lunedì 9 febbraio 2015

Miami - New Orleans andata e ritorno

Ed eccoci in aereo, sul volo da Miami a Malpensa, a pensare al diario di questo nuovo viaggio.  Vi starete chiedendo perché non stia dormendo o magari guardando un film…beh il volo dell’American Airlines non è proprio un granché, non ci sono gli schermi ai sedili, quindi niente intrattenimento e non riesco nemmeno a dormire!
9 ore da far passare sono lunghe…e così mi ritrovo a pensare al viaggio appena concluso.

Ma facciamo ordine e cominciamo dall’inizio!

Ad agosto, prima di partire per le vacanze estive, acquistiamo i voli per dicembre, dopo qualche anno si ritorna negli Stati Uniti, destinazione Miami!


Partiamo da Torino il 15 dicembre e, dopo un breve scalo a Madrid, ripartiamo per Miami con un volo Iberia. Volo intercontinentale niente male, cibo e entertainment di buon livello.

Arrivati a destinazione, dopo aver effettuato i controlli di rito e ottenuto il visto di ingresso, andiamo a ritirare l’auto prenotata tramite autoeurope con la Dollar. Facciamo quasi un’ora di coda prima di riuscire a sbrigare tutte le pratiche del noleggio!
Finalmente usciamo dall’aeroporto in direzione Orlando!
Dopo qualche difficoltà, dovute soprattutto al traffico, riusciamo ad arrivare al motel prenotato su booking: Sunsol Boutique.
Questo motel si trova a poche miglia dai parchi Disney, è pulito, comodo e la colazione non è male.

16 – 18 dicembre – Orlando e Cape Canaveral

Ci svegliamo abbastanza presto e, dopo la colazione, prendiamo la nostra Jeep e andiamo agli Universal Studios. 



Facciamo il biglietto per entrambi i parchi, Universal e Islands of Adventure, 136 dollari a testa. Nel primo ci sono le ricostruzioni di alcune città (New York e San Francisco), diversi cinema 3D e 4D, attrazioni che si rifanno a svariati film e la nuova area dedicata a Harry Potter. 



La ricostruzione di Hogwarts è molto realistica, le case sembrano proprio quelle dei film, attori in costume recitano alcune parti e fanno strane magie, sicuramente questa è la parte più carina del parco. In Islands of Adventure, collegato agli Studios dal treno che parte al binario 9 e 3/4, ci sono altre attrazioni dedicate ad altri film.

Dato che le code per l’ingresso alle attrazioni diventano parecchio lunghe, decidiamo spesso di utilizzare la fila single rider, ovviamente gli addetti ci separano per riempire i “buchi” sulle giostre, ma almeno si risparmia un po’ di tempo!
All’uscita dal parco ci sono molti locali, ristoranti e negozi. Ci fermiamo all’Hard Rock Cafè per cena, dove mangiamo un’ottima New York strip.

Il secondo giorno di vacanza è anche il giorno del mio compleanno!
Ho sempre amato i parchi divertimento e così decido di passarlo a Disneyworld!
Si va a Magic Kingdom!




È davvero un posto incredibile, dove si ritorna bambini!
Passiamo una giornata spensierata tra parate, personaggi dei cartoni animati e attrazioni fantastiche. La sera il castello illuminato rende l’atmosfera ancora più magica.



Dopo due giorni di parchi decidiamo di spostarci e proseguire il nostro tour. Da Orlando andiamo a St. Augustine, cittadina che si trova sulla costa dell’oceano Atlantico, ma prima di arrivare a destinazione ci fermiamo a Cape Canaveral per visitare il Kennedy Space Center. La NASA!





Rocket Garden
All’ingresso (50 dollari a testa) prendiamo anche i biglietti per un tour in pullman (25 dollari a testa).
Appena superati i cancelli, si entra nel Rocket garden, un vero e proprio giardino di razzi!
Ce ne sono decine, alcuni in posizione verticale che si stagliano contro il cielo e altri posizionati in orizzontale.
C’è un cinema IMAX, dove assistiamo ad un’interessante documentario sulla ISS, la Stazione Spaziale Internazionale.

C’è la parte dedicata alle missioni Apollo, raggiungibile a bordo di un autobus, e quella dedicata agli Shuttle.
Iniziamo il nostro giro con il tour acquistato all’arrivo.



Dura quasi tre ore, attraverso una parte dell’enorme area della NASA.
Come prima tappa ci portano a vedere, da lontano, le rampe di lancio utilizzate per le prime missioni Apollo, poi si vanno a vedere le due rampe usate per le missioni Apollo e Shuttle dal 1967 al 2011. Con il pullman si costeggia la “strada” che un enorme macchinario percorre, in parecchie ore, per portare i razzi e le navicelle dall’edificio di assemblaggio alla rampa di lancio, un tragitto di un paio di chilometri.
Ci fermiamo poi davanti al VAB, il Vehicle Assembly Building, dove scattiamo un po’ di foto e infine ci portano a vedere la pista di atterraggio degli Shuttle. Lunga oltre 4 chilometri e mezzo. E’ stata la pista principale per il rientro delle missioni dallo spazio.


