Ciao da Miami!
Domani ultimo giorno.....lo dedicheremo alle spiagge di Miami Beach.
un po'di relax a conclusione del nostro giro.
Dopo Naples, dove ci eravamo lasciati, abbiamo passato due giorni alle Everglades...bellissime!!...Ecco un po' di foto...
Festeggeremo il nuovo anno in volo verso Milano...quindi anticipiamo i nostri auguri per un felice 2015, pieno di soddisfazioni e di...VIAGGI!!!!
A presto!
Cry e Enzo
martedì 30 dicembre 2014
venerdì 26 dicembre 2014
Eccoci! Florida....
Tanti auguri di buon natale da Naples!
Ciao a tutti!
Siamo negli USA da 10 giorni e dopo qualche giro (Universal, Disneyworld, NASA, New Orleans, etc.) abbiamo passato il Natale sulle spiagge di Naples!
Prima del rientro ci aspettano ancora Everglades e Miami...insomma un break natalizio piuttosto vario!
Ciao!
Ciao a tutti!
Siamo negli USA da 10 giorni e dopo qualche giro (Universal, Disneyworld, NASA, New Orleans, etc.) abbiamo passato il Natale sulle spiagge di Naples!
Prima del rientro ci aspettano ancora Everglades e Miami...insomma un break natalizio piuttosto vario!
Ciao!
martedì 19 agosto 2014
Back to Thailand
Dopo la
parentesi estiva lontana dalla nostra Asia, a dicembre si riparte per Bangkok!
Non abbiamo
un vero programma. Decideremo cosa fare e cosa vedere direttamente in
Thailandia. Siamo sicuri che non rimarremo delusi!
19-20 dicembre – Sukhothai
Atterriamo a
Bangkok il 19 mattina e prendiamo subito la metro fino alla fermata di Mo Chit,
dove si trova la stazione nord dei bus di Bangkok.
Le 6 ore di
viaggio passano velocemente…siamo così fusi che dormiamo per quasi tutto il
tempo!
La stazione
dei bus è un po’ fuori dalla cittadina, quindi un tuk tuk ci accompagna al
Foresto Guesthome, guesthouse molto carina, dove abbiamo una camera enorme, immersa
in un bel giardino.
La cittadina
non è bella, ma il parco storico è splendido e merita il viaggio fin qui!
Il mattino
del 20 prendiamo un bus pubblico (20 bath a testa) diretto alle zona
archeologica.
Veniamo lasciati all’ingresso, dove ci sono diversi noleggi di bici (50 bath a bici tutto il giorno), indispensabili per girare bene il parco.
Wat Mahathat |
Veniamo lasciati all’ingresso, dove ci sono diversi noleggi di bici (50 bath a bici tutto il giorno), indispensabili per girare bene il parco.
Sukhothai era
l’antica capitale dell’omonimo Regno, tra il tredicesimo e il quattordicesimo
secolo.
Il parco
archeologico, patrimonio dell’UNESCO, è molto grande ed è composto da diversi
siti.
Wat Mahathat |
Iniziamo
dalla parte centrale, circondata da mura che formano un rettangolo piuttosto ampio.
Su ciascun lato si trova una porta di accesso. All’interno si possono visitare
le rovine del palazzo reale e di 21 templi, il più grande è il Wat Mahathat.
Wat Mahathat |
Pedaliamo in lungo e in largo, tra rovine e laghetti, cercando di immortalare scorci che possano rendere giustizia alla bellezza del posto.
Wat Si Chun |
Il nostro
giro si spinge anche fuori dalle mura, verso le rovine più distanti. Bellissime
quelle a nord della città dove si trovano il Wat Si Chum e il Wat Phra Phai
Luang.
Wat Si Chum |
Tra templi,
natura e scorci splendidi, ci fermiamo ad ammirare l’enorme statua di Buddah
nel Wat Si Chum, bella e suggestiva, nella sua imponenza, racchiusa tra le
rovine che la circondano.
Wat Si Chum |
Nel
pomeriggio torniamo in città…mente libera…e gambe stanche…fuso orario e
pedalata si fanno sentire.
21-24 dicembre – Kanchanaburi
Passiamo il
21 Dicembre tra autobus e minivan. Destinazione finale Kanchanaburi, ma è
necessario fare tappa a Bangkok.
Dalla
stazione dei bus di Kanchanaburi alla zona più turistica è necessario muoversi
con un mezzo. Ci affidiamo a due moto taxi…questa ancora ci mancava!
Arriviamo
nella via principale e ci mettiamo alla ricerca di una guesthouse.
Molte sono
piene, ma in poco tempo ne troviamo una che ha qualche bungalow disponibile. Non
ci fa impazzire, la stanza è molto (forse troppo) spartana e fredda (siamo sul
fiume…e la notte la temperatura scende abbastanza). Ci fermeremo qui una sola
notte.
Il mattino
successivo, ci trasferiamo da Ploy Guesthouse (900 bath a notte), molto più
caro, ma la camera decisamente più spaziosa e confortevole…e soprattutto più
calda!
Si parte per la
prima escursione!
Abbiamo
deciso di appoggiarci ad un’agenzia per raggiungere i posti più distanti (800
bath a testa inclusi pranzo ed ingressi). Così partiamo insieme alla nostra
guida, una bella signora thailandese dal nome impronunciabile.
