martedì 13 novembre 2018

Tanzania, nel cuore dell’Africa. Karibu!


Estate 2018, sono già passati 10 anni dal nostro matrimonio.
Il 5 luglio del 2008 era stato un giorno fantastico, coronato con un viaggio altrettanto meraviglioso in Polinesia Francese. 
Questi anni sono stati intensi e ricchi di viaggi, non possiamo che festeggiare con un altro viaggio decisamente importante: l’Africa.
Dopo un’attenta ricerca su internet, capitiamo sul sito di Giulia Raciti, blogger e viaggiatrice incallita, che ci ha fatto conoscere la Kiboko Explorer e il suo proprietario, Wiliam.
La nostra idea era di concentrarci sul safari, la natura e gli animali e con l’aiuto di Giulia e Wiliam abbiamo creato un itinerario su misura in Tanzania, che ha toccato i principali parchi e ci ha permesso di fare incontri con le tribù locali e la vita del posto.
Vogliamo iniziare il nostro racconto ringraziando Giulia, Wiliam e la nostra guida Roman. È stato un viaggio meraviglioso che ha superato tutte le aspettative…come questi 10 anni insieme!

Ecco il nostro itinerario:



Partiamo il 10 agosto da Malpensa, scalo a Istanbul e ripartenza per Arusha.
All’alba sorvoliamo la Tanzania…ed ecco spuntare dalle nuvole il Kilimanjaro, incorniciato nel nostro finestrino. Che emozione. Siamo nel cuore dell’Africa.

Kilimanjaro dall'aereo

Atterriamo in ritardo. È la prima volta che viaggiamo con Turkish Airlines e non è andata benissimo. Partiti da Istanbul con più di due ore di ritardo per un problema di peso… Arrivati ad Arusha scopriamo come hanno risolto il problema: non hanno caricato i bagagli in stiva!
Tutto l’aereo si ritrova a dover denunciare la perdita dei bagagli, per fortuna siamo tra i primi in coda e facciamo abbastanza in fretta.

11 agosto – Arusha
Ad Arusha alloggiamo all’Ambureni Coffee Lodge
È un lodge molto carino, immerso in un bel giardino, con piscina e un ottimo ristorante. Passiamo qui tutta la prima giornata, ci riposiamo un po’ e dopo pranzo usciamo a fare due passi nei dintorni.

Coro - Arusha
Durante la passeggiata per le stradine sterrate, sentiamo cantare…seguiamo le voci…finché ci imbattiamo in una chiesetta. All’interno un coro sta provando per la messa del giorno dopo.
Alcuni abitanti del circondario ci invitano a entrare in chiesa e così ci accomodiamo ad ascoltare queste voci incantevoli mentre un piccolo gruppo di bambini incuriositi si unisce a noi. Passiamo mezzora stupenda, coccolati dalle voci e dai sorrisi di chi ci circonda.
Che dire…il primo impatto è bellissimo!
Prima di cena incontriamo Wiliam con cui scambiamo un po’ di informazioni per il nostro safari e su come recuperare il nostro zaino che arriverà il giorno dopo da Istanbul.

12 agosto – Tarangire National Park
Il mattino dopo incontriamo Steve, la guida che ci accompagnerà durante la prima giornata di safari. Partiamo alla volta del nostro primo parco, il Tarangire.

Ingresso del Tarangire
Impala

Arrivati all’ingresso, capiamo di essere in altissima stagione: ci sono decine di jeep parcheggiate e tantissimi turisti che aspettano di poter entrare. Aspettiamo che Steve paghi l’ingresso e intanto passeggiamo nei dintorni del visitor center. Scattiamo qualche foto e vediamo i nostri primi baobab.
Finalmente apriamo il tetto della jeep ed entriamo!

Gnu


“Natural body massage!”, ci urla ridendo la guida, mentre si lancia sulla stradina sterrata.
In effetti il “massaggio” è intenso…e, insieme alla polvere che si alza, mentre ci insinuiamo nella natura, ci proietta in un mondo che fino a poco prima potevamo solo immaginare…la savana!
Già dai primi chilometri incontriamo tantissimi animali: gnu, zebre, giraffe, gazzelle, impala… 

Giraffa

Che emozione. Sono davvero vicini, tra i cespugli o lungo la riva di un lago, tranquilli, incuranti delle jeep cariche di turisti.
Bufalo

Lungo le stradine incontriamo i primi giganteschi elefanti e poi ancora impala, facoceri…ed infine…eccoli….i Leoni! Un piccolo gruppo lontano, all’ombra e una leonessa spaparanzata da sola sul ramo di un albero.

Elefante solitario
zebre

struzzo

Enzo

Per il pranzo ci fermiamo in un’area pic-nic. Abbiamo il lunch box preparato dal lodge, che ogni mattina consegna le scatole alle guide.
Nel pomeriggio giriamo ancora un po’ per il parco ed infine Steve ci accompagna al nostro lodge, il Burudika Lodge, dove alloggeremo per due notti. 