Saturno V

Il tour in bus ci lascia infine al centro Apollo/Saturno V. In questo hangar è possibile vedere l’enorme razzo, il Saturno V, che ha portato le navicelle Apollo nello spazio. Si tratta del più grande razzo mai prodotto, alto 110,6 metri e largo 10, vederlo in un luogo chiuso e posizionato in orizzontale fa capire quanto sia gigante.
Oltre al razzo, in questa area, si ripercorre la storia delle missioni Apollo. Navicelle, tute, immagini, rocce lunari…insomma si viene catapultati nella storia della conquista della Luna!
Entusiasti di questa visita torniamo al visitor center e andiamo a esplorare la parte dedicata allo Shuttle! Qui è esposto lo Shuttle Atlantis posizionato come se fosse in orbita attorno alla Terra. Il percorso ci porta attraverso le missioni che si sono susseguite negli anni, ci sono simulatori, ricostruzioni veritiere del velivolo, targhe in memoria del Challenger e del Columbia. Un vero museo dello spazio!
Per finire in bellezza la nostra visita, entriamo nel simulatore di lancio!
Siamo entusiasti di questa giornata!
La visita alla NASA è stata sicuramente una delle più interessanti dell’intero viaggio e il visitor center di Cape Canaveral organizza tour eccellenti.

19 – 20 dicembre – St. Augustine e Pensacola

Finita la nostra visita ripartiamo alla volta di St. Augustine.
Abbiamo prenotato il Super8 a St. Augustine Beach. Non è male, è vicino alle spiagge anche se in questo periodo è un po’ troppo fresco per fare vita di mare. La spiaggia è enorme, bianca e deserta.
St. Augustine Beach

Per cena proviamo per la prima volta una catena di ristoranti messicani, Chili’s, che ritroveremo altre volte durante il nostro viaggio.
Non è male. Assaggiamo fajitas , fagioli e anche carne e pesce alla griglia.  
Il mattino seguente visitiamo la città.
St. Augustine è considerata la città più antica d’America, fondata nel 1565 nel giorno di S. Agostino da conquistatori spagnoli. La parte storica è carina, case in legno molto vecchie, negozietti che si affacciano sulle piccole vie, il forte, le piazze. È diversa dalle tipiche città statunitensi, qui si riesce a percepire un po’ di storia.


Scorci di St. Augustine

Chiaramente siamo comunque ben lontani dalla storia che si può respirare in un qualunque paesino europeo.
E’ carino, ma la nostra visita non dura più di un paio d’ore.
Partiamo alla volta di Pensacola! Quasi 400 miglia ci separano dalla nostra destinazione, infatti arriviamo a pomeriggio inoltrato.
Pensacola si contende il primato di città più antica d’America con St. Augustine. Probabilmente è più “antica” Pensacola di qualche anno.
Pensacola, oltre ad essere una città “storica”, dove infatti è possibile vedere alcune vie piuttosto vecchie con case molto carine e ben tenute, ospita la più grande base aeronavale degli Stati Uniti.


Museo Navale
La nostra prima visita è quella al museo navale (gratuito) che si trova all’interno della base.
Si tratta di un’esposizione gigantesca di aerei, soprattutto militari. Dai primi velivoli, come quello che per la prima ha attraversato l’Atlantico, ai moderni caccia, come l’F14.
È possibile vedere uno “zero” giapponese, come quelli usati per bombardare Pearl Harbour, ci sono molti aerei della prima e della seconda guerra mondiale, si può visitare la ricostruzione di una portaerei, di una via americana anni ’40 e poi ci sono esposti i velivoli dei Blue Angels, la pattuglia acrobatica americana.
È possibile vedere dei filmati nel cinema IMAX (a pagamento), noi assistiamo ad un documentario sul volo e sui Blue Angels e poi ad uno sullo sbarco in Normandia.
Un museo davvero imperdibile, soprattutto per gli appassionati di aeronautica!


Museo Navale

Dopo la visita al museo decidiamo di andare a vedere Pensacola Beach su Santa Rosa Island. Purtroppo il tempo non è dei migliori, ma nonostante ciò restiamo impressionati dalla spiaggia. Inizia nella cittadina di Pensacola Beach e prosegue per ben 17 miglia, ci sono alcuni parcheggi lungo la strada da cui è possibile accedere in spiaggia. La sabbia è bianchissima e il paesaggio è molto suggestivo, inoltre per chilometri e chilometri non ci sono case o hotel. Davvero un bel posto, peccato il tempo!

Pensacola Beach

Pensacola Beach

21 – 23 dicembre New Orleans – Port St. Joe

Lasciata Pensacola superiamo il confine della Florida, attraversiamo Alabama e Mississippi ed eccoci in Lousiana, diretti a New Orleans!
Il viaggio dalla Florida è piuttosto lungo, ma non volevamo assolutamente perdere la possibilità di vedere questa città!
Visto che è primo pomeriggio, giunti a New Orleans decidiamo di proseguire fino ad una piantagione, Laura Plantation, a Vacherie, non troppo distante dalla città.
Si trattava di una piantagione creola di canna da zucchero. È possibile visitarla facendo un tour guidato.


Laura Plantation
La visita è estremamente interessante e la nostra guida è un ragazzo molto simpatico che ci racconta la storia di questa casa e della piantagione. Ci spiega che la cultura creola nacque e si sviluppò in Louisiana nel XVIII secolo e  subì l’influenza di tre diverse etnie: quella dell’Europa occidentale, dell’Africa occidentale e, in parte, dei Nativi americani. Nella piantagione la lingua parlata era il francese e la religione era quella cattolica, molto diverso dalle piantagioni americane.
La famiglia Duparc avviò la piantagione con 7 schiavi nel 1804, nel corso degli anni il numero degli schiavi che vi lavoravano aumentò e la piantagione continuò a vivere fino al 1981. Gli ultimi schiavi, che ormai erano uomini liberi dalla fine della guerra di secessione americana, vissero nelle baracche della piantagione fino al 1977.


baracche

Visitiamo la casa principale e alcune baracche. La guida ci spiega la storia della piantagione, la vita dei padroni e quella degli schiavi. Apprendiamo che in ciascuna baracca vivevano due famiglie, ognuna aveva a disposizione una cucina e una camera.
Apprendiamo cose che non avevamo mai approfondito prima...c’è sempre da imparare qualcosa quando si viaggia.




