E’ il 26 di novembre e questo viaggio inizia come
tutti gli altri, freneticamente, dopo un anno di aspettative.
Automobile, metro, treno per Fiumicino, attesa e …
finalmente in volo!
L’Emirates da Roma fa scalo a Dubai
e successivamente a Bangkok, dove arriviamo ampiamente stropicciati.
Prendiamo lo shuttle per il Don Muang (gratuito,
basta mostrare la carta di imbarco o il biglietto telematico), impiegandoci
un’ora, inghiottiti dal traffico bangkokkiano e, con l’ottima compagnia aerea Nok Air (80
euro tot) voliamo a Chiang Rai.
Sono quasi le 19 ed arriviamo in hotel stanchissimi,
con gli occhi marmorizzati a sangue.
Il Nak
Nakara (b&b 32 euro), è un hotel molto carino e la stanza
confortevole e grande.
Usciamo subito, senza neanche lavarci, per cercare
qualcosa da mangiare.
Il night market ci offrirà i primi deliziosi
noodles del viaggio ed i primi cortesi sorrisi degli avventori tailandesi che
ci consigliano su come condire in modo appropriato la zuppetta con salse e
sementi varie.
Riusciamo a tornare in hotel appena in tempo per
la necessaria doccia, poi sveniamo sul letto.
Il giorno successivo, dopo colazione, conosciamo
Luca e Mantana (simpatico italiano lui, bellissima tailandese lei), della Fant-Asia travel, con i
quali avevo prenotato una macchina con autista per i 5 giorni di esplorazione
nel nord del Laos (circa 500 euro).
Questa coppia ha aperto un’agenzia di viaggi da
qualche anno e sono specializzati in “viaggi di nozze” in Thailandia ma hanno
diversi contatti con altri tour operator, anche indipendenti, del sud est
asiatico.
Chiang Khong, il confine con il Laos, è distante da Chiang
Rai circa 120 km e il tragitto, un paio di ore, trascorre in piacevoli
chiacchere.
Qui salutiamo Luca e Mantana e dopo aver espletato
in pochi minuti le operazioni doganali tailandesi, saliamo a bordo della mini imbarcazione
(80 bath=2 euro) che ci porterà, in 5 minuti, “dall’altra parte” a Huay
Xai, in Laos.
Eccolo, finalmente, ancora una volta, il nostro
amato Mekong!
In questo tratto le due sponde del fiume non
distano più di 500 metri e dalla barca vediamo, praticamente quasi terminato,
il ponte che tra pochi giorni unirà anche via terra i due Paesi.
Conosciamo il nostro autista che, a causa della
impronunciabilità del suo nome, diventerà per noi Mr. B e, mentre
lui attende, ci mettiamo in fila per ottenere il visto laotiano (per noi
europei è pari a 35 usd).
Ci impiegheremo un’ora, nella quale il nostro,
assieme ad altri passaporti viene controllato, iscritto su un registro, bollato,
ricontrollato e aribollato … vedo uno dei funzionari addirittura annusare
quello di un tedesco, e finalmente, al termine di questa girandola di passaggi,
scatta “indovina di chi è?”. Dal
momento che nel frattempo si è scatenata una pioggia torrenziale, tutti i turisti
(un centinaio circa) si sono ammassati sotto l’esiguo tetto del piccolo spazio
al coperto che corrisponde all’ufficio doganale. Non si capisce più nulla, tra
chi abbia consegnato già il passaporto e chi lo debba ancora riavere; il rumore
assordante della pioggia che si abbatte sul tetto in lamiera aggrava la
situazione: quando al di là del vetro, il funzionario chiama il nominativo e la
nazionalità …. nessuno risponde perché l’interessato non ha capito o sentito ….
E tutti gli astanti cominciano ad urlare il nome del fortunato, verificando,
una volta individuato il soggetto, che il passaporto sia effettivamente consegnato
al suo legittimo proprietario. Insomma un vero teatro all’aperto: quanti
sperticati applausi quando l’appaiamento passaporto-proprietario viene
effettuato con successo!
In marcia dunque, sotto la pioggia.
