Zanzibar 14-24.02.2014
Zanzibar: …e sentirsi a casa
Moneta:
€ 1 = 2.000 scellini tanzaniani (TSZ) –
prezzi a persona
Sono sul volo di ritorno da Lima, è fine
agosto ma la mia mente pensa già al prossimo viaggio e dovrà essere al caldo,
al sole e soprattutto a 0 metri sul livello del mare, appunto al MARE…
E’ il 4 ottobre e sto prenotando un volo
della Turkish Airlines per Dar Es Salaam, Tanzania (€ 399).
Manca ancora molto tempo alla partenza ma
su Booking c’è una buona offerta per una struttura semplice sulla costa centro/sud
est dell’isola di Zanzibar, su di un tratto ancora abbastanza selvaggio:
Twisted Palms Lodge & Restaurant a Bwejuu, aggiudicato! (€ 150 bungalow in
collina con prima colazione inclusa).
PARTECIPANTI:
Serry & suo fratello, dopo molti anni
si rifarà una vacanza insieme, ma, senza mamma e papà!
I preparativi spettano a me, chiaramente, fratello
accetta con entusiasmo le mie proposte, fiducioso della mia esperienza… forse!
:-P
Dopo aver stipulato l’assicurazione su travelguard
(€ 53,70), decido di acquistare anche il volo che dalla terra ferma ci
porteranno sull’isola. Dapprima l’idea è quella di fare la tratta d’andata in
traghetto ed il ritorno in aereo, ma valutando le tempistiche ed i prezzi
decido di acquistare entrambe le tratte con Precision Air (€ 110).
1^
Giorno: Milano Malpensa – Istanbul
Sono le 14:25, l’aereo si alza in volo
leggermente in ritardo, arriviamo all’aeroporto di Istanbul dove trascorriamo
le 4 ore abbondanti tra creme, profumi, assaggi di dolcetti locali ed uno snack
salato. Ripartiamo con destinazione Dar Es Salaam.
2^ Giorno: Istanbu - Dar Es Salaam - Zanzibar
Si apre il portellone dell’aereo e veniamo investiti
dal calore umido dell’aria, sono le 04.30 di mattina, è ancora quasi buio ma si
intravede il tipico paesaggio africano: radura - piante rigogliose - steppa e
boscaglia fitta ad intermittenza.
Ci mettiamo in coda con gli altri turisti
del nostro volo per le pratiche inerenti al visto: si pagano 50 $ e si consegna
il visto compilato sull’aereo al poliziotto, lui porge il tutto ai funzionari e
si attende la riconsegna dopo aver ascoltato con attenzione il proprio nome
scandito ad alta voce dal’uomo in divisa “TSERENNA”: presente! Impronte
digitali, foto ricordo – digitale – timbro e via!
Imbarchiamo i nostri bagagli pesandoli su
delle bilance italiane di vecchio stampo, attendiamo il nostro volo pisolando
(lui) cogliendo più dettagli possibili (io): signore con ampi panettoni al
posto dei fondoschiena fasciate in abiti coloratissimi e di gradevole fattura;
una ragazza musulmana seduta davanti a me, avvolta da un leggerissimo vestito
nero lungo fino alle caviglie, lascia intravedere fantastici tatuaggi su mani e
piedi, scorre le pagine di internet sul suo smartphone, avrà 20 anni ed di
un’eleganza disarmante.
Saliamo al piano superiore e, dopo aver
fatto una buona colazione a base di the e torta con cannella e carote,
sfruttiamo la connessione wifi per avvisare del quasi arrivo amici e parenti.
Il cielo è terso, fa caldo ma è ventilato
quindi molto piacevole.
Ritiriamo i nostri bagagli e chiediamo
informazioni ad una ragazza per poter prendere un dalla dalla che ci porti in città.
Dopo aver consultato il suo amico,
ovviamente taxista, ci comunicano che a quell’ora (ore 8 del mattino) si
incapperebbe nel dannato traffico cittadino, e ci consiglia una tratta sulla
sua vettura ($ 10) fino alla zona di “Mwanakwerekwe”
(‘na parola) più semplicemente detta “Kwerekwe
round about” dove troveremo il mezzo che ci porterà a destinazione.
Ci scarica nei pressi della famosa rotonda
e ci indica al mezzo nr. 340 con capolinea a Michamvi.