Facciamo ancora qualche chilometro lungo la strada che costeggia il Mississippi e poi andiamo a New Orleans, dove abbiamo prenotato il Super8. Davvero comodo, la camera è grande e le ragazze alla reception sono molto gentili.
Lasciati i bagagli in camera usciamo subito per andare a vedere la città. Seguendo il consiglio della ragazza alla reception, lasciamo la nostra auto nel parcheggio che si trova vicino al visitor center, vicino al cimitero di St. Louis. Avevamo letto sulla guida di non andare in giro da soli la sera nella zona del cimitero, ma non abbiamo visto assolutamente nulla di strano. Il parcheggio è ben illuminato, vicinissimo al quartiere francese e molto economico (10 dollari per 24 ore).
Iniziamo così il nostro giro per la città.



New Orleans è una città molto particolare, le casette basse con ringhiere in ferro decorato sono molto carine. Le vie principali del quartiere francese sono Bourbon street e Royal street, la prima è un susseguirsi di ristoranti e locali…alcuni a luci rosse. Sembra un mix tra Khao San Road di Bangkok e il quartiere a luci rosse di Amsterdam! Un vero delirio. Invece Royal street è molto più tranquilla, ci sono negozi di dolci, di souvenir e antiquariato. Alcuni di questi hanno collezioni incredibili. Abbiamo visto chitarre autografate da Jimi Hendrix, una bandiera americana con foto e autografo di tutti i presidenti degli Stati Uniti, dischi autografati…insomma un vero paradiso dei collezionisti!



Camminiamo fino a Jackson Square, la piazza centrale. Molti artisti di strada intrattengono i passanti con balli e canti, sulla piazza ci sono artisti che espongono i loro quadri. Passeggiamo fino al French Market e poi ci affacciamo a vedere il grande fiume, il Mississippi.


Mississippi

Per cena decidiamo di assaggiare la cucina creola da Père Antoine. Assaggiamo il gumbo, una zuppa di riso e pesce o salsiccia, la jambalaya (somiglia a una paella), e gamberi.
Buono, sicuramente diverso dal resto della cucina statunitense.
Il giorno successivo ritorniamo in città alla buon ora.




Gironzoliamo un po’ per il quartiere francese, arriviamo fino al Mississippi, ma la nebbia offusca tutto. Prendiamo uno street car per il Garden District e passeggiamo tra le tranquille vie del quartiere. Le case sono enormi e bellissime, è la zona ricca della città e si vede. C’e’ una bella atmosfera.

Torniamo nella zona più turistica, facciamo un giro per i negozi e compriamo un po’ di souvenir.
Gamberi e riso
A pranzo proviamo la “muffuletta”, un panino inventato all’inizio del ‘900 da un immigrato siciliano. È un panino al sesamo ripieno di salumi, formaggi e verdure sottolio. Forse quando l’hanno inventato usavano i prodotti che arrivavano dall’Italia e probabilmente era buono…il nostro è quasi immangiabile! Salumi e formaggi senza alcun sapore e verdure sotto l’olio di semi di girasole, se si è fortunati!
Tra l’altro le dimensioni sono incredibili!

Per la cena invece torniamo a gustare la cucina creola. Decidiamo di mangiare al New Orleans Creole Cookery, un ristorante su Toulouse Str. Ordiniamo del gumbo, jambalaya, l’etouffée e dei gamberi fantastici. È tutto squisito!
Dopo cena abbiamo voglia di ascoltare un po’ di musica, così entriamo in uno dei tanti locali che propongono musica dal vivo su Bourbon Str.
C’è un gruppo jazz eccezionale!
Cockail in mano e musica spettacolare dal vivo…questa è la New Orleans che ci aspettavamo!

Il mattino del 23 dicembre lasciamo New Orleans e la Lousiana, si torna verso la Florida.
Il tempo non è molto bello, ma sulla strada decidiamo di fermarci al Gulfport Premium Outlet, dove facciamo qualche acquisto.
Riprendiamo il viaggio, vorremmo arrivare ad Apalachicola, così lasciamo l’autostrada e percorriamo la strada che costeggia il mare.
Attraversiamo Panama City, ci fermiamo ad ammirare le spiagge fino a che inizia a diventare buio.
spiagge della Florida

Il tempo peggiora notevolmente, il vento è fortissimo e la pioggia incessante.
Non si riesce a vedere niente, seguiamo la linea di mezzeria, visto che è l’unica cosa visibile!