Sono delle
cascate “a 7 piani”, per arrivare all’ultimo livello ci vuole almeno un’ora e
mezza di cammino lungo il sentiero immerso nella vegetazione. Nel periodo delle
piogge gli ultimi livelli non sono facilmente raggiungibili, infatti durante il
cammino si deve attraversare il fiume su un tronco e ci si deve arrampicare su
un paio di rocce. Lungo la salita ci si può fermare ai vari livelli, dove
l’acqua, di un incredibile color turchese, si tuffa nelle splendide vasche
naturali, ideali per fare il bagno. Particolarmente belle le cascate del quinto
livello, dove l’acqua scorre attraverso rocce tondeggianti e le morbide terrazze
creano un paesaggio incantevole.
Una bella
camminata tra splendidi angoli di natura rigogliosa.
Torniamo al
parcheggio soddisfatti del nostro giro. Incontriamo la nostra guida (l’avevamo
lasciata all’ingresso del parco) e pranziamo insieme con riso fritto e noodles.
Ripartiamo
con la pancia piena alla volta del Hellfire Pass.
Hellfire Pass |
Centinaia di chilometri di jungla, di ponti da costruire e di strada ferrata da scavare nei fianchi della montagna. Secondo i calcoli degli ingegneri dell’epoca ci sarebbero voluti cinque anni per costruire la ferrovia, ma i giapponesi avevano fretta, volevano conquistare altri Paesi dell’Asia occidentale. Si lavorava giorno e notte, mangiando solo una ciotola di riso con vegetali, due volte al giorno.
Il 16 ottobre 1943, sedici mesi dopo l’inizio dei lavori, la tratta dei binari costruita dai prigionieri in Thailandia si congiunse a quella costruita in Birmania, circa quaranta chilometri a sud del Passo delle Tre Pagode. Molti prigionieri di guerra e molti Thailandesi persero la vita lavorando incessantemente, in condizioni disumane.
Hellfire Pass
era chiamato così perché i prigionieri lavoravano senza sosta, denutriti,
maltrattati, anche la notte, quando il fuoco delle torce, come fiamme degli
inferi, illuminava questa gola e le sue ripide pareti.
Attraversiamo
a piedi il passo e andiamo a visitare il piccolo museo istituito dai governi
australiano e thailandese. Nelle sale si può apprendere della tragica storia di
questa ferrovia, attraverso reperti, foto e modellini.
Ripartiamo
alla volta della ferrovia della morte.
Arriviamo Tham Krasae, un piccolo paesino, ormai palesemente votato al turismo, dove, facendo pochi passi sulle rotaie, è possibile raggiungere una grotta al cui interno c’è un piccolo tempio.
Arriviamo Tham Krasae, un piccolo paesino, ormai palesemente votato al turismo, dove, facendo pochi passi sulle rotaie, è possibile raggiungere una grotta al cui interno c’è un piccolo tempio.
A Tham Krasae
prendiamo il treno.
Da qui la ferrovia corre lungo la montagna a strapiombo sul fiume. Gli occhi si riempiono di un paesaggio meraviglioso, mentre la mente si chiede quante persone hanno lavorato e perso la vita per costruirla.
Da qui la ferrovia corre lungo la montagna a strapiombo sul fiume. Gli occhi si riempiono di un paesaggio meraviglioso, mentre la mente si chiede quante persone hanno lavorato e perso la vita per costruirla.
Scendiamo
dopo qualche fermata e rientriamo Kanchanaburi, dove ci fermiamo al ponte sul
fiume Kwai, reso famoso dal film del 1957 che racconta le atrocità della guerra
e della costruzione della ferrovia.
Ponte sul fiume Kwai |
Una giornata
intensa. Abbiamo appreso un pezzo di storia di cui conoscevamo davvero poco e
abbiamo potuto ammirare luoghi meravigliosi.
Il mattino successivo
decidiamo di noleggiare un motorino (250 bath al giorno) e andarcene in giro da
soli.
In circa
un’ora arriviamo al Tempio delle Tigri.
Eravamo molto curiosi di vedere questo posto per capire qualcosa in più. Ci sono moltissimi volontari che lavorano qui per accudire questi animali meravigliosi, però la sensazione che si ha è quella di essere in un “circo” fatto a posta per i turisti.
I responsabili dicono di voler reintrodurre gli animali in natura, ma il giro di soldi che c’è fa dubitare che ciò possa avvenire.
E’ bello vedere che queste tigri siano accudite e salvate da morte certa e si può anche intuire che l’aspetto turistico qui sia fondamentale al fine di trovare i fondi necessari a mantenere la struttura, ma la tristezza nel vedere questi animali ridotti a pura attrazione turistica insinua qualche dubbio sulla finalità di questa attività e sulla possibilità (o volontà) che un giorno questi animali possano effettivamente essere reintrodotti nel loro habitat, in un’area protetta.
Si paga il
biglietto di ingresso (ben 600 bath a testa) e si arriva in un’area dove le
tigri sono legate sotto degli alberi.
Ad un certo punto tutti i visitatori vengono fatti entrare in una area rocciosa, dove viene spiegato ciò che avverrà: accompagneremo le tigri fino al canyon, verremo divisi in gruppi e in fila indiana cammineremo al fianco delle tigri. Una volta che tutte le tigri saranno arrivate al canyon, inizieranno altre attività, rigorosamente a pagamento.
Ad un certo punto tutti i visitatori vengono fatti entrare in una area rocciosa, dove viene spiegato ciò che avverrà: accompagneremo le tigri fino al canyon, verremo divisi in gruppi e in fila indiana cammineremo al fianco delle tigri. Una volta che tutte le tigri saranno arrivate al canyon, inizieranno altre attività, rigorosamente a pagamento.
Abbiamo visto
questi animali splendidi e ci siamo fatti la nostra idea del posto, così
decidiamo di andare via tralasciando le altre attività. Prima di uscire vediamo
un cucciolo di tigre! Bellissimo! Non resistiamo e ci facciamo fotografare con
lui.