L’ottovolante è un vecchio pullmino con
circa 15/18 posti a sedere, siamo i primi a salire e, attendiamo che lentamente
– moooooolto lentamente – si riempia. Tutte le volte che sembriamo aver
raggiunto l’occupazione completa del mezzo, qualcuno scende e si torna daccapo.
La densità di popolazione all’interno è
alle stelle, siamo in circa 30 senza contare borse, sacchi, piante e mercanzie
varie. Finalmente si parte tra un tripudio di colori e odori… (3.000 TZS)
I finestrini sono aperti, entra un’aria
fresca mista ai più disparati profumi, di terra, di carbone, di barbecue, di
frutta matura e del sudore di tutti i nostri vicini e forse pure il nostro.
Il paesaggio è ricco di piante, erba, terra
bagnata, piccoli villaggi e molte persone a piedi, in moto ed in bicicletta. Le
bambine sembrano alcune vestite da carnevale, con ampi abitini principeschi ed
altri bimbi pare che si siano tuffati in un mucchio di stracci e poi rotolati tra
fango ed erba.
Ci lasciano davanti al cartello della
nostra guesthouse sulla strada asfaltata e, dopo circa 500 mt a piedi sul
sentiero che degrada verso il mare, arriviamo al nostro alloggio.
Ad accoglierci ci sono Renato e Laura, i
gestori della struttura, sono piacevolmente sorpresi del nostro arrivo sui
mezzi locali e scrutano con ironia i nostri piccoli bagagli, malamente
imballati nel film protettivo.
Sono circa le 10.00 la camera non è ancora
pronta e, dopo aver fatto una piacevole chiacchierata sui servizi offerti ed
una dritta sui dintorni, ci addormentiamo all’ombra di un bell’albero sui
morbidi cuscini dei lettini da spiaggia.
Ci svegliamo dopo circa un’ora, ci
trasciniamo nel nostro bungalow e, ci sentiamo davvero in vacanza.
La camera è spaziosa, con un letto
matrimoniale ed un singolo, entrambi in muratura. Ci sono le zanzariere sia
alle finestre che sui letti, un ventilatore a muro e un bel bagno con ampia
doccia. Biancheria da camera e lenzuola incluse.
Ci mettiamo in costume ed iniziamo a
camminare sulla spiaggia, verso sud, facciamo un paio di km ed inizia a
piovere. Ci ripariamo sotto un grande makuti
costruito da alcuni abitanti dove spiccano appesi ai ceppi di legno i trofei
della pesca: piovre freschissime.
Salutiamo i gentili compagni e torniamo
verso la guesthouse.
La spiaggia è ampia, bianca, di sabbia
finissima orlata da palme e cespugli. Il mare è ai minimi livelli, la bassa
marea in questo tratto di costa si fa sentire moltissimo, le donne raccolgono
piccoli molluschi e le alghe: offerte della madre terra.
Senza sole la distesa di alghe e rocce che
spuntano dall’acqua sembrano una landa desolata, il nostro animo è messo a dura
prova ma siamo fiduciosi che nei prossimi giorni arriverà il sole che tanto
abbiamo sognato.
Ci concediamo un aperitivo con patate
fritte e una birra fresca presso il ristorante del nostro alloggio. Il tempo di
attesa è qualcosa di surreale ma come recita il menù, “se hai fretta, sei nel
posto sbagliato” ed il pole pole rule’s
è in vigore anche qui, sempre! L’aspettativa è ampiamente ripagata, patate
croccanti e gustose!
Decidiamo di avventurarci verso il Bellevue
Guesthouse – verso nord – scorto durante la nostra passeggiata pomeridiana, un
ristorante molto curato in stile locale con tocchi arabeggianti. C’è anche la
possibilità di connessione alla rete wifi - a pagamento.
Spendiamo così i nostri 10.250 TSZ per un
ottima cena a base di pesce, riso, verdure e patatine.
E’ molto buio e ci aiutiamo con la torcia
del telefono per tornare al nostro giaciglio.
3^ Giorno: Zanzibar
Ci svegliamo alle 9 e dopo un sonno ristoratore ed una bella colazione a base di the, caffè solubile, frutta, succo e pane locale con marmellata, decidiamo di fare l’escursione alla Jozani Forest Reserve con annesso Spicy Tour visto che il sole non fa ancora capolino tra le nubi.