spiagge della Florida

Da Panama City ad Apalachicola si devono percorrere ancora 70 miglia. La strada attraversa boschi, intorno a sembra esserci il nulla. Ogni tanto incrociamo un macchina, ma guidare in queste condizioni diventa sempre più difficile.
Dopo un’ora arriviamo finalmente in un paese abitato, Port St. Joe.  
Mancano 23 miglia ad Apalachicola, ma non ce la sentiamo di proseguire.
Per fortuna lungo la strada troviamo un hotel, il Port Inn. Ci fermiamo e chiediamo se hanno una stanza. Fortunatamente non è pieno, troviamo posto per dormire!
È quasi ora di cena, così scendiamo per andare a cercare un ristorante non troppo lontano. La ragazza alla reception ce ne consiglia un paio…e poi ci dice di aspettare prima di metterci in macchina…c’è un allerta tornado sulla zona!
Certo che stare dentro un edificio di legno, non ci fa stare molto tranquilli…ma dopo una ventina di minuti la ragazza ci comunica che è passata l’allerta (si parla solo più di tempesta tropicale)!
Andiamo a cena al ristorante Sunset Coastal Grill, che si trova a poche centinaia di metri dall’hotel. Mangiamo ostriche fritte e gamberi, non male.
Durante la cena fulmini si abbattono nelle vicinanze e il vento soffia fortissimo…davvero una cenetta tranquilla!!


24 – 26 dicembre – costa occidentale

Il mattino dopo aspettiamo che passi il diluvio che si abbatte sulla cittadina e ripartiamo.
Proseguiamo sulla strada che corre lungo la costa per poi prendere la US19 a Perry.
Purtroppo il tempo è pessimo, percorriamo dei tratti dove la pioggia battente e il vento non fanno vedere nulla, decidiamo di fermarci da un benzinaio per aspettare che passi un po’ il diluvio.


ponti....
Risaliamo in macchina e dopo un po’ di ore, di ponti lunghissimi e di  vento forte, riusciamo ad arrivare a Sarasota!
Arriva così il giorno di Natale…il tempo è ancora un po’ incerto, ma regge.
In macchina, percorriamo le strade lungo la costa che da Sarasota portano a Naples, ci sono delle zone bellissime, ville enormi che si affacciano sul mare, spiagge bianche lunghissime.

Arriviamo a Naples e finalmente rivediamo il sole!
Ci fermiamo in una spiaggia all’inizio della città, non siamo gli unici ad avere avuto questa idea! La spiaggia è affollata di pupazzi di sabbia, alberi di natale e turisti con cappelli da babbo natale (compresi noi).



Aspettiamo il tramonto e lasciamo la città per andare all’hotel prenotato.
Passiamo un paio di giorni così, un po’ in spiaggia e un qualche area commerciale superlussuosa.








27 – 28 dicembre – Everglades National Park

Partiamo da Bonita Springs abbastanza presto, in un’ora circa arriviamo a Everglades City, uno degli ingressi delle Everglades. Da qui è possibile fare dei tour in barca, noi scegliamo il tour delle 10.000 isole.
Il giro dura circa 2 ore, a bordo ci sono dei ranger del parco che ci spiegano un po’ di cose. Vediamo aquile, pellicani, tantissime altre varietà di uccelli. Scorgiamo il lamantino e poi vediamo loro…i delfini!! Ci sono una mamma e il suo cucciolo che si mettono a giocare con gli spruzzi della scia della nostra barca. Che emozione!




Tornati sulla terraferma prendiamo la macchina e guidiamo sul Tamiami Trail in direzione Shark Valley. Prima di arrivare a destinazione, ci fermiamo in diversi punti che ci hanno indicato i ranger. Riusciamo a vedere moltissime varietà di uccelli e tanti alligatori.




Shark Valley è il posto in cui se ne possono vedere di più a distanza decisamente ravvicinata!



i piccoli

Percorriamo a piedi i primi metri del sentiero e ne vediamo a decine sul bordo della strada (compresi alcuni piccolini!). Ci sono moltissimi visitatori. Noi cerchiamo di evitare di avvicinarci troppo, non si sa mai!!
Alcuni ranger controllano, ma gli alligatori sembrano non fare caso alle persone.
Lasciamo Shark Valley e andiamo verso Homestead, dove pernottiamo in  un Motel 6.



Il giorno successivo si torna alle Everglades! Questa volta entriamo dall’Ernest Coe Visitor Center e raggiungiamo la zona di Flamingo.



Purtroppo nei giorni precedenti la pioggia ha interessato anche questa zona e quindi molti sentieri non sono percorribili. Ma non ci perdiamo d’animo! Vediamo un coccodrillo e diversi lamantini vicino al Visitor Center di Flamingo, percorriamo alcuni sentieri, vediamo laghetti, sterminate “paludi”, boschi…la varietà di paesaggi delle Everglades è davvero impressionante! Da vedere!



Dopo un’altra giornata immersi nella natura e nel caldo del sud della Florida, ripartiamo. Questa volta dormiremo a Fort Lauderdale, non troppo distanti da Sawgrass Mills, un centro commerciale enorme.

29 – 31 dicembre – Miami

Sono arrivati gli ultimi giorni di vacanza.
Dedichiamo questi ultimi momenti allo shopping e alle spiagge di Miami.



Miami Beach è una lunghissima isola che si trova davanti alla città, grattacieli si affacciano sulla spiaggia bianca, di fronte all’oceano. Passiamo mezza giornata vedendo le diverse zone di Miami beach, poi andiamo fino a Key Biscane, dove c’è un parco protetto e da dove non si vedono grattacieli. Peccato solo che ci siano centinaia di persone.




Alla sera facciamo un giro per il centro commerciale vicino al porto.


Siamo contenti di aver “assaggiato” Miami, ma senza averci speso troppo tempo. 
La città, con i suoi grattacieli sulla spiaggia e i suoi cocktail bar, non fa esattamente per noi…ma questo lo sapevamo già in partenza.