È ora di
lasciare questo angolo di Thai per scoprirne altri e così partiamo alla volta
di Ratchaburi. Questo è stato l’errore della vacanza che ci ha fatto perdere
una mezza giornata.
A Ratchaburi
non c’è assolutamente nulla! Tutti i posti da visitare in questa zona sono
facilmente raggiungibili anche da Bangkok, quindi difficilmente i turisti si
fermano qui. Ce ne accorgiamo mentre giriamo alla ricerca di un hotel e di
qualcosa da fare…decidiamo di tornare subito a Bangkok, da dove ci spostiamo
con un pullman notturno diretto a Ranong.
25-28 dicembre – Koh Phayam/Phuket
Alle 5 del
mattino arriviamo alla stazione dei bus di Ranong, è ancora buio e l’aria è fresca.
Ci sono alcuni signori che si improvvisano tassisti e ci accompagnano al molo,
da dove partono i traghetti per le isole. Aspettiamo quasi 5 ore seduti in uno
dei bar che hanno allestito al molo, le barche per le isole non partono prima
delle 9.30.
Al molo c’è
anche un ufficio che gestisce le prenotazioni dei bungalow sulle isole. Appena
apre, andiamo a chiedere se possono prenotarci una stanza a Koh Phayam. Siamo
fortunati, la ragazza ci dice che l’isola è strapiena, d’altronde siamo nel
pieno delle vacanze natalizie, ma ha una stanza che si libera allo Starlight
per 800 bath a notte. Prenotiamo subito e alle 10 partiamo con la speed boat
(350 bath a testa).
Buffalo Bay |
Arrivati
sull’isola prendiamo due moto-taxi per farci portare in hotel. Il bungalow è il
più vicino alla spiaggia, è molto spartano ed essenziale ma va benissimo!
Di notte potremo sentire il rumore del mare…
Di notte potremo sentire il rumore del mare…
Passiamo tre
giorni tra la Buffalo Bay, Long Beach (le spiagge principali dell’isola) e il
nostro bungalow…a causa della febbre che mi sono beccata!
Long Beach |
Il nostro
bungalow è a Buffalo Bay, una bellissima baia protetta. La spiaggia dorata
sembra quasi deserta. Regna una tranquillità spettacolare!
Long Beach,
raggiungibile in motorino attraverso la giungla che ancora domina l’isola, è
l’altra grande spiaggia, più frequentata da surfisti.
Qui ci sono più hotel e ristoranti rispetto a Buffalo Bay, ma comunque l’impressione che abbiamo è che l’isola sia ancora piuttosto tranquilla e non troppo sfruttata. Un posto davvero incantevole.
Qui ci sono più hotel e ristoranti rispetto a Buffalo Bay, ma comunque l’impressione che abbiamo è che l’isola sia ancora piuttosto tranquilla e non troppo sfruttata. Un posto davvero incantevole.
Buffalo Bay |
Dopo tre giorni
di relax totale torniamo sulla terraferma per dirigerci Phuket, dove arriviamo
dopo circa 6 ore di bus.
Alloggiamo in
un hotel nella città vecchia. Ci fermiamo una notte qui perché dopo il viaggio
in bus da Ranong non saremmo riusciti a spostarci immediatamente a Phi Phi Don.
Passiamo così
il tardo pomeriggio e la serata a Phuket. Facciamo una passeggiata tra le
casette colorate e poi ci spostiamo in taxi al mercato notturno (parecchio
decentrato). Carino e incasinato a dovere.
Facciamo
qualche acquisto e ceniamo attingendo delle tantissime bancarelle che affollano
il mercato.
29-30 dicembre – Phi Phi Island
Il mattino
del 29 dicembre andiamo un taxi ci accompagna all’imbarco dei traghetti per Phi
Phi. Non si corre il rischio di restare a terra, ci sono decine di traghetti
pronti a partire. Noi compriamo un biglietto unico per le tratte Phuket - Phi Phi e Phi Phi – Koh Lanta.
caos a Phi Phi |
In un’ora e
mezza circa, arriviamo a Phi Phi Don. Pagata la tassa di ingresso, troviamo
l’omino del nostro hotel che aspetta al molo la gente che ha prenotato.
Caricati gli zaini sul carretto ci incamminiamo nel labirinto di vie piene di
turisti.
Arriviamo al
Chang Grand resort & Spa (per quale motivo sia chiamato “resort&spa”
non si è ancora capito) prenotato qualche giorno prima su Agoda e pagato 55
euro a notte. L’hotel si trova a 5 minuti a piedi dal gran caos di Phi Phi e
questa è la caratteristica migliore: comodo, ma tranquillo. Le camere sono
abbastanza carine e pulite e la colazione è inclusa.
Maya Bay |
Phi Phi Don
sarebbe una bellissima isola, con due grandi spiagge da una parte e dall’altra
(Loda Ium Bay e Long Beach)…purtroppo però è iper-sfruttata e iper-turistica. Non
si può nemmeno immaginare l’afflusso di turisti. Il lembo di terra che c’è tra
le due spiagge è completamente costruito: ristoranti, hotel, guesthouse,
negozi… è incredibilmente sovraffollata!!! Ovviamente ci aspettavamo il casino,
ma Phi Phi Don ha superato le aspettative…per fortuna ci fermiamo solo due
notti.
Maya Bay |
Impieghiamo
una mattinata in escursione: ci facciamo portare a Phi Phi Leh da una long
boat. Il tragitto in barca dura mezzora ed è incantevole. Queste isole sembrano
galleggiare sul mare, sono ricoperte da una natura rigogliosa e le piccole baie
sono davvero meravigliose.