Conosciamo un ragazzo che abita vicino alla
guesthouse e si offre per venderci il pacchetto completo per 40 $.
Partiamo su di un van privato e
raggiungiamo la Farm dove visiteremo le piantagioni di spezie e frutti.
Il ragazzo che ci accompagna parla un
fluente italiano, ci spiega tutti i segreti e le curiosità delle piante
coltivate: banane, albero del pane, papaya, mango, chiodi di garofano, pepe,
caffè, vaniglia, ananas, durian, noce moscata e molte altre.
Un altro giovane ragazzo ci confeziona una
corona, una cravatta ed un cestino con le foglie raccolte che appenderemo in
bella vista nella nostra camera da letto rinominata “kasuku” (pappagallo in swahili).
Il tour termina con l’assaggio dei frutti
appena ammirati: ananas, banana, pompelmo, jackfruit anguria e altri ancora.
C’è la possibilità di acquistare the,
spezie e saponette prodotte con l’estratto delle piante coltivate.
Riprendiamo l’auto con destinazione la
foresta di Jozani dove ammiriamo i kolobo rossi, tipiche scimmie endemiche
dell’isola ed altre piante, accompagnati da un’esperta guida della riserva
(ingresso 10 $).
Proseguiamo per la foresta di mangrovie e
poi ancora nella foresta tropicale.
Torniamo verso casa facendo sosta a Paje in
un curioso locale “African BBQ” dove conosciamo una ragazza romana alla sua 3
visita sull’isola, ci da qualche consiglio e ci spiega un po’ come funziona
qui.
Attendiamo circa un’ora (abbondante) il
nostro pasto che divoriamo in men che non si dica: riso, pesce e verdure (10.000
TSZ).
Facciamo spesa di acqua in bottiglia,
cracker, salatini e birre nell’unico negozio di alimentari della zona, ci
godiamo quindi il nostro aperitivo sulla veranda della camera ed andiamo a
letto soddisfatti.
4^ Giorno: Zanzibar
Dopo sveglia, colazione ed aver constato
che il sole ancora non ci grazia con i suoi raggi, prendiamo al volo un dalla dalla, destinazione Stone Town
(3.000 TSZ).
Scendiamo al capolinea nei pressi del mercato di Darajani, ci addentriamo
subito tra le bancarelle ricolme di frutta e ci spingiamo fino a quelle di
carne e pesce. Gli odori sono intensi ma la mancanza di sole allevia un po’ la
nostra visita.
Compriamo una pagnotta di pane e degli
spiedini di pollo in strada e, dopo un giro di ricognizione entriamo in un
ristorantino per mangiare qualcosa.
La scelta ricade su riso biryani con verdure e ugali (simil polenta a base di mais ed
acqua) con latte di cocco (3.000 TSZ). Scopriremo solo poi che è sulla guida
della Lonely Planet, il suo nome è Passing Show Restaurant.
Continuiamo la visita della città costeggiando
il mare ed arriviamo al Palace Museum dove per per 6.000 TSZ visitiamo i tre
piani contenenti quadri, monili e arredamento dei sultani vissuti sull’isola,
non è nulla di trascendentale ma dalla terrazza superiore si gode di una bella
vista sul mare.
Proseguiamo fino al Palazzo delle
Meraviglie che purtroppo è chiuso per restauri.
Ammiriamo le mura del forte e ci
addentriamo nei vicoli.
I venditori parlano quasi tutti italiano ed
invitano in continuazione nelle loro botteghe.
Ammiriamo i portoni in legno intarsiati e
decorati con dettagli in metallo: gioielli di artigianato locale.
Acquistiamo 2 quadri in stile africano ma
moderno per le nostre casine e proseguiamo con la visita al mercato degli
schiavi con annessa chiesa anglicana in restauro quindi praticamente inutile
entrarvi (6 $).
Ci fermiamo in un bar, il Dolphin, dove c’è
connessione wifi gratuita, gustiamo due succhi di frutta freschi e riposiamo un
po’ (5.000 TSZ).
Percorriamo le vie principali della piccola
cittadina, incontriamo la casa di Freddy Mercury ed acquistiamo qualche
souvenir per casa.