Arriva così il momento di ripartire, il 31 dicembre (con 2 ore di ritardo) decolliamo da Miami, direzione Malpensa.
Ripensiamo al nostro viaggio. Divertenti i parchi, molto bella New Orleans, entusiasmante il giro alla NASA e al museo di Pensacola, interessanti le Everglades. Il resto ci è piaciuto “il giusto”.
Siamo soddisfatti di quanto visto, contenti di aver visitato questo pezzettino di USA, ma non penso che torneremo.

Infine il volo dell’American Airlines…ma questo già lo sapete!

Al prossimo viaggio…

Cri e Enzo

venerdì 9 gennaio 2015

Un pizzico di Indonesia

A giugno non abbiamo ancora prenotato nulla per le nostre vacanze…non è da noi!
Ci mettiamo alla ricerca di voli, valutiamo un po’ di opzioni e decidiamo di comprare un volo per Jakarta a settembre.

Si parte il 5 dall’aeroporto di Monaco di Baviera, volo Emirates con scalo di 12 ore a Dubai, dove arriviamo il sabato mattina. Appena arrivati in aeroporto ci dirigiamo al controllo passaporti e usciamo alla scoperta della città, che raggiungiamo in metro (comoda e molto economica).

Prima tappa: i souq.




Sono le 9 e molti negozietti sono ancora chiusi, ma girovagando nelle strette vie riusciamo comunque a vedere la vita che scorre nel caldo già soffocante del mattino. Molto carino il souq delle spezie dagli odori e colori forti e variegati.
Trascorriamo il resto della giornata tra centri commerciali e grattacieli. 



Burj Khalifa


Burj Al Arab





Incredibile il Dubai Mall, con il suo  gigantesco acquario e la pista di pattinaggio su ghiaccio. Vicino a questo centro commerciale si trova il Burj Khalifa, la torre più alta del mondo.  La pista da sci invece si trova al Mall of Emirates. Da vedere (anche se ci si può solo fermare all’esterno, abbastanza distante) il Burj Al Arab, l’hotel a forma di vela tra i più lussuosi al mondo.









Nel pomeriggio lasciamo Dubai e si riparte alla volta di Jakarta, dove arriviamo alle 6 del mattino. Aspettiamo qualche ora prima di ripartire per Yogyakarta con volo AirAsia.

7 – 10 settembre – Borobodur e Yogyakarta

All’aeroporto di Yogyakarta aspettiamo l’autista che ci accompagnerà al nostro hotel. Abbiamo scelto di dormire nella zona di Borobudur, a Magelang, a una ventina di minuti in auto dal tempio. L’hotel, prenotato su booking, è il Puri Asri, un posto immerso nella natura, vicino al fiume e a bellissime risaie, ottimo il servizio e il ristorante.



Con un taxi si parte molto presto per andare a vedere l’alba dal tempio di Borobudur. Arriviamo che è ancora buio, ci incamminiamo verso il tempio e saliamo in cima, dove ci sediamo ad aspettare.



Borobudur è un tempio buddhista, patrimonio dell’UNESCO, che rappresenta l’ascesa verso la perfezione spirituale, il nirvana. È un’opera colossale risalente all’800 d.C., ha una base di 123 x 123 metri e un’altezza di 35 metri. 
L’edificio ha 10 terrazze, le prime quadrate e le ultime tre circolari, e appare come una montagna, da scalare per raggiungere il nirvana. Nelle terrazze quadrate si possono ammirare bassorilievi bellissimi che raccontano la storia di Buddha, mentre ovunque si trovano statue dell’illuminato all’interno di nicchie. Negli ultimi livelli decine di stupa racchiudono altre statue di Buddha.





Un posto davvero spettacolare, molto affascinante alla luce del mattino.


Aspettiamo le prime luci dell’alba, l’aria è piuttosto fresca e ci sono parecchi turisti, ma vedere gli stupa che iniziano a prendere forma è una bellissima esperienza. Appena il cielo si schiarisce, iniziamo a gironzolare tra stupa e statue di Buddha. 
Intorno la giungla inizia a prendere colore, sembra di stare davvero su una montagna da dove si può ammirare un paesaggio meraviglioso. 

Pian piano incominciamo a scendere per esplorare i livelli inferiori e i bellissimi bassorilievi che decorano il tempio. Arrivati alla base riusciamo a fotografare il tempio nella sua interezza, il colore è un giallo-ambra, sembra miele. Bellissimo.



Torniamo al parcheggio dove il nostro tassista ci sta aspettando. Prima di tornare in hotel per la colazione, visitiamo una “fabbrica” di tofu. La produzione del tofu è una delle attività principali nella zona di Borobudur.  Entriamo in un “edificio” piuttosto fatiscente dove un ragazzo è alle prese con la lavorazione della soia. Ci mostra le fasi di lavorazione e ci fa assaggiare il prodotto finito, cucinato come una specie di frittella, delizioso!

Dopo la colazione decidiamo di visitare ancora la zona, così andiamo al Dieng Plateau. Si trova a quasi 3 ore di macchina da Magelang, si attraversano paesi e cittadine, si possono vedere vulcani e paesaggi bellissimi. È un altopiano che si trova nella caldera del complesso vulcanico Dieng. Qui si possono visitare templi induisti, vedere laghi vulcanici e crateri attivi.