Burudika - vista dalla camera


Il lodge si trova sulle rive del Lago Manyara. Il bungalow è molto spazioso e pulito e dal terrazzino si ha una vista stupenda sul lago e sul tramonto. Il ristorante, l’unico posto del lodge con wifi, è costruito attorno ad un enorme baobab, la cena è buona e abbastanza varia.
Burudika - ristorante
Per sicurezza ci sono delle guardie che accompagnano dalle camere al ristorante e viceversa.

La prima giornata di safari ci ha entusiasmati…non vediamo l’ora di ricominciare!

13 agosto – Manyara National Park
Il mattino successivo, dopo colazione, incontriamo Roman, starà con noi per tutto il resto del safari. È un signore molto gentile ed esperto, sicuramente sarà una guida preziosa!

incontri al Manyara
Si parte! Costeggiamo il lago. Si vede qualche animale vicino all’acqua. Attraversiamo un villaggio polveroso ma piuttosto vivo e movimentato, che la nostra guida chiama Mosquito River (lui è cresciuto qui) e, salendo un po’,arriviamo all’ingresso del parco.

Giraffa e impala

giovane leone
Ci accorgiamo immediatamente della differenza con il Tarangire. La savana ha lasciato il posto alla giungla! Chissà magari potremo vedere Tarzan penzolare da un ramo da un momento all’altro!

Questo parco ha degli scorci decisamente affascinanti e dei bellissimi paesaggi. Passiamo la giornata in piedi nella jeep cercando gli animali nascosti nella boscaglia. Vediamo elefanti, giraffe, gazzelle e alcuni leoni. L’emozione è sempre forte e lo sguardo sempre rapito da qualche meraviglia.
ippopotami



Mangiamo nell’area pic nic vicino alle sorgenti calde, dove facciamo una passeggiata sulla passerella sul lago e vediamo in lontananza parecchi ippopotami che emergono dalle acque tranquille.


Cri con zainetto... 

Nel pomeriggio facciamo ancora un giro avviandoci verso l’uscita. Mentre andiamo verso il nostro lodge, ci fermiamo a vedere alcuni negozietti di souvenir.
Arriviamo a Mosquito River. Roman deve anche far fare qualche piccola riparazione all’auto, quindi abbiamo mezzora per dare uno sguardo in giro e farci un’idea della vita comune in questi posti.  

Mosquito River

Prima di partire per questo viaggio immaginavamo le condizioni di vita “semplici” e la mancanza di molte cose che diamo scontate nella nostra vita di tutti i giorni. Abbiamo già visto molti paesi in cui le condizioni di vita sono estremamente diverse dalle nostre.
Siamo preparati. In realtà no.

Mosquito River
Approcciando le strade sterrate di questo posto, l’impatto è inimmaginabile. Qualsiasi descrizione di strade polverose, baracche precarie, fango, così come qualsiasi immagine si possa aver visto in TV, non può neanche lontanamente far capire ciò che si prova nel vedere, sentire e respirare questa realtà. Tutto questo è per noi difficilmente concepibile, anche dopo averlo visto.



Roman è cresciuto qui. Mosquito River è un posto in cui non si sta male. La Tanzania è un posto in cui si sta bene. Non servono altre parole.

Mosquito River

Come spesso accade, le popolazioni che hanno meno sono quelle che sanno darti di più. La semplicità, la gentilezza e i sorrisi degli abitanti ci rapiscono. Girando tra i piccoli negozietti improvvisati in qualche baracca, scambiamo qualche parola con alcune persone del posto, ci spiegano cosa stanno preparando da mangiare, ci fanno vedere cosa vendono, ci chiedono da dove veniamo…sono curiosi tanto quanto noi!
Roman ci chiama, dobbiamo andare.
Torniamo in lodge e assistiamo ad un magnifico tramonto dal nostro terrazzino.  A cena gustiamo alcuni piatti africani, assaggiamo un’ottima “polenta” con delle verdure. Roman ci spiega che si tratta di un piatto tipico del posto, l’ugali.

tramonto sul Lago Manyara

14 agosto – Eyase Lake
Il mattino successivo partiamo molto presto dal lodge.
Un paio d’ore di auto, quasi tutte su strada sterrata, e arriviamo al centro visitatori dove troviamo la guida che ci accompagnerà a visitare i villaggi degli Hadzabe e Datoga.
Prima ci fermiamo per la colazione in una sorta di area bar/ristorante del luogo, dove ci accomodiamo per mangiare quello che il lodge ha preparato nel solito box.
Il primo villaggio che andiamo a visitare è quello dei cacciatori Hadzabe.