Capiamo subito che Mr B. non capisce una parola di
inglese (Lucaaa!!! poca conoscenza, avevi
detto, ma poco … non è nulla…!) quindi è molto faticoso, ma alla fine, anche
divertente, cercare di comunicare con lui.
Riusciamo comunque ad arrivare dopo 3 ore e mezza
a Luang
Nam Tha e quando gli dico di portarci alla Zuela G.H ( b&b 22 euro/due notti), che pronuncio così come è
scritto, per mezzora non ci capiamo, ma quando, stremata, per caso urlo: SUUUUUELAAAAAAA,
miracolosamente appare il nostro alberghetto!! (magia della fonetica!).
Ottima Guest House, accogliente e personale
cortesissimo.
Luang Nam Tha è una cittadina piccola e
tutta la vita scorre lungo la strada principale, dove è concentrata la vita
turistica, non manca uno stupa dorato e un night market dal quale già
provengono degli ottimi e invitanti profumi!
Il giorno dopo, sfortunatamente, continua la
pioggia a dirotto e ci appare chiaro che non riusciremo a fare i trekking tra i
villaggi più remoti, per di più siamo arrivati a Muang Sing, piuttosto
tardi rispetto agli orari di partenza previsti.
Visitiamo vari villaggi, tra cui uno di etnia Lao
Len, al confine cinese, poverissimo,
nel quale si confondono e con la pioggia ed il fango l’effetto è ancor più
misero, bambini, maiali, polli e capanne. I tetti di queste ultime sembrano
dover sprofondare da un momento all’altro, martellati da una pioggia violenta…
Considerate, che in questo periodo dell’anno fa
piuttosto freddo, noi indossiamo i “piumini” e le scarpe chiuse, con i quali
siamo partiti dall’Italia. Quindi se intendete portare qualcosa di utile nei
villaggi, utilissimi e graditi saranno gli indumenti caldi e le scarpe invernali.
La nostra sacca, pigiata di vestiti, maglie, pupazzetti,
collane e braccialetti, penne, matite, pennarelli, che a Roma sembrava così
pesante e stracolma, ora ci appare assolutamente ridicola e insufficiente.
Dobbiamo lasciarla in auto, a malincuore, per evitare che si possano creare
problemi tra i bambini: sono troppi e non riusciremmo mai a distribuire
equamente quanto portiamo.
Impazziscono però per i palloncini gonfiabili che quasi
ci vergogniamo di dare. Fabrizio ne porta sempre molti, per i più piccoli, ma
che qui, anche gli adulti, mostrano di gradire comunque. E’ una nota di futile colore,
un diversivo, probabilmente, rispetto alla quotidianità cui sono abituati.
Ripartiamo da Luang Nam Tha un po’ preoccupati per
il tempo, decidendo di bypassare Oudomxay (che ci sembra piuttosto
insignificante) e dirigerci direttamente a Muang La (4 ore circa), che, nelle
previsioni, avremmo dovuto visitare soltanto per una toccata e fuga.
Ci fermeremo due giorni, invece …
Dalla strada principale non riesci neanche a
vederlo ma basta girare verso l’interno, e …LUI … c’è … il Nam Pak. Scorre nel mezzo
di una terra così rossa da pensare che l’abbiano colorata a bella posta. In
alcuni tratti il fiume si allarga, rallenta e diventa un laghetto tranquillo,
dopo qualche ansa, scorre di nuovo veloce creando dei vortici rumorosi, poi,
ancora, si separa in due, tre, diversi corsi, abbraccia una piccola isoletta per
poi tornare all’ampiezza iniziale. Fanno da contorno campi di riso,
coltivazioni di mais, bufali d’acqua, papere, il tempio di Sing Kham; se non
bastasse, su una delle sponde si trova un villaggio Khmu nel quale sembra che
la vita segua il ritmo dello scorrere del fiume. E, ammaliati, decidiamo anche
noi di seguire il ritmo, rallentiamo e cambiamo il corso del nostro viaggio.
Nel villaggio, trascorriamo diverse ore,
osservando gli uomini intrecciare i cestini con il bambù tagliato in strisce
sottili, i bambini giocare ad una specie di “campana” , mentre i più grandi ci accompagnano
e ci parlano solo per il piacere di stare con noi!