Lago di Telaga Warna


Ci fermiamo a vedere il Telaga Warna, un bellissimo lago dalle sfumature turchesi e cobalto, circondato da un sentiero immerso nella foresta che percorriamo cercando di fotografare il laghetto.
Visitiamo il Complesso Arjuna, composto da piccoli templi induisti, non meravigliosi agli occhi di viaggiatori non esperti di storia come noi, ma di grande importanza per questa zona, poiché sono quelli meglio conservati degli oltre 400 che sono stati costruiti su questo altopiano.
Infine vediamo dei crateri ancora attivi, da cui escono vapori e odori nauseanti di zolfo…




Una bella gita di una giornata prima di rientrare in hotel per l’ultima notte da trascorrere qui.

Prambanan
Il 9 mattino lasciamo il Puri Asri e ci avviciniamo a Yogyakarta, sulla strada ci facciamo portare al complesso di Prambanan, un complesso di templi induisti risalente al 850 d.C. che si estende per kilometri.

I templi più famosi sono quelli di Brahma, Vishnu e Shiva, che dominano la visuale, in mezzo ad altri templi che creano una specie di corte attorno a questi tre, un vero spettacolo.


Un po’ più distanti si possono raggiungere a piedi o in bicicletta altri siti archeologici in cui però è molto più visibile la devastazione dei terremoti. D’altronde questa zona è ad altissimo rischio, visto i numerosi vulcani che la circondano.




Lasciamo i templi e ci facciamo accompagnare in hotel. Tramite booking abbiamo prenotato il Graha Kinasih, comodo sia per la città di Yogyakarta che per raggiungere l’aeroporto.
Lasciati i bagagli, usciamo alla scoperta di Yogya.

Città che inizialmente si rivela piuttosto insignificante ai nostri occhi. Vediamo il Kraton e il Taman Sari (il water palace), ma non restiamo molto affascinati.
Poi passeggiando a caso tra le vie della città incontriamo alcune persone stupende che illuminano la nostra giornata. Signori estremamente gentili e interessanti che ci danno anche qualche consiglio su dove acquistare e imparare qualcosa riguardo i batik, tipici ti qui.

Andiamo così a vedere edere la Scuola di Batik, davvero interessante! Qui facciamo anche qualche acquisto.
Finita la serata in giro per la città torniamo in hotel e il mattino successivo prendiamo il volo per Bali.

10 – 18 settembre – Bali

Arriviamo a Denpasar verso le 9 del mattino, usciti dall’aeroporto prendiamo un taxi che ci accompagna fino a Kuta, alla homestay prenotata su booking, Ananta the Kubu.  L’homestay è carina e si trova nella zona più frequentata di Kuta, a 10 minuti dalle spiagge.

ingresso della spiaggia di Kuta

Passiamo due giorni girando un po’ per negozietti e bancarelle e approfittando per visitare il tempio Uluwatu che si trova a picco sul mare nella punta sud occidentale dell’isola. 

Uluwatu



In taxi ci impieghiamo circa 40 minuti per arrivare, ci sono moltissimi visitatori, anche perché al tramonto ci sono performance di balli tipici balinesi a cui è possibile assistere. Passeggiamo fino all’estremità opposta al tempio da cui è bello scattare un po’ di foto. Poi ci addentriamo nel tempio. Ci sono tantissime scimmie dispettose che cercano di rubare qualunque cosa, bisogna fare attenzione in particolare a occhiali e macchine fotografiche!


Passati i due giorni a Kuta, ci spostiamo in minivan fino a Ubud, dove abbiamo prenotato la stessa guesthouse del nostro precedente viaggio, Jangkrik homestay
Si tratta di una casa tipica balinese in una zona piuttosto comoda, i proprietari sono gentilissimi e molto disponibili. 

Passiamo i nostri tre giorni a Ubud dedicandoci alle passeggiate e al relax.


Decidiamo di fare uno degli itinerari a piedi consigliati dalla lonely planet, il crinale di Campuan. La passeggiata è molto bella soprattutto all’inizio e la parte finale in mezzo alle risaie.


Crinale di Campuan



Si parte dal palazzo reale e, una volta attraversato il fiume, l’itinerario si sviluppa lungo un crinale tra i fiumi Sungai Wos e Sungai Cerik. Si possono ammirare le due vallate verdi, campi di erba degli elefanti e poi risaie. 

Karsa Kafè



Camminando, dopo circa 2 km dal ponte attraversato a Ubud, si raggiunge un bar, il Karsa Kafè. Tre capanne sospese sull’acqua rivolte verso le risaie, è bellissimo rilassarsi e bere qualcosa in questo posto. Per noi è uno dei posti più paradisiaci mai visti. 






Dopo la sosta al Karsa Kafè, riprendiamo il nostro percorso tra la natura e i villaggi. Risaliamo una strada tortuosa che va verso ovest e arriviamo a Sanggingan, da dove è possibile lasciare la strada principale e immergersi tra le risaie e i campi che costeggiano il Sungai Blangsuh. Ville meravigliose che si affacciano su questi panorami, risaie e corsi d’acqua.  

Proseguiamo le nostre giornate tra massaggi rilassanti, giri al mercato, shopping e, ovviamente, ottime mangiate. Vorremmo segnalare il Cafè Wayan e il Cafè Angsa,  dove ci siamo trovati molto bene.

Dopo tre giorni lasciamo Ubud alla volta di Pemuteran, passando per Jatiluwih.

lavoro nelle risaie


Jatiluwih

Le risaie di Bali hanno un fascino particolare, terrazze di qualsiasi dimensione che ricoprono i pendii delle colline ai piedi dei vulcani. Il verde, in tutte le tonalità, riempie gli occhi, è una vera meraviglia! Passeggiamo tra le terrazze e osserviamo alcune persone al lavoro nei campi, chine a lavorare la terra sotto il sole con i loro tipici cappelli a punta. Jatiluwih è davvero un posto imperdibile, uno di quei posti talmente belli da sembrare finti, un luogo magico in cui la natura e l’uomo convivono alla perfezione, dove quest’ultimo non ha distrutto ma collaborato a rendere questi paesaggi ancora più belli ed emozionanti.