Hadzabe
Le capanne in cui vivono sono molto semplici e piccole, da una parte vediamo un gruppetto di donne e bambini seduti affaccendati a fare braccialetti e altri monili, gli uomini invece, seduti intorno ad un fuoco su cui sta cuocendo della carne,  sono impegnati a costruire e riparare le armi che utilizzano per la caccia. 

ammirando un baobab
La guida ci spiega un po’ di cose sulla vita di queste tribù e poi, insieme a tre ragazzi, assistiamo alla caccia. La passeggiata nella boscaglia è bellissima, vediamo tantissimi baobab, attraversiamo il letto di un fiume in secca e assistiamo alla cattura di un uccello e uno scoiattolo. I ragazzi ci mostrano poi dei baobab il cui tronco, completamente scavato, è un rifugio che usano durante il periodo delle piogge.

nel letto di un fiume 

a caccia...
Dopo un paio d’ore torniamo al campo, la tribù danza e canta per noi, ci fanno provare a tirare con l’arco e ci rendiamo subito conto di quanto sia difficile e di quanta forza ci voglia!
Inizialmente siamo scettici riguardo l’autenticità di quanto visto. L’esperienza ci sembra un po’ ad uso turistico. La guida ci spiega che in realtà ci sono altre tribù, che vivono allo stesso modo, non aperte al turismo. Quella visitata da noi ha deciso di accogliere le visite per racimolare qualcosa in più, ma quanto visto corrisponde al loro normale modo di vivere. Questo vale anche per i Masai o le altre tribù. Alcuni villaggi si sono aperti al turismo…di conseguenza sono più orientati ad “adattarsi” allo scopo, pur senza snaturare il proprio modo di vivere. Quanto vediamo e vedremo, quindi, speriamo non sia “costruito”, ma al massimo “un po’distorto” rispetto alla vita normale di queste persone.
Salutiamo e ringraziamo per l’accoglienza.

Ripartiamo alla volta della tribù Datoga.

Bimbi Datoga

All’ingresso ci sono tre bambini che ci vengono incontro, che bell’accoglienza! I Datoga, come i Masai, sono pastori. Il campo è circondato da un recinto, al cui interno c’è una capanna per gli abitanti e una per le bestie. Le donne ci mostrano come preparano la farina, base dell’ugali, gli uomini ci fanno vedere come creano monili e armi in ottone.

donne Datoga

È interessante conoscere il modo di vivere di queste popolazioni, un diversivo dal safari, un’esperienza che ti aiuta ad entrare in contatto con una realtà distante anni luce dalla nostra.
Dopo aver salutato la tribù, Roman e la guida ci portano fin sulle sponde del lago. Il vento è fortissimo, facciamo qualche passo e scattiamo qualche foto, prima di tornare nel ”Bar/Ristorante” del mattino per consumare il nostro pranzo.
Nel pomeriggio raggiungiamo il Bougainvillae safari lodge, dover staremo questa notte 
È molto bello, con una piscina e un giardino molto curati. Le camere sono delle mini casette, molto spaziose e ben arredate. Il ristorante è ottimo e le porzioni abbondanti. Un piccolo angolo di paradiso sulla via del Ngorongoro.

15 agosto – Ngorongoro
Dal Bougainvillae ci vuole meno di mezzora per arrivare all’ingresso del Ngorongoro, così al mattino ce la prendiamo con calma. All’ingresso del parco Roman sbriga la solita trafila burocratica…e noi compriamo due toppe per il nostro zainetto!



Finalmente è arrivato il momento di entrare.
Percorriamo un tratto di strada che ci porta fino in cima al cratere, ci fermiamo ad un view point, fa ancora freddo e ci sono un po’ di nuvole, ma ciò che si intravede ci fa già immaginare lo spettacolo che ci attende. Risaliamo in jeep, è il momento di scendere nella caldera.


Sciacallo

zebre

in jeep

Sulla strada sterrata ci avviciniamo al cratere. Davanti e dietro di noi vediamo molte jeep. Il Ngorongoro è preso d’assalto!
Il cratere del Ngorongoro regala lo spettacolo di centinaia, migliaia di animali in uno spazio decisamente ridotto. Si rimane stupefatti all’impatto con questo piccolo paradiso. Una distesa di erba, qualche albero qua e là e poi loro, i veri padroni del posto: gli animali! Gnu che pascolano vicini alla stradina, alcuni attraversano proprio davanti a noi. 
gnù
Centinaia di zebre, anche queste vicinissime, ci osservano e continuano a brucare. Vediamo parecchi struzzi, un paio di iene e moltissime gazzelle. Avvistiamo un gruppo di leoni in lontananza, vicini ad un fiumiciattolo. Nel lago, nel cuore del cratere, ci sono parecchi fenicotteri. Scrutando attentamente vediamo anche degli sciacalli che hanno catturato una preda e banchettano tranquillamente sotto il nostro sguardo.

gazzelle

bufali

Il Ngorongoro è un parco incredibile, si è al centro di questa pianura, circondati dai pendii della montagna. Non è molto grande, è tutto visibile ad occhio nudo, eppure ci si sente minuscoli davanti alla meraviglia del posto e alla grandezza della natura.