Maya Bay |
Arriviamo a
Maya Bay, il vero motivo per cui siamo venuti a Phi Phi Don, intorno alle 8 del
mattino. In spiaggia ci sono ancora poche persone. La spiaggia è bellissima,
sabbia bianca, mare verde e queste scogliere alte quasi 100 metri che sembrano
chiudere completamente la baia. Un posto quasi surreale per bellezza.
Maya Bay |
Scattiamo un
po’ di foto e facciamo una camminata.
Alle 9.30
decidiamo di andarcene…ormai questa meraviglia è invasa da centinaia di persone.
Proseguiamo
la navigazione attorno all’isola e vediamo altre due piccole baie, bellissime,
ma Maya Bay di prima mattina è inarrivabile.
31 dicembre – 4 gennaio – Koh Lanta
Il 31 dicembre lasciamo il delirio di Phi Phi Don
e ci imbarchiamo per Koh Lanta, dove arriviamo dopo un’ora di navigazione. Al
nostro arrivo prendiamo un taxi che ci accompagna al Pada hotel, prenotato
tramite Agoda e pagato circa 55 euro a notte. L’hotel si trova in posizione
centrale, vicino a Klong Nin Beach, una lunghissima spiaggia, dove ci sono
hotel, ristoranti, negozi e agenzie. Una
posizione strategica per fare escursioni e giri dell’isola.
Passiamo il
Capodanno sulla spiaggia. Ceniamo in uno dei tanti ristorantini che hanno preparato
i tavoli sulla sabbia. L’atmosfera è allegra e rilassata. Passeggiamo sulla
lunghissima spiaggia, in riva al mare, osserviamo lanterne volanti alzarsi in
volo dalla riva, cariche di speranze e desideri.
Long Beach |
Long Beach |
Long Beach è
la nostra preferita! Spiaggia enorme, locali immersi nel verde, mare tranquillo
e limpido. Ao Nui e Hao Mai Pai invece sono un po’ più difficili da
raggiungere, sono più a sud e dalla strada, dove si parcheggia, bisogna
percorrere un sentiero tra gli alberi per giungere al mare. Le due spiagge sono
più piccole, ma davvero deliziose. Delle baie tranquille circondate dal verde e
mai affollate! Un vero paradiso!
Ao Nui |
Bamboo Bay |
La costa
orientale invece è più selvaggia, non ci sono spiagge, la costa è frastagliata
e ci sono molti scogli. È bello girare in motorino, fermarsi per fare foto, per
vedere e osservare.
Koh Lanta è
un’isola stupenda. È molto varia, grande, con spiagge e mare splendidi. C’è tutto quello che serve, ma non “il troppo”
che da’ fastidio. Ci si può spostare autonomamente e fare tante escursioni.
Insomma, per i nostri gusti, è l’isola ideale!
Bamboo Bay |
Il 4 gennaio
ci tocca salutare questo paradiso, un minivan viene a prenderci in hotel e ci
accompagna all’aeroporto di Krabi (ci vogliono all’incirca un paio d’ore per
arrivare). Da qui un volo AirAsia (comprato direttamente in Thailandia e pagato
95 euro a testa) ci porterà nella capitale degli angeli, Bangkok!
4-7 gennaio – Bangkok
Arriviamo al
Don Mueang International Airport, prendiamo un taxi per il Korbua House, il
nostro hotel di fiducia a Bangkok (35 euro a notte)! Lasciamo gli zaini in
camera e andiamo subito nel casino di Khao San Road. Che bello! Ci sentiamo a
casa!
Khao San Road |
I giorni di
Bangkok passano in fretta gironzolando tra mercati e vie caotiche. Facciamo un’escursione
al mercato galleggiante di Damnoen Saduak, più carino del mercato di Amphawa,
visto lo scorso anno. Ci sono tante bancarelle galleggianti, che ovviamente vendono
cose per turisti. È possibile fare un giro in barca per vedere il mercato
dall’acqua dei canali. È carino, una “turistata”, ma carino.
Damnoen Saduak |
Altra tappa
obbligata è il mercato del Chatuchak, il grandissimo mercato del weekend, dove
acquistiamo tanti ricordi da portare a casa.
Il 7 gennaio
abbiamo il volo alla sera, così passiamo la mattinata in giro. Andiamo al
mercato degli amuleti, vicino al palazzo reale, dove compriamo i nostri
portafortuna. Ultimo giro a Khao San e poi torniamo in hotel, dove alle 16 deve
arrivare il minivan che ci porterà in aeroporto.
Alle 15
inizia una manifestazione di protesta che passa esattamente davanti al nostro
hotel! Il minivan non può arrivare qui.
Siamo un po’
preoccupati, non vorremmo perdere il nostro volo…ma alle 16 arriva un signore
in bicicletta. Lo seguiamo, in mezzo alla manifestazione, fino alla stazione di
polizia. Qui il nostro minivan ci aspetta. Partiamo e, nonostante il traffico caotico,
arriviamo in aeroporto con largo anticipo.
Finisce così
la nostra vacanza thailandese…
l’Asia non ci
delude mai. Ormai gli odori, i colori, i rumori sono per noi familiari.
La sensazione
che abbiamo ogni volta torniamo in questi paesi è quella calda e accogliente di
essere a casa.
Non ci resta
che aspettare e cercare di ripartire al più presto per tornare ancora una volta
alla ricerca di queste atmosfere incantate.