Lasciato questo paradiso ci rimettiamo in viaggio e dopo un paio d’ore arriviamo a Pemuteran!




Qui torniamo al Tirta Sari che tanto ci era piaciuto la prima volta…e anche questa volta non ci delude! Così decidiamo di fermarci per 4 giorni. 

La spiaggia è carina e sempre poco frequentata, la sabbia è nera e i fondali estremamente ricchi e vivi (grazie al programma di ricrescita del corallo per mezzo di impulsi elettrici). 


Passiamo così 4 giorni di relax tra nuotate in mare e in piscina, passeggiando sulla spiaggia, mangiando dell’ottimo pesce e bevendo deliziosi cocktail di frutta.



19 – 24 settembre – Vulcani di Java

Il 19 mattino con un taxi raggiungiamo il porto di Gilimanuk, da dove partono traghetti ogni mezzora per Banyuwangi, Java. Paghiamo 8.000 rupie a testa per la traversata! Siamo gli unici turisti a bordo. Il traffico in questo lembo di mare è piuttosto intenso, arrivati dall’altra parte si aspetta per una ventina di minuti prima che il traghetto possa attraccare per farci scendere!
Finalmente siamo a terra, usciti dall’area portuale troviamo un signore di un’agenzia che organizza tour in zona e così ci affidiamo a lui per organizzare la nostra gita a Kawah Ijen e poi il trasferimento fino al Bromo. Abbiamo deciso di dedicare gli ultimi giorni di vacanza ai vulcani.
Partiamo quasi subito da Banyuwangi, direzione CatimorHomestay
Si tratta di una delle poche sistemazioni che si trovano nelle vicinanze del vulcano Kawah Ijen, è una casa costruita dagli olandesi nel 1894, c’è una fabbrica di caffè e, poco lontano, le piantagioni. Sembra quasi una fazenda sudamericana, costruita in stile coloniale. La nostra camera si trova nell’edificio principale, è enorme e caratteristica (anche se non splendida). Passiamo qui il pomeriggio e ceniamo nel cortile sotto la tettoia. All’1 di notte si parte alla volta del vulcano. Dalla homestay ci vuole un’oretta di macchina per arrivare al punto da dove comincia la salita a piedi  verso il cratere. Arrivati, troviamo la nostra guida, un ragazzo che ci accompagna per tutta l’escursione.

La salita è abbastanza faticosa ma il sentiero è ben segnalato e ampio. 
Si cammina per circa un paio di kilometri e si arriva al campo base dove dormono e mangiano e i portatori di zolfo, uomini che ogni giorno percorrono lo stesso sentiero fino al cratere, scendono fino alla miniera di zolfo e si caricano ceste di 70 -80 kilogrammi e ripercorrono il sentiero fino al parcheggio. Un fatica massacrante senza protezioni e attrezzature adeguate, per pochi soldi, loro unica fonte di reddito per sfamare le proprie famiglie.


fiamme blu
Dal campo base il sentiero prosegue  ancora per un kilometro, ci incamminiamo dopo una breve sosta e  finalmente arriviamo in cima, è ancora buio, mancherà almeno un’ora all’alba, così decidiamo di scendere nel cratere e cercare di raggiungere la miniera di zolfo. Ci incamminiamo su questo sentiero davvero impervio e pericoloso, ogni tanto incrociamo qualche portatore che ha già cominciato la sua giornata lavorativa e torna indietro carico, altri invece scendono. È un via vai continuo e noi cerchiamo di non intralciare il loro percorso.
Scendiamo fino a dove possiamo, la puzza di zolfo rende l’aria irrespirabile, oltre un certo punto bisogna avere una maschera antigas per proseguire. Ci fermiamo, fotografiamo le fiamme blu che fuoriescono dallo zolfo e torniamo indietro.


Arriviamo in cima e ci incamminiamo sul sentiero che costeggia il cratere, il cielo inizia a schiarirsi e sotto di noi appare il meraviglioso lago turchese. Man mano che il sole comincia a salire, ogni cosa inizia a prendere forma, il lago diventa sempre più brillante, nel cratere le fiamme blu lasciano spazio al giallo e al fumo dello zolfo. Da lontano si intravedono i portatori di zolfo con le loro ceste che risalgono il cratere.






Sono passate 6 ore da quando abbiamo cominciato la salita, è ora di tornare indietro. 

Lasciamo questo posto con la consapevolezza di aver assistito ad uno dei più bei spettacoli della natura. Un posto bellissimo, ma che ci ha fatto riflettere. 
Vedere questi ragazzi, questi uomini che si spaccano la schiena senza nessuna protezione per pochissimi dollari al giorno, vedere i loro sorrisi, i loro occhi, le piaghe sulle spalle, ci ha fatto pensare a quanto siamo fortunati. Sappiamo che sembra retorico, frasi fatte, ma vedere queste situazioni, capire le differenze abissali e ingiuste che caratterizzano il mondo in cui viviamo, fa inevitabilmente pensare.

Scendiamo dal vulcano con un nodo in gola.