ippopotamo



Per pranzo Roman ci porta alla hippo pool, un laghetto in cui si accalcano decine di ippopotami sotto lo sguardo di centinaia di turisti. Scattiamo qualche foto a ippopotami e alle decine di jeep parcheggiate.

jeep all'hippo pool
facocero

iena
Dopo pranzo riprendiamo il nostro giro del parco. Ci imbattiamo in una leonessa malandata che cammina sulla strada in mezzo alle auto. Deve essere ferita.
Continuiamo e in lontananza vediamo dei rinoceronti, ma sono davvero troppo lontani per riuscire a distinguerli e fotografarli, peccato.


leone

Ci fermiamo ancora, questa volta vediamo dei leoni, vicinissimi. Ci sono un paio di maschi con la folta criniera e delle femmine che sonnecchiano sotto il sole. Un’emozione dietro l’altra. Riempiamo lo sguardo, e le macchine fotografiche, di immagini stupende.
leoni

Il nostro giro nella caldera continua ancora per un po’, verso le 16 iniziamo a tornare su, verso la cima. Lasciamo questa meraviglia quasi con una lacrimuccia… è stata una giornata fantastica!


sciacallo

Roman ci porta al lodge, per due sere dormiremo al Ngorongoro Wildlifelodge
Il lodge è un po’ meno bello degli altri, le camere sono più datate e la struttura è un po’ vecchia, ma la vista che si gode dalla camera e dal ristorante è assolutamente impagabile! Dopo esserci sistemati, ci accomodiamo nella terrazza del ristorante. Osserviamo la caldera, gli animali e le ultime jeep che si attardano a rientrare. Con il binocolo vediamo anche un paio di rinoceronti e degli elefanti.
La sera la temperatura scende molto, ci vestiamo con tutti gli strati che abbiamo e nonostante ciò abbiamo ancora freddo! Ci riscaldiamo un po’ con della zuppa calda. La cena non è male, il buffet è abbondante e vario.

16 agosto – Crateri Empakai e Olmoti

Dopo la colazione partiamo alla ricerca del ranger armato che ci accompagni nella discesa del cratere Empakai. Dopo essere stati mandati da un ufficio all’altro, dobbiamo rinunciare all’escursione. Purtroppo non ci sono ranger disponibili.
zainetto a Olmoti 
Roman non si perde d’animo e continua la ricerca per evitare che la nostra giornata sia completamente rovinata. Arriviamo ad un piccolo ufficio nei pressi del cratere Olmoti. Qui due ragazze che lavorano come ranger sono disponibili ad accompagnarci. L’unico problema è che non si possono allontanare troppo, quindi dovremo scendere nell’Olmoti e abbandonare definitivamente l’escursione nell’Empakai.


bosco


Iniziamo a camminare insieme alle due ranger e, dopo aver attraversato dei boschi con paesaggio da fiaba, raggiungiamo la cima del cratere. Le nuvole iniziano a diradarsi, la vista sulla vallata sottostante è molto bella. Un fiumiciattolo attraversa la valle. Scendiamo. Arriviamo al fiume e, dopo averlo “saltato”, camminiamo ancora una decina di minuti per arrivare ad una cascata.



cratere Olmoti

Passiamo qualche minuto a contemplare il panorama, quindi ritorniamo nell’ufficio dove Roman ci aspetta. È ora di pranzo, dividiamo le nostre cose con le due ragazze  che ci hanno accompagnato nella nostra escursione.

cratere Olmoti
Masai
Ritorniamo verso il Ngorongoro e, visto che abbiamo tempo, andiamo a visitare un villaggio masai. Si paga un ingresso di 50$ a macchina. Veniamo accolti da canti e balli tipici in cui si esibiscono sia uomini che donne. Poi un gruppo di uomini inizia la danza in cui ciascuno mostra la propria abilità di “saltatore”, è incredibile quanto riescano a saltare in alto!


Masai

Masai

Masai

La guida poi ci accompagna all’interno del villaggio. Ci spiega che la tribù è composta da circa 120 persone. 

villaggio masai
Ci sono parecchie capanne circolari, ciascuna ospita una famiglia. Entriamo in una di queste, è molto buia e l’occhio ci mette un po’ ad adattarsi. C’è un angolo con un letto per i genitori. Un angolo per i bambini, uno dove cucinano e mangiano e un altro per gli animali. A stento riusciamo a distinguere le poche cose che l’arredano.

Visitiamo poi la scuola, dove un bel numero di bambini sta facendo lezione. Infine vediamo il recinto dove la sera rinchiudono il bestiame. Al centro del villaggio c’è una sorta di grossa bancarella circolare, diamo un’occhiata ai prodotti in vendita, principalmente braccialetti e collanine.

scuola

Visita interessante, ovviamente molto “costruita” attorno al turista…vale il discorso fatto quando abbiamo visitato le altre tribù.
Torniamo in hotel, dove ci accomodiamo in terrazza per rilassarci e godere della splendida vista.