Cri e Enzo
Un po’ di prezzi…. (i prezzi indicati sono
a persona)
Cambio 1 euro
– 44 bath circa
Volo Oman Air
Malpensa – Bangkok: 593 euro
Volo AirAsia
Krabi – Bangkok: 95 euro
Bus Bangkok –
Sukhothai: 356 bath
Minivan
Bangkok – Kanchanaburi: 120 bath
Vip bus
Bangkok – Ranong: 544 bath
Bus Ranong –
Phuket: 420 bath (a bordo c’era anche il wifi gratuito)
Traghetto
Phuket – Phi Phi – Koh Lanta: 1000 bath
Long boat per
Maya Bay (da Phi Phi Don): 1500 bath in totale
Tassa
ingresso Maya Bay: 200 bath
Minivan Koh
Lanta – Krabi aeroporto: 300 bath
Escursione al
mercato galleggiante: 200 bath
Minivan
Bangkok – aeroporto: 150 bath
Etichette:
asia,
bangkok,
diari di viaggio,
guida,
kanchanaburi,
koh lanta,
koh phayam,
low cost,
phi phi,
phuket,
voli economici,
voli low cost
Ubicazione:
Thailandia
venerdì 28 marzo 2014
I viaggi di Sere: Zanzibar: …e sentirsi a casa
Zanzibar 14-24.02.2014
Zanzibar: …e sentirsi a casa
Moneta:
€ 1 = 2.000 scellini tanzaniani (TSZ) –
prezzi a persona
Sono sul volo di ritorno da Lima, è fine
agosto ma la mia mente pensa già al prossimo viaggio e dovrà essere al caldo,
al sole e soprattutto a 0 metri sul livello del mare, appunto al MARE…
E’ il 4 ottobre e sto prenotando un volo
della Turkish Airlines per Dar Es Salaam, Tanzania (€ 399).
Manca ancora molto tempo alla partenza ma
su Booking c’è una buona offerta per una struttura semplice sulla costa centro/sud
est dell’isola di Zanzibar, su di un tratto ancora abbastanza selvaggio:
Twisted Palms Lodge & Restaurant a Bwejuu, aggiudicato! (€ 150 bungalow in
collina con prima colazione inclusa).
PARTECIPANTI:
Serry & suo fratello, dopo molti anni
si rifarà una vacanza insieme, ma, senza mamma e papà!
I preparativi spettano a me, chiaramente, fratello
accetta con entusiasmo le mie proposte, fiducioso della mia esperienza… forse!
:-P
Dopo aver stipulato l’assicurazione su travelguard
(€ 53,70), decido di acquistare anche il volo che dalla terra ferma ci
porteranno sull’isola. Dapprima l’idea è quella di fare la tratta d’andata in
traghetto ed il ritorno in aereo, ma valutando le tempistiche ed i prezzi
decido di acquistare entrambe le tratte con Precision Air (€ 110).
1^
Giorno: Milano Malpensa – Istanbul
Sono le 14:25, l’aereo si alza in volo
leggermente in ritardo, arriviamo all’aeroporto di Istanbul dove trascorriamo
le 4 ore abbondanti tra creme, profumi, assaggi di dolcetti locali ed uno snack
salato. Ripartiamo con destinazione Dar Es Salaam.
2^ Giorno: Istanbu - Dar Es Salaam - Zanzibar
Si apre il portellone dell’aereo e veniamo investiti
dal calore umido dell’aria, sono le 04.30 di mattina, è ancora quasi buio ma si
intravede il tipico paesaggio africano: radura - piante rigogliose - steppa e
boscaglia fitta ad intermittenza.
Ci mettiamo in coda con gli altri turisti
del nostro volo per le pratiche inerenti al visto: si pagano 50 $ e si consegna
il visto compilato sull’aereo al poliziotto, lui porge il tutto ai funzionari e
si attende la riconsegna dopo aver ascoltato con attenzione il proprio nome
scandito ad alta voce dal’uomo in divisa “TSERENNA”: presente! Impronte
digitali, foto ricordo – digitale – timbro e via!
Imbarchiamo i nostri bagagli pesandoli su
delle bilance italiane di vecchio stampo, attendiamo il nostro volo pisolando
(lui) cogliendo più dettagli possibili (io): signore con ampi panettoni al
posto dei fondoschiena fasciate in abiti coloratissimi e di gradevole fattura;
una ragazza musulmana seduta davanti a me, avvolta da un leggerissimo vestito
nero lungo fino alle caviglie, lascia intravedere fantastici tatuaggi su mani e
piedi, scorre le pagine di internet sul suo smartphone, avrà 20 anni ed di
un’eleganza disarmante.
Saliamo al piano superiore e, dopo aver
fatto una buona colazione a base di the e torta con cannella e carote,
sfruttiamo la connessione wifi per avvisare del quasi arrivo amici e parenti.
Il cielo è terso, fa caldo ma è ventilato
quindi molto piacevole.
Ritiriamo i nostri bagagli e chiediamo
informazioni ad una ragazza per poter prendere un dalla dalla che ci porti in città.
Dopo aver consultato il suo amico,
ovviamente taxista, ci comunicano che a quell’ora (ore 8 del mattino) si
incapperebbe nel dannato traffico cittadino, e ci consiglia una tratta sulla
sua vettura ($ 10) fino alla zona di “Mwanakwerekwe”
(‘na parola) più semplicemente detta “Kwerekwe
round about” dove troveremo il mezzo che ci porterà a destinazione.
Ci scarica nei pressi della famosa rotonda
e ci indica al mezzo nr. 340 con capolinea a Michamvi.
L’ottovolante è un vecchio pullmino con
circa 15/18 posti a sedere, siamo i primi a salire e, attendiamo che lentamente
– moooooolto lentamente – si riempia. Tutte le volte che sembriamo aver
raggiunto l’occupazione completa del mezzo, qualcuno scende e si torna daccapo.