Sono tutte in acqua, dalla mattina alla sera, a
raccogliere, ma forse è più corretto a pescare, una sorta di alga di fiume, che
chiamano “khai paen” che mettono poi a seccare e mangiano assieme al loro
pasto principale, composto da riso o noodles.
La sera, dalla nostra veranda sul fiume dopo una
buona cena, il massimo del romanticismo si raggiunge ascoltando il fiume e
siamo anche fortunati perché il cielo è finalmente terso e pieno di stelle … “..starry starry night…”!
L’Hotel
dove siamo alloggiati, nuovissimo, si chiama Lhakham (b&b 120.000 Kip=11
euro) è di proprietà di una famiglia laotiana di
Vientiane. In questo periodo viene gestito da uno dei figli, Nick, che parla un
fluentissimo inglese ed è un valido supporto per avere indicazioni e
informazioni sulla zona. Tra le altre cose, ci ha consigliato l’acquisto una
scheda telefonica della MPhone che ci permetterà di chiamare in Italia
con una spesa minima.
E’ durissimo lasciare questo posto, anche per Mr.
B, che ci sembra aver gradito molto la pausa inaspettata.
Devo spendere due parole su Mr. B.
A volte è esasperante, non ci capiamo
assolutamente e parla in continuazione (rivolgendosi quasi sempre a me, probabilmente
perché Madame è una delle poche
parole straniere che conosce), chiaramente parlando nella sua lingua finché io,
esaurita, ad un certo punto comincio a rispondergli in italiano. Potete
facilmente immaginare la cacofonia poco comprensibile generata dal contesto. Quando
finalmente nel discorso sembra apparire un elemento decifrabile, tipo la
località dove ci stiamo dirigendo, lui è stato capace di ripeterne il nome almeno
una ventina di volte di seguito, il tutto conficcandosi, a turno nelle narici,
una specie di tubetto non ben identificato, ma dall’odore percepito, pensiamo fosse
simile al Vix Sinex.
La differenza fondamentale nell’utilizzo, almeno
in questo caso, risiede nel fatto che anziché inalare, Mr. B lo incastra abilmente
nella narice e lascia penzolare diversi, interminabili secondi, per poi ripartire
con il suo soliloquio!
La strada per Nong Kiaw offre un panorama
affascinante. Si susseguono villaggi Khmu, Hmong e Lao Len nei quali ci
fermiamo per foto e visite estemporanee.
Le 5 ore che impieghiamo per arrivare trascorrono
velocemente.
Abbiamo dato un passaggio a Hubert, viaggiatore
tedesco in solitaria, con il quale per un poco parliamo di viaggi, ma ben presto,
rapiti dagli scenari che si susseguono, rimarremo in silenzio catartico.
Nong Kiaw è piena di turisti back
packers, ed i prezzi sono maggiori rispetto a quelli riscontrati finora.
Un ponte unisce le due sponde del fiume sul quale
la cittadina si distribuisce. Ci sono tantissimi ristorantini, guest house,
hotel e agenzie turistiche che organizzano le gite sul fiume Nam
Ou ed i trasferimenti da una località all’altra.
Prendiamo alloggio alla Meexay GH (160.000 Kip=14
euro) stanza grande, molto pulita e con acqua calda.
Abbiamo scelto una camera con vista sul fiume
perché tra poco sarà l’ora del tramonto e non vogliamo assolutamente perdercelo!
Anche qui le occasioni di visite ai villaggi etnici sul fiume non mancano (84.000 Kip/cad=7,50 euro). E ci regaleranno, ancora, autentiche emozioni.
Anche qui le occasioni di visite ai villaggi etnici sul fiume non mancano (84.000 Kip/cad=7,50 euro). E ci regaleranno, ancora, autentiche emozioni.
Muang Ngoi Neu è situato sull’ultimo
tratto del Nam Ou navigabile; è l’unico, tra i villaggi sul fiume visitati,
che offre diverse sistemazioni turistiche.