17/19 agosto – Serengeti National Park

Il mattino del 17 agosto ripartiamo dal Ngorongoro in direzione Serengeti. In un paio d’ore siamo all’ingresso del parco.
Al centro visitatori, mentre aspettiamo che Roman paghi l’ingresso, percorriamo un breve trail che porta sopra una collinetta da cui si può ammirare una magnifica vista sulla pianura sconfinata del parco. Scattiamo un po’ di foto e torniamo giù, nel negozietto compriamo cartoline e francobolli…approfittiamo del tempo a disposizione per mandare i saluti ai parenti a casa..
Siamo pronti, possiamo entrare nel parco.


zainetto all'ingresso del Serengeti
Il Serengeti è sconfinato, ricopre infatti una superficie di quasi 15 mila km². Il nome stesso significa “senza confini”…ed è proprio così...infinito.


Serengeti

L’infinito è impossibile da concepire e allo stesso modo il fascino del Serengeti è inimmaginabile, non si può spiegare, ti entra nell’anima. Non è solo la sconfinatezza, non sono solo gli animali, non è solo la natura. Il Serengeti è una sensazione unica, inspiegabile. E’ quel posto che ci si rende conto di aver sempre cercato, nei sogni, nella fantasia, fin da bambini, quel posto in cui l’anima ritrova la propria culla primordiale, il Serengeti è la pace, è la meraviglia.  

Serengeti

Rimaniamo ammutoliti e non smettiamo di scrutare l’orizzonte.
La parte meridionale del parco è costituita da vaste praterie aride, interrotte da collinette di roccia spesso circondate da cespugli e alberi. Procedendo verso nord il paesaggio cambia: la maggiore piovosità e la presenza di qualche fiumiciattolo favoriscono la crescita di alberi (soprattutto alberi di acacia) e la savana è più simile a una boscaglia spinosa.


Serengeti

Noi entriamo dalla parte sud-est. Attraversiamo l’enorme prateria che si perde all’orizzonte. Vediamo qualche leone rifugiato sulle rocce di alcune collinette che emergono qua e là nel bel mezzo del nulla.


primi incontri... 

primi incontri... 




Iniziamo a vedere le prime gazzelle, gruppi di leoni che riposano sotto gli alberi e alcuni elefanti in lontananza.
Ci addentriamo sempre di più nel parco. 







Ad un certo punto Roman decide di seguire alcune jeep che sembrano aver avvistato qualcosa. Inizialmente noi non riusciamo a vedere nulla, ci fermiamo. Finalmente riusciamo a vederlo!! È un leopardo nascosto tra i rami di un albero!


Leopardo

Dopo poco il leopardo si allontana elegante. Noi ripartiamo. 

Leoni
Questa volta ci imbattiamo in un gruppo di leoni sotto degli alberi. Un maschio, tre femmine e due cuccioli. Dall’altra parte della stradina c’è un gruppo di elefanti, con un piccolo, che si sta avvicinando. Attraversano la strada e passano poco distante dai leoni che, infastiditi, si alzano e si spostano. Roman riesce a tornare indietro prima delle altre jeep, seguiamo i leoni che si stanno avvicinando. Li vediamo passare in mezzo alla strada, tra le jeep! 


leone 

Leoni

Sono vicinissimi! Che meraviglia. Non possiamo credere ai nostri occhi. Si avvicinano ad un fiumiciattolo e iniziano a bere da una pozza in mezzo alla strada. I cuccioli giocano con alcune zolle di terra e si divertono a stuzzicare il leone maschio. Una scena fantastica che non ci aspettavamo proprio di vedere! Manca solo la voce di Piero Angela e saremmo dentro un documentario!
Felicissimi per quello che abbiamo potuto ammirare nel giro di poche ore, andiamo all’area pic nic del visitor center, dove pranziamo.

Thorn Tree
Il pomeriggio trascorre tra animali e natura. Prima che arrivi il tramonto Roman ci porta al nostro lodge.


Thorn Tree
Alloggiamo per tre notti al Thorntree camp, si tratta di un campo tendato. La tenda è una vera e propria camera d’albergo, il letto è enorme e circondato da una zanzariera, il bagno è completo di tutto, l’acqua calda è sempre disponibile.