Raggiungiamo i Forodhani Gardens, è quasi
il tramonto, i bambini fanno il bagno in mare e le ragazze chiacchierano sedute
sulle panchine.
C’è molta gente e gli ambulanti
allestiscono i loro banchetti dove noi, attirati da tutto ciò che vediamo, ci
gustiamo della seppia alla piastra, pane locale tostato, due piccoli kebab di
pollo, succo di canna da zucchero e lime e un piattone di frutta freschissima
(30.000 TSZ)
Cala la notte e vengono accese una miriade
di lanterne che illuminano le bancarelle e danno un aspetto molto romantico a
tutta la piazzetta.
E’ ora di tornare a casa e dopo non aver
ascoltato i consigli di un giovane locale che – prima della cena – ci invitava
a cercare un dalla dalla per il
ritorno, ci ritroviamo a piedi nelle tenebre.
Torniamo con lunghe falcate al punto in cui
siamo arrivati al mattino ed iniziamo a chiedere, avvolti nell’oscurità dove
possiamo trovare un mezzo che ci porti alla nostra destinazione: perché
prendere un taxi a 50 $ quando con 3 euro possiamo cavarcela? :D
Un paio di ragazzi si prodigano per farci
prendere un dalla dalla con arrivo a
Kwerekwe e da lì penseremo al resto del tragitto.
E’ buio pesto e la città si è come
risvegliata, sonnolenta e tranquilla di giorno, è un tripudio di voci, barbecue
e lanterne la notte.
Facciamo circa un km a piedi e superiamo
centinaia di persone che ci guardano perplesse ma incuriosite; saliamo sul
nostro dalla dalla! Evviva! E’
probabilmente l’ultima corsa della giornata, il pulmino è super affollato, mi
invitano a sedermi su di una tanica dell’acqua, lo chiamano african seat.. in
pratica resti incastrato con le chiappe tra gli altri due sedili laterali, le
anche dei 3 passeggeri renderanno la corsa più stabile.
Come sempre passiamo diversi controlli
della polizia, guardano il mezzo, la targa, l’autista ed i passeggeri: il
nostro mezzo si becca una multa per sovraffollamento!
Il ragazzo seduto accanto a me mi fa
diverse domande sulla mia vita e mi chiede da quanti mesi abito a Zanzibar (?)
è sorpreso dalla nostra disinvoltura sul mezzo. E’ sempre buio pesto e
l’abitacolo si accende di decine di occhi bianchi scintillanti che ci scrutano
sorridendo (4.000 TSZ).
Arriviamo stravolti ma orgogliosi della
nostra avventura.
5^ Giorno: Zanzibar
Il sole appare timido in cielo per
nascondersi subito dopo dietro le nubi; i pescatori passano con le loro
barchette e le donne raccolgono le alghe.
Camminiamo verso nord in direzione Paje e
dopo circa 2 ore di cammino arriviamo sul tratto della famosa costa dove si
pratica kite surf. Qui è molto più affollato ma è molto più facile fare il
bagno visto il fondale prettamente sabbioso.
Nel pomeriggio torniamo dall’amico che ci
ha accompagnati nella nostra prima escursione, si era offerto di cucinare per
noi, a casa sua, noi avremmo provveduto ad acquistare gli ingredienti per la
spesa.
Andiamo al villaggio di Bwejuu dove compriamo del pesce fresco, calamari, riso, cocco, olio, verdura e birre per la nostra cenetta. (40 $ totali)
La moglie si mette all’opera dapprima
grattugiando il cocco fresco e mettendolo a bollire con il riso, il marito
pulisce il pesce e lo cucina in 3 modi differenti.
La scena è tragicomica: noi seduti su delle
sedie davanti ad un tavolino e loro a cucinare, inginocchiati nel cortile di
casa, di fronte ad una casina di cemento con il tetto in paglia.
Ci avviciniamo, osserviamo le movenze e
cerchiamo di capire i passaggi della cucina a noi ignota, ridiamo sotto i baffi
per gli standard HCCP in vigore in Italia (fratello è cuoco e sa bene di cosa
si parla).
Il sole tramonta e il nostro ristorante non
ha corrente elettrica: si accendono le lanterne e la torcia del cellulare per
continuare la preparazione dei cibi.
Il risultato sarà dell’ottimo riso al cocco
con pesce, pesce alla piastra e pesce fritto.