La densità di popolazione all’interno è
alle stelle, siamo in circa 30 senza contare borse, sacchi, piante e mercanzie
varie. Finalmente si parte tra un tripudio di colori e odori… (3.000 TZS)
I finestrini sono aperti, entra un’aria
fresca mista ai più disparati profumi, di terra, di carbone, di barbecue, di
frutta matura e del sudore di tutti i nostri vicini e forse pure il nostro.
Il paesaggio è ricco di piante, erba, terra
bagnata, piccoli villaggi e molte persone a piedi, in moto ed in bicicletta. Le
bambine sembrano alcune vestite da carnevale, con ampi abitini principeschi ed
altri bimbi pare che si siano tuffati in un mucchio di stracci e poi rotolati tra
fango ed erba.
Ci lasciano davanti al cartello della
nostra guesthouse sulla strada asfaltata e, dopo circa 500 mt a piedi sul
sentiero che degrada verso il mare, arriviamo al nostro alloggio.
Ad accoglierci ci sono Renato e Laura, i
gestori della struttura, sono piacevolmente sorpresi del nostro arrivo sui
mezzi locali e scrutano con ironia i nostri piccoli bagagli, malamente
imballati nel film protettivo.
Sono circa le 10.00 la camera non è ancora
pronta e, dopo aver fatto una piacevole chiacchierata sui servizi offerti ed
una dritta sui dintorni, ci addormentiamo all’ombra di un bell’albero sui
morbidi cuscini dei lettini da spiaggia.
Ci svegliamo dopo circa un’ora, ci
trasciniamo nel nostro bungalow e, ci sentiamo davvero in vacanza.
La camera è spaziosa, con un letto
matrimoniale ed un singolo, entrambi in muratura. Ci sono le zanzariere sia
alle finestre che sui letti, un ventilatore a muro e un bel bagno con ampia
doccia. Biancheria da camera e lenzuola incluse.
Ci mettiamo in costume ed iniziamo a
camminare sulla spiaggia, verso sud, facciamo un paio di km ed inizia a
piovere. Ci ripariamo sotto un grande makuti
costruito da alcuni abitanti dove spiccano appesi ai ceppi di legno i trofei
della pesca: piovre freschissime.
Salutiamo i gentili compagni e torniamo
verso la guesthouse.
La spiaggia è ampia, bianca, di sabbia
finissima orlata da palme e cespugli. Il mare è ai minimi livelli, la bassa
marea in questo tratto di costa si fa sentire moltissimo, le donne raccolgono
piccoli molluschi e le alghe: offerte della madre terra.
Senza sole la distesa di alghe e rocce che
spuntano dall’acqua sembrano una landa desolata, il nostro animo è messo a dura
prova ma siamo fiduciosi che nei prossimi giorni arriverà il sole che tanto
abbiamo sognato.
Ci concediamo un aperitivo con patate
fritte e una birra fresca presso il ristorante del nostro alloggio. Il tempo di
attesa è qualcosa di surreale ma come recita il menù, “se hai fretta, sei nel
posto sbagliato” ed il pole pole rule’s
è in vigore anche qui, sempre! L’aspettativa è ampiamente ripagata, patate
croccanti e gustose!
Decidiamo di avventurarci verso il Bellevue
Guesthouse – verso nord – scorto durante la nostra passeggiata pomeridiana, un
ristorante molto curato in stile locale con tocchi arabeggianti. C’è anche la
possibilità di connessione alla rete wifi - a pagamento.
Spendiamo così i nostri 10.250 TSZ per un
ottima cena a base di pesce, riso, verdure e patatine.
E’ molto buio e ci aiutiamo con la torcia
del telefono per tornare al nostro giaciglio.
3^ Giorno: Zanzibar
Ci svegliamo alle 9 e dopo un sonno ristoratore ed una bella colazione a base di the, caffè solubile, frutta, succo e pane locale con marmellata, decidiamo di fare l’escursione alla Jozani Forest Reserve con annesso Spicy Tour visto che il sole non fa ancora capolino tra le nubi.
Conosciamo un ragazzo che abita vicino alla
guesthouse e si offre per venderci il pacchetto completo per 40 $.
Partiamo su di un van privato e
raggiungiamo la Farm dove visiteremo le piantagioni di spezie e frutti.
Il ragazzo che ci accompagna parla un
fluente italiano, ci spiega tutti i segreti e le curiosità delle piante
coltivate: banane, albero del pane, papaya, mango, chiodi di garofano, pepe,
caffè, vaniglia, ananas, durian, noce moscata e molte altre.
Un altro giovane ragazzo ci confeziona una
corona, una cravatta ed un cestino con le foglie raccolte che appenderemo in
bella vista nella nostra camera da letto rinominata “kasuku” (pappagallo in swahili).
Il tour termina con l’assaggio dei frutti
appena ammirati: ananas, banana, pompelmo, jackfruit anguria e altri ancora.
C’è la possibilità di acquistare the,
spezie e saponette prodotte con l’estratto delle piante coltivate.
Riprendiamo l’auto con destinazione la
foresta di Jozani dove ammiriamo i kolobo rossi, tipiche scimmie endemiche
dell’isola ed altre piante, accompagnati da un’esperta guida della riserva
(ingresso 10 $).
Proseguiamo per la foresta di mangrovie e
poi ancora nella foresta tropicale.
Torniamo verso casa facendo sosta a Paje in
un curioso locale “African BBQ” dove conosciamo una ragazza romana alla sua 3
visita sull’isola, ci da qualche consiglio e ci spiega un po’ come funziona
qui.
Attendiamo circa un’ora (abbondante) il
nostro pasto che divoriamo in men che non si dica: riso, pesce e verdure (10.000
TSZ).