Thorn Tree
Non ci sono recinti, di notte si sentono gli animali che si avvicinano, le più fastidiose sono le iene con il loro verso. Di giorno si vedono gazzelle, giraffe e facoceri che gironzolano nei dintorni. Il ristorante è ottimo, la cucina è sempre varia e abbondante. Al mattino, ognuno sceglie cosa mettere nel proprio lunch box, così si evita di sprecare il cibo. I ragazzi che lavorano sono gentilissimi e l’ultima sera, durante la cena, ci festeggiano con torta, canti e balli.

tramonto al Thorn Tree

Alba al Thorn Tree

Thorn Tree



















I giorni nel Serengeti trascorrono benissimo. Vediamo tantissimi animali. Elefanti, leoni, giraffe, gazzelle, topi, un salver (che fortuna!!) e due ghepardi, addirittura una mamma con 5 cuccioli. Vediamo anche alcune zebre e gnu, anche se la maggior parte sono già migrati nel Masai Mara. Vediamo parecchi bufali, avvoltoi, tantissimi tipi di uccelli tutti colorati, tanti ippopotami e coccodrilli. Insomma vediamo davvero tanto.


Salver

Dik Dik

mandria di bufali

coccodrillo

Giraffe

Leonessa

famiglia di elefanti


ora di pranzo... 

ippopotami

I tre giorni nel Serengeti volano letteralmente. Torniamo ogni sera al campo ricoperti di polvere ma felici per le meraviglie viste, per gli animali, i paesaggi…immagini che resteranno nei nostri occhi e nel nostro cuore per sempre.


ghepardo

“L’Africa non è semplicemente un posto, è uno stato d’animo.” E il Serengeti è il luogo che meglio rappresenta queste parole…
Torneremo.

giraffa

mamma ghepardo

leone

20 agosto – Lago Natron
Il mattino del 20 agosto dobbiamo lasciare il Serengeti. Durante l’ultimo tragitto in auto riusciamo a vedere una famiglia di giraffe con il cucciolo! Non potevamo essere più fortunati!


cucciolo di giraffa

per strada
La strada che ci porta al Lago Natron è lunga, decisamente sconnessa e incredibilmente polverosa. Per lunghi tratti non incrociamo nessuno, non si vedono abitazioni o villaggi per chilometri. Insomma non è esattamente un viaggio piacevole. Per pranzo ci fermiamo in un paesino dove possiamo sgranchire le gambe.
Arriviamo al lago Natron nel pomeriggio.



verso la cascata


alla cascata

Alloggiamo al Natron River Camp. Si tratta di una struttura piuttosto semplice, l’unica in cui non abbiamo trovato il wifi. Le camere sono delle tende non molto spaziose, ma con bagno e doccia. Il ristorante è abbastanza buono.
Appena arrivati, sistemati gli zaini in tenda, incontriamo la guida masai che ci accompagnerà nelle nostre escursioni. Nel pomeriggio andiamo a vedere una cascata.
Roman ci accompagna al punto di partenza, 5 minuti di auto dal nostro campo. Per arrivare alla cascata è necessario entrare in acqua con le scarpe. Si guada il fiume 6/7 volte, all’inizio ci si bagna sotto il ginocchio, in un punto ci si immerge fino alle cosce. 
Ci vogliono una quarantina di minuti per arrivare alla cascata e il percorso è abbastanza impegnativo. Le cascate sono molto belle, volendo si può fare un bagno e rinfrescarsi nell’acqua limpida del fiume.
Torniamo indietro, salutiamo la guida masai e andiamo a fare una bella doccia e a far asciugare scarpe e pantaloni.

21 agosto – Lago Natron e rientro ad Arusha
Il mattino, dopo colazione, lasciati gli zaini nella jeep, ci incamminiamo con la guida masai in una bella passeggiata verso il lago.


verso il lago Natron
verso il lago Natron

verso il lago Natron


verso il lago Natron

Attraversiamo alcuni villaggi, vediamo le “case” della gente del posto, bambini che vanno a scuola, animali al pascolo…dopo un paio d’ore di camminata arriviamo sulle rive del Lago Natron.
Centinaia di fenicotteri riposano e mangiano vicino alle sponde.

fenicotteri

pellicani

in volo

Scattiamo un bel po’ di foto. Avvistiamo anche altri tipi di uccelli: oche, pellicani…
Carino, ma ripensando alla strada e al tempo necessario per raggiungere il lago, se potessimo tornare indietro taglieremmo questa tappa e allungheremmo la permanenza nel Serengeti.


fenicotteri

Arriva il momento di ripartire. Roman ci sta aspettando vicino al lago con la jeep. Salutiamo il ragazzo masai che ci ha accompagnato nelle nostre escursioni ed inizia il viaggio di rientro ad Arusha.
mercato di Arusha
La strada è decisamente impegnativa, soprattutto per un centinaio di chilometri, fino a quando arriviamo a Mosquito River, uno dei primi villaggi visti durante questo viaggio. Dopo 6 giorni rivediamo l’asfalto!
Arriviamo ad Arusha nel primo pomeriggio, Roman ci mostra il grandissimo e colorato mercato locale.

mercato di Arusha

Ci lascia all’Ambureni Coffee Lodge dove trascorreremo la nostra ultima notte africana.