Ci comunicano che noi mangeremo sul tavolinetto
e loro lontani, sui mattoni di cemento, ci rifiutiamo categoricamente, vogliamo
mangiare tutti insieme, di controbattuta ci confessano che loro mangiano con le
mani dallo stesso piatto, accettiamo la sfida, adoriamo mangiare con le mani e
ci sbraniamo tutte le portate, facendo attenzione a come appallottolare il riso
tra le dite per portarlo alla bocca.
Sotto al tavolino attendono golosi 3 mici,
i nostri commensali gettano gli scarti: anche qui, nel cuore dell’Africa c’è da
mangiare per tutti, ripetiamo con gioia i loro gesti.
Jambo amici, asante sana.
6^ Giorno: Zanzibar
Ecco il sole! Ne approfittiamo per
raggiungere il Dongwe, un maestoso villaggio italiano verso sud, ha un pontile
che ospita un costoso ristorante, lo raggiungiamo e ci sdraiamo sui lettini a
godere del paesaggio dopo un bel bagno nelle acque limpide :D.
Per cena torniamo alle Bellevue dove per 25.000 TSZ ci gustiamo un barbeque
con spiedini di pollo, carne, pesce e verdure, riso, pasta fredda, patatine ed
insalata con una bella birra fresca (prezzo fisso).
7^ Giorno: Zanzibar
Il sole, come i precedenti giorni, va e
viene; prendiamo le biciclette gentilmente offerte da una coppia di ospiti
della nostra stessa struttura e raggiungiamo Michamvi circa a 13 km di
distanza, dove un signore della bergamasca ha trovato la pace dei sensi: una
graziosa casetta con orto, una bella veranda e una cascata di bouganville.
Torniamo con le chiappe rotte fino al
nostro alloggio dopo aver assaggiato diversi snack locali sul nostro tragitto:
patate speziate, samosa (fagottini
ripieni di carne e/o verdure) e ciambelline dolci (2.000 TSZ).
8^ Giorno: Zanzibar
La giornata passa tra passeggiate in
spiaggia e bagni vicino al famoso pontile.
Un pranzo come sempre ottimo al ristorante
del Twisted, oggi a base di hamburger di carne, riso e verdure.
La sera decidiamo di spingerci in dalla dalla fino a Paje dove gustiamo
una fantastica cena presso un “buffet” in strada: si scelgono le portate che si
possono riscaldare sulla piastra vicina e, alla fine di tutto si fa il
resoconto al gestore delle portate divorate: chapati, spiedini di carne, pesce, pesce, pesce, il tutto
annaffiato da dell’ottimo succo di frutta (7,50 $).
Per il ritorno prendiamo un taxi che per 4
$ ci riporta a casa.
9^ Giorno: Zanzibar
Siamo ormai agli sgoccioli, camminiamo su e
giù per la spiaggia facendo gli ultimi bagni.
La sera prepariamo la valigia dopo esserci
gustati un’ottima grigliata di pesce al ristorante del Twisted.
10^ Giorno: Zanzibar - Istanbul
I gestori ci comunicano che possiamo
usufruire della camera finché ne avremo bisogno, quindi restiamo in spiaggia
più che possiamo, paghiamo il conto del ristorante ($ 129) e partiamo in dalla dalla con destinazione aeroporto,
passando dalla città di Stone Town per cambiare mezzo (2.000 + 1.000 TSZ).
Scruto gli ultimi fotogrammi di questa
vacanza: la gente per strada, la foresta, il cielo e mi viene un po’ di
tristezza.. sarà il famoso mal d’Africa? Chissà…..
Paghiamo la tassa di uscita dell’isola
(11.000 TSZ) del quale non avevo sentito parlare, nemmeno sulla guida.
Il volo interno partirà con ben 2 ore di
ritardo, le passiamo connessi alla rete wifi gratuita.
Per una volta siamo felici di avere uno
scalo più lungo del previsto visto che non rischieremo di perdere il prossimo volo
per Istanbul.
11^ Giorno: Istanbul – Milano Malpensa
Il resto del viaggio è come sempre
tranquillo. Arriviamo all’aeroporto di Malpensa e ci fiondiamo al terminal del
bus che ci riporterà a Bergamo: 18 € a persona?!?!??
Ragazzi, scusate, dov’è il dalla dalla?