Ci sono solo due strade sterrate, una delle quali è
parallela al fiume; qui si trovano i ristoranti, i banchi ed i telai delle
venditrici di tessuti in seta e le guest house; l’altra si addentra verso
l’interno, dove incontriamo la scuola, case, campi coltivati ed una natura
rigogliosissima. Il sentiero, continuando a percorrerlo per altri 5 km, conduce
ad un altro piccolo villaggio; non manca un tranquillo monastero buddista ed un
view point, dal quale, dopo una bella sgarrupata
di 500 mt. (in verticale…), si può godere, dall’alto, di un panorama magnifico.
Si riparte per Luang Prapang con un
minivan noleggiato assieme ad altri turisti francesi (100.000 Kip/cad=9 euro), non
prima di esserci fatti convincere dal “simpatico” gestore dell’agenzia di
noleggio che “dal momento che partirete
alle 13, e quindi c’è tempo, non potete
ASSOLUTAMENTE andare via da Nong
Kiaw, senza aver visitato il View Point, (oddiounaltro!), dal quale si
gode una fantastica visuale del fiume e la città!” . Rimane vago circa la
difficoltà e sul tempo di percorrenza, e noi, inizialmente, abbiamo attribuito
la colpa di ciò alla nostra cattiva comprensione della lingua lao-inglese.
L’entrata al sentiero costa 20.000 Kip cad. Il
custode ridendo, all’ennesima richiesta di quanto tempo occorra, ci risponde “1 hour and half”. E noi pensiamo,
ingenuamente, quanto erroneamente, si riferisca all’andata e ritorno.
Nulla di più sbagliato! Il sentiero, ben celato
dalle abitazioni limitrofe, dopo pochi metri presenta una pendenza vicina a
quella di una scala a pioli poggiata ad un muro, con l’aggravante del terreno
scivoloso a causa delle recenti piogge. Poi, ogni tanto, per pochi metri, il
percorso cambia pendenza, diventa meno ripido ma poi, inevitabilmente, riprende
con la precedente inclinazione!
Per farla breve, come in ogni nostro viaggio,
anche qui avremo occasione di recitare tutto il nostro vocabolario di sante
oscenità, più o meno conosciute ed originali. Riesco ad arrivare in cima
soltanto perché, forse per il troppo acido lattico mescolato al sangue, mi
appare mio padre, grande scalatore, che mi incita a non mollare, a non
lasciarmi scivolare a valle.
Ho una foto scattata, a conclusione della scalata,
(e che per ovvi motivi narcisistici, non inserisco), dalla quale un pittore
potrebbe ricavare, osservando il colorito del mio viso, una nuova sfumatura: il
red heart attack!
Quindi, ricapitolando: dal View point il paesaggio è
realmente suggestivo e certamente ne vale la pena, ma è sicuramente buona cosa
sapere che si impiegano buone 3 ORE
tra andare e tornare, comprese alcune pause da dedicare alla respirazione e/o
rianimazione!
Luang Prapang.
Dorata, verde, pacifica. Bella.
Ci sono tantissimi turisti: la sera si riversano immancabilmente
sulle strade, disperdendosi tra le miriadi di bancarelle di artigianato del
night market, ma di giorno, si riesce facilmente a trovare angolini deliziosi e
tranquilli.
I francesi ci “perseguitano” e anche qui ci imbarchiamo con alcuni di loro per la gita alle grotte e alle cascate (65.000 Kip/cad=6 euro) .
I francesi ci “perseguitano” e anche qui ci imbarchiamo con alcuni di loro per la gita alle grotte e alle cascate (65.000 Kip/cad=6 euro) .
La navigazione tocca alcuni villaggi, tra cui quello
dei distillatori di whisky dove la pace fa da contorno all’odore dell’alcool ottenuto
dalla fermentazione del riso. Vicino al pontile ci sono un paio di distillerie
che lo producono a vista. Ci fanno assaggiare una varietà di colore rosso che,
secondo il produttore, è il migliore; il francese ed io che lo assaggiamo,
rimaniamo piuttosto perplessi; sembra uno cherry … chissà cosa hanno utilizzato
per dargli questo aroma!
Le grotte di Pak Ou sono molto interessanti. Qui,
come in altri luoghi dell’Indocina, ci sono caverne nelle quali i fedeli, negli
anni, hanno accumulato una moltitudine di statue votive del Buddha. In questa pare
ce ne siano addirittura 5000!