22-24 agosto – Istanbul
Alle tre del mattino Wiliam viene a prenderci in hotel per accompagnarci in aeroporto, il nostro volo per Istanbul parte con un’ora di ritardo… salutiamo il Kilimanjaro dal finestrino, certi che un giorno lo rivedremo.
Arriviamo a Istanbul intorno all’ora di pranzo. Attendiamo qualche minuto la navetta prenotata dal nostro hotel e quindi raggiungiamo il centro città.




Alloggiamo per due notti all’Antique Hostel nella zona di Sultanahmet, vicinissimo alla Moschea Blu.
Abbiamo una stanza privata, piccolina ma con aria condizionata e bagno privato. La colazione è inclusa e viene servita tutte le mattine sul terrazzo. Ci troviamo molto bene.


Moschea Blu

Non siamo mai stati ad Istanbul e ci innamoriamo subito della città. La nostra prima visita è alla Aya Sofya. La coda per i biglietti è lunga, decidiamo di prendere una guida ed entriamo subito. La visita è molto interessante. La guida ci racconta un po’ di aneddoti e ci dà alcune informazioni molto utili anche sul resto della città.
Aya Sofya

Aya Sofya
Purtroppo scopriamo che ci sono lavori in corso praticamente ovunque.
Parte dell’interno della Santa Sofia non si vede, ma riusciamo comunque a vedere lo splendore di questa antica chiesa. Nata come cattedrale ortodossa e sede del patriarca di Costantinopoli, fu convertita in chiesa cattolica per un breve periodo  durante le crociate, per poi diventare moschea fino al 1931, quando venne sconsacrata e infine divenne un museo.
Simboli e immagini di tre religioni diverse all’interno di un unico edificio.
Ci troviamo davvero nel centro di una storia millenaria.
Usciti dalla basilica visitiamo le tombe dei sultani ottomani che si trovano all’interno dello stesso complesso.
La piazza di fronte ad Aya Sofya è grandissima, un via vai continuo di persone. Decine di venditori di simit (una sorta di bagel  al sesamo) e di misir (la pannocchia bollita o alla griglia) affollano la piazza.
Di fronte la bellissima Moschea Blu.


basilica Cisterna

Continuiamo la nostra visita di Istanbul, entriamo nella Cisterna Basilica. La sfortuna ci perseguita, anche qui ci sono lavori di manutenzione e… hanno tolto l’acqua! Questa cisterna era un enorme serbatoio, bacino del palazzo imperiale. Nonostante i lavori in corso, l’atmosfera è molto suggestiva e sembra di entrare in un luogo sacro. Molto particolari le due teste di medusa che fanno da base a due colonne.
Una volta usciti dalla Cisterna passeggiamo fino al parco del palazzo Topkapi, la reggia del sultano. Decidiamo di non entrare, la guida ad Aya Sofya ci aveva sconsigliato di visitarlo visto i numeri lavori di manutenzione.
A questo punto è sicuro che a Istanbul torneremo, tanto più che il Grand Bazaar è chiuso per la festa del sacrificio!

Grand Bazaar
Ceniamo in un ristorantino che si trova nei pressi della Moschea Blu, Osman gourmet restaurant
Il ristorante è molto semplice ma la cucina è decisamente di ottima qualità e i piatti abbondanti. Ci troviamo così bene che torneremo ancora una volta prima di lasciare Istanbul.

piatti della cucina turca 

Dopo cena continuiamo a passeggiare per la città, vogliamo approfittare del poco tempo a disposizione e non perdere troppe cose. Passeggiamo lungo lo stretto, vediamo il ponte che collega l’Europa all’Asia sul Bosforo. È davvero una città incantevole.
Interno della Moschea Blu

Interno della Moschea Blu

Il mattino dopo entriamo nella Moschea Blu, ovviamente anche qui ci sono dei lavori di restauro e parte degli interni non sono visibili… Il nome è dovuto al fatto che l’interno è decorato con bellissime maioliche blu. Si tratta di una delle moschee più grandi e importanti del mondo, con i suoi 6 minareti è seconda solo alla moschea di La Mecca.


souvenir

Arasta Bazaar





Vicino alla Moschea Blu c’è anche un bazaar, l’Arasta Bazaar, decisamente più piccolo del Grand Bazaar, ma dove è possibile trovare oggetti di antiquariato e souvenir.
Continuiamo l’esplorazione della città e passeggiamo fino alla Moschea di Süleymaniye. Il complesso dedicato a Solimano il Magnifico, è legato al periodo di massimo splendore dell’Impero Ottomano, ed è diventato nel corso dei secoli uno dei simboli della città. La moschea si trova su una collina che domina il Corno d’Oro. Davvero suggestiva.