Tornati nel parcheggio il nostro autista ci dice che dovremo proseguire il viaggio con un altro mezzo, uno scassone guidato da un pazzo, che condividiamo con altre persone (non certo quello per cui avevamo pagato…). Arriviamo a Probolingo furiosi, bisticciamo con l’agenzia di viaggio per averci venduto qualcosa che non esisteva e li mandiamo a quel paese. Avremo dovuto proseguire con loro, ma decidiamo di pagare solo il minivan che ci ha portato fin qui e ci incamminiamo per la strada. Dopo un centinaio di metri c’è un ufficio turistico, anche qui organizzano tour e trasporti. Facciamo un po’ di fatica a farci capire dalla ragazza prima e dall’autista poi, parlano pochissimo inglese, ma alla fine riusciamo a farci portare al Bromo e trovare alloggio al Cemara Indah a Cemoro Lawang, lo stesso che ci aveva prenotato la prima agenzia (chiedendoci di più)!
La vista dal ristorante dell’hotel è incredibile, il monte Bromo si trova nel bel mezzo del “mare di sabbia”, come viene chiamata la vallata che lo circonda. Si tratta di un vulcano attivo che fa parte del Bromo Tengger Semeru National Park, l’ultima eruzione risale al 2011. Vengono organizzate delle escursioni da tutti gli hotel e guesthouse della zona, è possibile prenotare direttamente in hotel.


Si parte in jeep il mattino alle 3,30 per raggiungere il punto da cui si può vedere l’alba. Dopo l’alba si raggiunge il Bromo e si sale fino al cratere.
Potrebbe sembrare una bella escursione, a noi però non è andata molto bene. Purtroppo ci siamo arrivati di domenica e nel weekend il Bromo è letteralmente preso d’assalto da centinaia e centinaia di turisti! Arrivare al view point e’ un’impresa, tra centinaia di jeep parcheggiate a bordo strada e, man mano che si sale, anche in mezzo alla strada, tra motorini che vanno avanti e indietro cercando di offrire passaggi ai turisti e tra centinaia di persone…

dal view point


Giunti al  view point, le persone ammassate sui muretti creavano una barriera così compatta da non riuscire a vedere nulla. Insieme a due ragazzi spagnoli, riusciamo a farci largo e troviamo un posticino su un muretto per vedere qualcosa e scattare qualche foto. Delusi da questa situazione (non dal panorama, che e’ bellissimo) torniamo alla nostra jeep!
Arriviamo al mare di sabbia, la jeep si ferma nei pressi del tempio hindu. Motorini, gente a piedi, gente a cavallo…ma non era un parco nazionale?? Non dovrebbe essere protetto? Siamo sconcertati, ci avviamo verso la salita al cratere e, come noi, centinaia di altre persone. Appena scesi dalla jeep si avvicinano delle persone che vendono mascherine, subito non ne capiamo il motivo, ma dopo qualche passo capiamo perfettamente, la polvere che si alza dalla valle è tantissima e rende l’aria quasi irrespirabile. Arriviamo alla scalinata che porta in cima al vulcano, iniziamo a percorrerla lentamente..molto lentamente! Arrivati sul cratere scattiamo qualche foto e poco dopo scendiamo. Tornati in jeep condividiamo le nostre impressioni con i ragazzi spagnoli, escursione assolutamente bocciata! Forse sarebbe stato meglio restare in hotel a guardare l’alba dal ristorante! Forse in un giorno infrasettimanale sarebbe andata meglio.
Una volta in hotel, ci sistemiamo e aspettiamo l’autista che ci accompagna a Surabaya, da dove un volo Air Asia ci porterà a Jakarta. Di Surabaya vorremmo segnalare l’unica attrazione interessante, il museo Sampoerna. Un edificio coloniale olandese del 1858 che nel ‘900 venne utilizzato per la produzione di sigarette. Ancora oggi è possibile vedere la lavorazione a mano delle sigarette che viene fatta nella fabbrica.
Arriviamo a Jakarta, dove abbiamo prenotato le ultime due notti in un hotel 5 stelle con piscina e spa. Abbiamo letto che Jakarta non e’ molto bella e non c’e’ molto da vedere (per non dire nulla) e così decidiamo di rilassarci prima del rientro.
L’hotel, il Pullman Jakarta, si trova di fianco ad un centro commerciale, non troppo distante dall’aeroporto.
Finiscono così i nostri giorni indonesiani, un altro bel viaggio fatto di immagini spettacolari ed alcune esperienze uniche.
Arrivederci Indonesia...



Cry e Enzo

martedì 30 dicembre 2014

...per finire bene l'anno

Ciao da Miami!
Domani ultimo giorno.....lo dedicheremo alle spiagge di Miami Beach.
un po'di relax a conclusione del nostro giro.
Dopo Naples,  dove ci eravamo lasciati, abbiamo  passato  due giorni alle Everglades...bellissime!!...Ecco  un  po' di foto...





Festeggeremo il nuovo anno in volo verso Milano...quindi anticipiamo i nostri auguri per un felice  2015, pieno di soddisfazioni  e di...VIAGGI!!!!

A presto!
Cry e Enzo

venerdì 26 dicembre 2014

Eccoci! Florida....

Tanti auguri di buon natale da Naples!


Ciao a tutti!
Siamo negli USA da 10 giorni e dopo qualche giro (Universal, Disneyworld, NASA, New Orleans, etc.) abbiamo passato il Natale sulle spiagge di Naples!
Prima del rientro ci aspettano ancora Everglades e Miami...insomma un break natalizio piuttosto  vario!
Ciao!