Rientriamo a Luang Prapang per un gustoso pranzetto sul fiume. Subito dopo veniamo prelevati da un minivan per il percorso via terra.
Rientriamo a Luang Prapang per un gustoso pranzetto sul fiume. Subito dopo veniamo prelevati da un minivan per il percorso via terra.
Raggiungiamo il Tat Kuang Si Park (20.000
Kip/cad=2 euro) in un’ora
La strada termina all’entrata del parco. C’è un
“parcheggio”, a dir poco infernale!
Una moltitudine di pullman, minivan, tuk tuk, auto
e motorini imboccano la stretta entrata di accesso al parcheggio, e si
incastrano in manovre improbabili e impossibili.
Lungo i margini di questa strada, ci sono una moltitudine
di bancarelle che vendono cibo, dai frullati di frutta ai piatti tradizionali,
oltre che a pesci e carni varie, arrostiti su piccoli bracieri che sicuramente,
oltre all’aroma affumicato del legno, riserveranno al palato del disgraziato avventore,
il gusto inebriante dei gas di scarico dei motori che sgassano a più non posso a pochi centimetri di distanza!
Questo è più che altro un luogo dove effettuare le
scampagnate del fine settimana.
Oggi, infatti è sabato e c’è tantissima gente, molti
nativi, oltre agli immancabili stranieri, che con viveri e birre alla mano si
dedicano a soste alimentari e chiassosi intrattenimenti!
Le cascate sono piacevoli, non molto alte ma, precipitando
a valle, formano delle pozze di acqua cristallina dove molti, soprattutto ragazzi,
si tuffano, nonostante l’acqua non sia propriamente calda! E’ bellissimo osservare
come il colore delle acque muti a seconda della profondità e della luce del sole
che penetra tra gli alberi.
Un secondo valido motivo per venire qui, è che c’è il Bear Rescue, un piccolo centro di recupero di orsi asiatici, salvati da traffici illegali da parte di personaggi senza scrupoli che li catturavano e imprigionavano, allo scopo di estrarre dalla cistifellea, la bile, richiestissima e strapagata, a cui vengono attribuiti poteri curativi miracolosi. Fortunatamente dal 2003, grazie all’intervento dell’australiana “Free the bears”, è stato creato questo spazio protetto che con il contributo economico dei visitatori, riesce a preservare gli animali dalla cattura e dall’estinzione.
Un secondo valido motivo per venire qui, è che c’è il Bear Rescue, un piccolo centro di recupero di orsi asiatici, salvati da traffici illegali da parte di personaggi senza scrupoli che li catturavano e imprigionavano, allo scopo di estrarre dalla cistifellea, la bile, richiestissima e strapagata, a cui vengono attribuiti poteri curativi miracolosi. Fortunatamente dal 2003, grazie all’intervento dell’australiana “Free the bears”, è stato creato questo spazio protetto che con il contributo economico dei visitatori, riesce a preservare gli animali dalla cattura e dall’estinzione.
A Luang Prapang c’è un piccolo museo
etnico che, a mio giudizio, è imperdibile.
Al suo interno sono rappresentate tutte le etnie
che popolano o hanno abitato nei secoli il Laos, con molti riferimenti ai loro usi
e costumi tradizionali.
Non ci facciamo mancare neanche la visita all’Elephant Village.
Non ci facciamo mancare neanche la visita all’Elephant Village.
L’ingresso per la sola entrata e visita del centro
di recupero degli elefanti è di 10 usd cad. Ci sono anche altre formule,
ovviamente più costose, che comprendono la passeggiata sul fiume a dorso di
elefante, il bagno con un elefante, etc..
Abbiamo la fortuna di arrivare con un tuk tuk
piuttosto presto la mattina: solo quattro visitatori.
Proprio nei pressi dell’ingresso c’è una grande piattaforma
dalla quale si possono accarezzare o nutrire con banane, gli enormi pachidermi.
E’ un centro privato, tenuto molto bene. Hanno uno
splendido resort dove poter alloggiare, e il panorama sul fiume è estremamente
bello. Abbiamo l’impressione che, effettivamente, gli animali vengano curati e trattati
molto bene.