vista sul Corno d'Oro

Moschea di Süleymaniye
Dopo la visita andiamo al bagno turco Süleymaniye Hamam che si trova proprio nei pressi della moschea. Avevamo prenotato per la sera, ma nonostante sia presto ci fanno entrare.
Si tratta di uno dei bagni più antichi, costruito intorno al 1550, ed era frequentato spesso dal Sultano Solimano.
L’ingresso dell’hamam è una grande sala in legno. Da una parte ci sono alcuni divanetti e tavolini, poi una scala porta al piano superiore dove ci sono gli spogliatoi. Vengono dati il costume, asciugamani e ciabatte. Si possono lasciare tutti gli effetti personali nello spogliatoio e poi si viene accompagnati all’interno del bagno turco.
Una grande camera in marmo bianco. Al centro una specie di piattaforma sui cui ci si può sedere e ai lati delle piccole camere in cui ci sono delle fontane per rinfrescarsi. Dopo una mezzora arrivano i massaggiatori. Prima ci fanno lo scrub con un guanto e poi ci fanno coricare su dei tavoloni di marmo e ci cospargono con della schiuma di sapone. Qui fanno un massaggio completo per una decina di minuti. Dopo ci risciacquano e ci accompagnano fuori dove ci possiamo asciugare e rilassare bevendo qualcosa ai tavolini del bar.

spezie
Usciti dall’hammam andiamo a bere qualcosa nella terrazza di un cafè. La vista sul Corno d’Oro e sulla moschea di Süleymaniye è magnifica.

Passiamo nella zona del mercato delle spezie, chiuso anche questo per la festività. Tutto intorno decine di negozietti che vendono spezie e dolcetti tipici. La folla è inimmaginabile.

spezie

dolci turchi

Pranziamo in un ristorantino sul ponte Galata per assaggiare il panino con il pesce, balik ekmek. Davvero squisito.


sul Bosforo

sul Bosforo

Dopo mangiato prendiamo i biglietti per la crociera di due ore nel Bosforo. Scegliamo la compagnia Sehir Hatlari, 12 TL a testa. Il giro di due ore percorre un bel tratto dello stretto e dal traghetto è possibile vedere le zone residenziali che si affacciano sul Bosforo. Case bellissime ed edifici tipici.
Per cena optiamo per un altro ristorante che si trova sempre nei pressi della moschea blu, Erhan restaurant, buono ma abbiamo preferito la cucina di Osman.
Arriva purtroppo l’ultimo giorno di vacanza.


nel quartiere Galata

torre di Galata



Iniziamo presto il nostro giro e ci dirigiamo verso il quartiere Galata, attraversiamo il ponte e il quartiere che si sviluppa attorno alla Torre di Galata. Le intricate viuzze e gli edifici ricordano molto una città a noi cara: Genova. Infatti questo era il quartiere dei genovesi, dove una colonia ha vissuto per alcuni secoli sotto un proprio governatore e dove sono fioriti i commerci. 










Proseguiamo a piedi nel dedalo di viuzze e arriviamo in piazza Taksim percorrendo İstiklal Caddesi, il Viale dell’Indipendenza, una bella via pedonale percorsa da un tram storico e su cui si affacciano begli edifici e tanti negozi.


İstiklal Caddesi

Piazza Taksim
Da piazza Taksim prendiamo un autobus che ci porta fino alla chiesa di San Salvatore in Chora , uno dei più importanti esempi di architettura bizantina sacra ancora esistenti. L'edificio, nato come chiesa ortodossa,  nel XVI secolo fu trasformato in moschea dai Turchi Ottomani, poi divenne museo statale nel 1948. 

L'interno è decorato con mosaici e affreschi, considerati fra le massime espressioni dell'arte bizantina. 
chiesa di San Salvatore in Chora
All’interno troviamo dei lavori in corso, tanto per cambiare… per fortuna però riusciamo ad ammirare molti dei mosaici e degli affreschi che sono custoditi all’interno. Bellissimi. Ci sono scene della vita di Gesù e di Maria, il Giudizio Universale e la Resurrezione. Il colore intenso e caldo dell’oro riveste le pareti e i soffitti di questa piccola chiesetta. È davvero un posto incredibile!
Riprendiamo il pullman e torniamo a Sultanahmet. Passiamo il resto della giornata girovagando per le vie della città, prima di tornare in hotel e farci chiamare un taxi per l’aeroporto.

Rientrati a casa arriva il momento di tirare le somme di questo viaggio.
L’Africa ci ha davvero conquistati!
La natura meravigliosa, la vita della savana dominata dai grandi mammiferi, i colori del cielo al tramonto, i rumori nelle notti del Serengeti, i sorrisi e la gentilezza di tutte le persone incontrate…
Torneremo, sicuramente…
Anche la brevissima parentesi a Istanbul ci ha entusiasmati, varrà sicuramente la pena dedicare più tempo a questa splendida città…magari quando saranno finiti un po’ di lavori!

A presto
Cri e Enzo

“Una sola cosa allora volevo: tornare in Africa. Non l’avevo ancora lasciata, ma ogni volta che mi svegliavo, di notte, tendevo l’orecchio, pervaso di nostalgia.”
(Ernest Hemingway)