Facciamo spesa di acqua in bottiglia,
cracker, salatini e birre nell’unico negozio di alimentari della zona, ci
godiamo quindi il nostro aperitivo sulla veranda della camera ed andiamo a
letto soddisfatti.
4^ Giorno: Zanzibar
Dopo sveglia, colazione ed aver constato
che il sole ancora non ci grazia con i suoi raggi, prendiamo al volo un dalla dalla, destinazione Stone Town
(3.000 TSZ).
Scendiamo al capolinea nei pressi del mercato di Darajani, ci addentriamo
subito tra le bancarelle ricolme di frutta e ci spingiamo fino a quelle di
carne e pesce. Gli odori sono intensi ma la mancanza di sole allevia un po’ la
nostra visita.
Compriamo una pagnotta di pane e degli
spiedini di pollo in strada e, dopo un giro di ricognizione entriamo in un
ristorantino per mangiare qualcosa.
La scelta ricade su riso biryani con verdure e ugali (simil polenta a base di mais ed
acqua) con latte di cocco (3.000 TSZ). Scopriremo solo poi che è sulla guida
della Lonely Planet, il suo nome è Passing Show Restaurant.
Continuiamo la visita della città costeggiando
il mare ed arriviamo al Palace Museum dove per per 6.000 TSZ visitiamo i tre
piani contenenti quadri, monili e arredamento dei sultani vissuti sull’isola,
non è nulla di trascendentale ma dalla terrazza superiore si gode di una bella
vista sul mare.
Proseguiamo fino al Palazzo delle
Meraviglie che purtroppo è chiuso per restauri.
Ammiriamo le mura del forte e ci
addentriamo nei vicoli.
I venditori parlano quasi tutti italiano ed
invitano in continuazione nelle loro botteghe.
Ammiriamo i portoni in legno intarsiati e
decorati con dettagli in metallo: gioielli di artigianato locale.
Acquistiamo 2 quadri in stile africano ma
moderno per le nostre casine e proseguiamo con la visita al mercato degli
schiavi con annessa chiesa anglicana in restauro quindi praticamente inutile
entrarvi (6 $).
Ci fermiamo in un bar, il Dolphin, dove c’è
connessione wifi gratuita, gustiamo due succhi di frutta freschi e riposiamo un
po’ (5.000 TSZ).
Percorriamo le vie principali della piccola
cittadina, incontriamo la casa di Freddy Mercury ed acquistiamo qualche
souvenir per casa.
Raggiungiamo i Forodhani Gardens, è quasi
il tramonto, i bambini fanno il bagno in mare e le ragazze chiacchierano sedute
sulle panchine.
C’è molta gente e gli ambulanti
allestiscono i loro banchetti dove noi, attirati da tutto ciò che vediamo, ci
gustiamo della seppia alla piastra, pane locale tostato, due piccoli kebab di
pollo, succo di canna da zucchero e lime e un piattone di frutta freschissima
(30.000 TSZ)
Cala la notte e vengono accese una miriade
di lanterne che illuminano le bancarelle e danno un aspetto molto romantico a
tutta la piazzetta.
E’ ora di tornare a casa e dopo non aver
ascoltato i consigli di un giovane locale che – prima della cena – ci invitava
a cercare un dalla dalla per il
ritorno, ci ritroviamo a piedi nelle tenebre.
Torniamo con lunghe falcate al punto in cui
siamo arrivati al mattino ed iniziamo a chiedere, avvolti nell’oscurità dove
possiamo trovare un mezzo che ci porti alla nostra destinazione: perché
prendere un taxi a 50 $ quando con 3 euro possiamo cavarcela? :D
Un paio di ragazzi si prodigano per farci
prendere un dalla dalla con arrivo a
Kwerekwe e da lì penseremo al resto del tragitto.
E’ buio pesto e la città si è come
risvegliata, sonnolenta e tranquilla di giorno, è un tripudio di voci, barbecue
e lanterne la notte.
Facciamo circa un km a piedi e superiamo
centinaia di persone che ci guardano perplesse ma incuriosite; saliamo sul
nostro dalla dalla! Evviva! E’
probabilmente l’ultima corsa della giornata, il pulmino è super affollato, mi
invitano a sedermi su di una tanica dell’acqua, lo chiamano african seat.. in
pratica resti incastrato con le chiappe tra gli altri due sedili laterali, le
anche dei 3 passeggeri renderanno la corsa più stabile.
Come sempre passiamo diversi controlli
della polizia, guardano il mezzo, la targa, l’autista ed i passeggeri: il
nostro mezzo si becca una multa per sovraffollamento!
Il ragazzo seduto accanto a me mi fa
diverse domande sulla mia vita e mi chiede da quanti mesi abito a Zanzibar (?)
è sorpreso dalla nostra disinvoltura sul mezzo. E’ sempre buio pesto e
l’abitacolo si accende di decine di occhi bianchi scintillanti che ci scrutano
sorridendo (4.000 TSZ).
Arriviamo stravolti ma orgogliosi della
nostra avventura.
5^ Giorno: Zanzibar
Il sole appare timido in cielo per
nascondersi subito dopo dietro le nubi; i pescatori passano con le loro
barchette e le donne raccolgono le alghe.
Camminiamo verso nord in direzione Paje e
dopo circa 2 ore di cammino arriviamo sul tratto della famosa costa dove si
pratica kite surf. Qui è molto più affollato ma è molto più facile fare il
bagno visto il fondale prettamente sabbioso.
Nel pomeriggio torniamo dall’amico che ci
ha accompagnati nella nostra prima escursione, si era offerto di cucinare per
noi, a casa sua, noi avremmo provveduto ad acquistare gli ingredienti per la
spesa.