Avevo letto che a maggio era nato un elefantino e
chiedo se si può fare la sua conoscenza. Subito un mahot, si offre, accompagnato
dal figlioletto, di portarci dall’altra parte del fiume dove si trova il
piccolo con la madre.
E’ veramente un incontro molto tenero. Maxi è
delizioso e lo diventa ancora di più quando capisce che verrà omaggiato con banane
mature e sbucciate appositamente per lui!
Le giornate a Luang Prapang trascorrono pigramente tra passeggiate e tramonti spettacolari dal Mount Phousi, scoperte continue di templi e pagode diverse, e troviamo senza sforzo, il tempo per concederci alcuni massaggi tradizionali.
Le giornate a Luang Prapang trascorrono pigramente tra passeggiate e tramonti spettacolari dal Mount Phousi, scoperte continue di templi e pagode diverse, e troviamo senza sforzo, il tempo per concederci alcuni massaggi tradizionali.
Per le gite sul fiume ci siamo appoggiati alla Mouang Lao Ticketing & Tour,
che pratica anche un ottimo tasso di cambio (si trova sulla Inthasom road).
Siamo alloggiati (Lao Lu lodge b&b 84 euro/3 notti e Ammata guesthouse 79 euro/3 notti) vicino
al night market e tutte le sere sulla strada, vengono allestite tantissime bancarelle
con decine di tegami contenenti alimenti diversi, con i quali riempirsi il
piatto, al costo di 1 solo euro, oppure se si intende aggiungere alle pietanze
uno degli enormi pesci o polli cotti sui barbecue, si arrivano a pagare ben 2
euro!
Ceneremo qui quasi ogni sera, e non lo facciamo
per risparmiare, ma perché il contatto con tutta questa umanità avvicinata dal
cibo ci piace molto.
Partiamo per Vang Vieng; 6 ore di Vip bus (115.000 Kip/cad=10,50 euro), sedili comodi, molto meglio di quelli dei minivan.
La strada è bellissima, ma sicuramente per chi
soffre l'auto non è il massimo perchè è un succedersi di curve e tornanti!
Le pause sono diverse, una delle quali utilizzata per
consumare il pasto, compreso nel biglietto, in un ristorante lungo la strada,
dove assistiamo anche ad una rissa tra due cameriere, compresa nel prezzo del
biglietto pure questa!
Prendiamo alloggio al Phongsavanah Resort (23
euro/2 notti).
E’ poco distante dal “centro” di Vang
Vieng.
Il bungalow è spartano ma pulito e c’è la doccia
con acqua calda.
Devo fare una parentesi sui cuscini/guanciali abitualmente
forniti nelle guesthouse e negli hotel laotiani.
Abbiamo sperimentato, in tutti gli alloggi in cui siamo stati ospiti, che l’altezza minima dei cuscini è di 30 cm. fino ad arrivare ai 60 (…praticamente si dormirebbe quasi seduti…) qui a Vang Vieng!!
Abbiamo sperimentato, in tutti gli alloggi in cui siamo stati ospiti, che l’altezza minima dei cuscini è di 30 cm. fino ad arrivare ai 60 (…praticamente si dormirebbe quasi seduti…) qui a Vang Vieng!!
Quindi, specie se soffrite di cervicalgia, portatevi
dietro un cuscinetto gonfiabile (li vendono a due euro da D…..thlon), oppure come
nel mio caso, ogni sera bisognerà ficcare nella federa, dopo aver sfilato il
cuscino, una certa quantità di abiti ripiegati, fino a raggiungere l’altezza
desiderata e … dormirci su!
Temevamo molto questa tappa, per via delle
informazioni che la dipingevano come luogo per lo più in preda al caos, alla
droga e alle attivitá ludiche sul fiume "tipicamente adolescenziali"
e, invece, abbiamo trovato anche noi, "tipicamente vintage", uno spazio
che ci ha permesso di scoprire paesaggi bellissimi, risaie sovrastate da
imponenti formazioni carsiche, villaggi Hmong e tantissime grotte, dove i
più pavidi possono entrare e visitarne le cavità per poi, spesso, trovare
statue del Buddha all'interno. E poi, come non menzionare le meravigliose pozze
di acque cristalline della “Blu Lagoon” dove tuffarsi per un
rinfrancante bagno!
