume. Attraversato il ponte di legno, risaliamo lungo il crinale e raggiungiamo il view point da cui si gode di una bella vista del forte. Per pranzo ci fermiamo in un ristorante davvero bello, vista cascata. Nel pomeriggio facciamo tappa al villaggio di Rinchengang, uno dei villaggi più antichi del paese, che si sviluppa sul fianco di una montagna. Facciamo una passeggiata tra le case e vediamo uno scorcio di vita reale del paese, bambini che giocano per strada, animali che vagano, persone che chiacchierano. Una normale vita di paese.








In serata arriviamo all’hotel River Valley. 



15 novembre – Thimpu

Arriva l’ultimo giorno della nostra permanenza in Bhutan, lasciamo Punakha e arriviamo a Thimpu per vedere le ultime cose interessanti che ancora ci mancano. Arun ci porta a vedere il King's Memorial Chorten, uno stupa costruito nel 1974 in onore del terzo Druk Gyalpo, Jigme Dorji Wangchuck. Oggi è un simbolo del paese con le sue guglie e le sue campane d'oro.




Poi andiamo a visitare il museo Simply Bhutan, dove scopriamo un po’ di cose interessanti sugli usi e costumi del paese e della sua popolazione.




Finiamo con una bella passeggiata in mezzo ai boschi, dal Buddha Point, dove si può ammirare una delle statue di Buddha più grandi del mondo, fino in città.



Ceniamo in centro città con degli ottimi momo e una buonissima zuppa, in un ristorante locale.



16 novembre – Paro / Delhi

Si parte. Salutiamo il Bhutan con un volo al mattino verso Delhi. Durante il volo ammiriamo la catena dell’Himalaya dal finestrino dell’aereo. Una vera meraviglia!


Atterrati a Delhi scegliamo di uscire dall’aeroporto, visto che il nostro volo per il Kuwait riparte alla sera. Prendiamo la metropolitana fino alla stazione centrale e ci avviamo a piedi verso la moschea e la zona della città vecchia.

Eravamo stati a Delhi parecchi anni fa e forse non l’avevamo vista allo stesso modo…il caos è indescrivibile, migliaia di persone che si accalcano lungo le strade. Un numero incalcolabile di tuk tuk, motorini, auto…tutti che suonano il clacson senza sosta. Con fatica riusciamo ad arrivare alla moschea, scattiamo qualche foto ed entriamo in un ristorantino per pranzare con dell’ottimo dahl e del pollo tandoori.

Usciamo di nuovo nel caos delle strade, è veramente impossibile riuscire a districarsi in mezzo a tutta questa moltitudine di persone e mezzi. Un po’ prima rispetto ai nostri programmi…decidiamo di lasciare la città e rientrare in aeroporto.

 

Dopo aver visitato tanti paesi asiatici, il viaggio in Bhutan è stato per noi come una ciliegina sulla torta…che non è detto che sia la cosa che piace di più, ma senza non sarebbe la stessa cosa…

Abbiamo visto un altro paese, con altre peculiarità e altre usanze. Abbiamo visto alcuni tra i templi buddhisti più belli mai visti.

Un Paese orgoglioso della propria maestosa natura e della propria identità, forse il meno “contaminato” (in tutti i sensi) dalle influenze esterne e per questo dotato di un proprio fascino particolare.

Abbiamo conosciuto un’Asia “differente” da quella che abbiamo ammirato tante volte e che comunque occupa un luogo speciale nel nostro cuore.

L’ennesima conferma del nostro grande amore per l’Asia e per le sue popolazioni, così diverse, ma accomunate dall’estrema gentilezza e generosità.

Al prossimo viaggio! 

Cry e Enzo



 

2 commenti:

  1. Vi invidiooooooooooo ( con affetto ) Francesco

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  2. Cristina Enzo grazie per tutto quello che ci fate vedere..e come se viaggiassimo con voi. Dora

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