Andiamo al villaggio di Bwejuu dove compriamo del pesce fresco, calamari, riso, cocco, olio, verdura e birre per la nostra cenetta. (40 $ totali)
La moglie si mette all’opera dapprima
grattugiando il cocco fresco e mettendolo a bollire con il riso, il marito
pulisce il pesce e lo cucina in 3 modi differenti.
La scena è tragicomica: noi seduti su delle
sedie davanti ad un tavolino e loro a cucinare, inginocchiati nel cortile di
casa, di fronte ad una casina di cemento con il tetto in paglia.
Ci avviciniamo, osserviamo le movenze e
cerchiamo di capire i passaggi della cucina a noi ignota, ridiamo sotto i baffi
per gli standard HCCP in vigore in Italia (fratello è cuoco e sa bene di cosa
si parla).
Il sole tramonta e il nostro ristorante non
ha corrente elettrica: si accendono le lanterne e la torcia del cellulare per
continuare la preparazione dei cibi.
Il risultato sarà dell’ottimo riso al cocco
con pesce, pesce alla piastra e pesce fritto.
Ci comunicano che noi mangeremo sul tavolinetto
e loro lontani, sui mattoni di cemento, ci rifiutiamo categoricamente, vogliamo
mangiare tutti insieme, di controbattuta ci confessano che loro mangiano con le
mani dallo stesso piatto, accettiamo la sfida, adoriamo mangiare con le mani e
ci sbraniamo tutte le portate, facendo attenzione a come appallottolare il riso
tra le dite per portarlo alla bocca.
Sotto al tavolino attendono golosi 3 mici,
i nostri commensali gettano gli scarti: anche qui, nel cuore dell’Africa c’è da
mangiare per tutti, ripetiamo con gioia i loro gesti.
Jambo amici, asante sana.
6^ Giorno: Zanzibar
Ecco il sole! Ne approfittiamo per
raggiungere il Dongwe, un maestoso villaggio italiano verso sud, ha un pontile
che ospita un costoso ristorante, lo raggiungiamo e ci sdraiamo sui lettini a
godere del paesaggio dopo un bel bagno nelle acque limpide :D.
Per cena torniamo alle Bellevue dove per 25.000 TSZ ci gustiamo un barbeque
con spiedini di pollo, carne, pesce e verdure, riso, pasta fredda, patatine ed
insalata con una bella birra fresca (prezzo fisso).
7^ Giorno: Zanzibar
Il sole, come i precedenti giorni, va e
viene; prendiamo le biciclette gentilmente offerte da una coppia di ospiti
della nostra stessa struttura e raggiungiamo Michamvi circa a 13 km di
distanza, dove un signore della bergamasca ha trovato la pace dei sensi: una
graziosa casetta con orto, una bella veranda e una cascata di bouganville.
Torniamo con le chiappe rotte fino al
nostro alloggio dopo aver assaggiato diversi snack locali sul nostro tragitto:
patate speziate, samosa (fagottini
ripieni di carne e/o verdure) e ciambelline dolci (2.000 TSZ).
8^ Giorno: Zanzibar
La giornata passa tra passeggiate in
spiaggia e bagni vicino al famoso pontile.
Un pranzo come sempre ottimo al ristorante
del Twisted, oggi a base di hamburger di carne, riso e verdure.
La sera decidiamo di spingerci in dalla dalla fino a Paje dove gustiamo
una fantastica cena presso un “buffet” in strada: si scelgono le portate che si
possono riscaldare sulla piastra vicina e, alla fine di tutto si fa il
resoconto al gestore delle portate divorate: chapati, spiedini di carne, pesce, pesce, pesce, il tutto
annaffiato da dell’ottimo succo di frutta (7,50 $).
Per il ritorno prendiamo un taxi che per 4
$ ci riporta a casa.
9^ Giorno: Zanzibar
Siamo ormai agli sgoccioli, camminiamo su e
giù per la spiaggia facendo gli ultimi bagni.
La sera prepariamo la valigia dopo esserci
gustati un’ottima grigliata di pesce al ristorante del Twisted.
10^ Giorno: Zanzibar - Istanbul
I gestori ci comunicano che possiamo
usufruire della camera finché ne avremo bisogno, quindi restiamo in spiaggia
più che possiamo, paghiamo il conto del ristorante ($ 129) e partiamo in dalla dalla con destinazione aeroporto,
passando dalla città di Stone Town per cambiare mezzo (2.000 + 1.000 TSZ).
Scruto gli ultimi fotogrammi di questa
vacanza: la gente per strada, la foresta, il cielo e mi viene un po’ di
tristezza.. sarà il famoso mal d’Africa? Chissà…..
Paghiamo la tassa di uscita dell’isola
(11.000 TSZ) del quale non avevo sentito parlare, nemmeno sulla guida.
Il volo interno partirà con ben 2 ore di
ritardo, le passiamo connessi alla rete wifi gratuita.
Per una volta siamo felici di avere uno
scalo più lungo del previsto visto che non rischieremo di perdere il prossimo volo
per Istanbul.
11^ Giorno: Istanbul – Milano Malpensa
Il resto del viaggio è come sempre
tranquillo. Arriviamo all’aeroporto di Malpensa e ci fiondiamo al terminal del
bus che ci riporterà a Bergamo: 18 € a persona?!?!??
Ragazzi, scusate, dov’è il dalla dalla?
Etichette:
africa,
biglietti aerei,
diari amici,
low cost,
proposte viaggi,
sereelele,
siti viaggi,
viaggiare vacanze,
voli low cost,
zanzibar
Ubicazione:
Zanzibar, Tanzania
Iscriviti a:
Post (Atom)