Tutto questo lo abbiamo visitato in sella ad un
motorino affittato al modico costo di 30.000 Kip (3 euro) giornalieri. Per il
resto, ristoranti, guesthouse, venditori di pancakes, hamburgers, hot dogs,
gelati, e … soprattutto birra a volontà!
Il tramonto sul fiume Nam Song, goduto dalla
terrazza del Sanaxay ristobar (il nostro preferito) sorseggiando una Beer
Lao o un buon Lao Sunrise, giustifica da solo la
decisione di fermarci due giorni qui. Oltre tutto, in quasi tutti i locali mandano
musica dei “nostri tempi” … e da veri frikkettoni, quali in fondo siamo
rimasti, ci stiamo comodi, comodi, come “piselli
in un baccello”!
Un altro famigerato VIP bus, ci porta a Vientiane
(40.000 Kip/cad=4 euro).
Questa volta non ci sono neanche i posti
assegnati, quindi appena aprono le porte, una ressa di turisti si fionda al
grido di “a li mejo posti” dentro il
mezzo. Una caciara terribile, ma incredibilmente Fabri ed io riusciamo a
conquistare i primi due posti addirittura a “prua”!
Per arrivare impiegheremo quattro ore e mezza: velocità
media di crociera 30 km/h … in bici avremmo fatto prima!
Tenete presente che il bus vi lascerà ad una stazione dalla quale si potrà prendere un tuk tuk (20.000 Kip/cad) che vi porterà al centro di Vientiane.
Tenete presente che il bus vi lascerà ad una stazione dalla quale si potrà prendere un tuk tuk (20.000 Kip/cad) che vi porterà al centro di Vientiane.
Noi, per una sola notte, ci siamo concessi un alloggio
sul “lungo fiume”; il Sengtawan
Riverside (b&b 23 euro) dove, ingiustificatamente, non c’era
acqua calda.
Non posso esprimere giudizi particolarmente
fondati sulla capitale, perché una giornata non mi sembra abbastanza per
poterlo fare. Ma le visite ai templi principali, secondo me valgono comunque la
tappa di un giorno.
Mi è piaciuto molto il Wat Si Saket, con
tantissime statue del buddha, rappresentato con le mani nelle diverse posizioni
(Mudra)
che distinguono i comportamenti indicanti i temi basilari del buddismo.
Da Vientiane, prendiamo un volo per Pakse
(212 euro tot.) e da qui (l’ultimo minivan turistico, era partito da
mezzora) decidiamo di spendere una fortuna (60 euro circa) per il percorso con
un auto privata fino al molo Ban Nakasang (3 ore) pur di arrivare
entro sera alle Si Pha Dhon (le 4000 isole sul Mekong).
Che spettacolo! Nonostante fossimo fusi, dopo una
giornata trascorsa tra bus, minivan e barca, uno spettacolare tramonto ci ha
atteso a Sala Don Khone, l’isoletta da noi scelta come base, quasi a
volerci far capire quanta bellezza ci ricompenserà dalla fatica!
La Cambogia è a pochi “metri” di distanza, divisa
dal Laos solo dal Mekong.
Qui il fiume raggiunge quasi 15 km di ampiezza. Il
paesaggio cambia a seconda che si tratti della stagione delle pioggie o quella
secca, e le migliaia di isole (da qui ovviamente il nome…) appaiono e
scompaiono con l’avvicendarsi delle stagioni.
Anche qui la vita scorre lentissima e le
chiacchere sono gli unici affanni della giornata.
Abbiamo affittato le bici e girovagare alla scoperta dell'isola è stato veramente meraviglioso. Bufali, bambini, case, riso a seccare e polli a beccarlo avidamente!
Abbiamo affittato le bici e girovagare alla scoperta dell'isola è stato veramente meraviglioso. Bufali, bambini, case, riso a seccare e polli a beccarlo avidamente!
Dulcis in fundo, durante l’escursione in barca,
che ci ha portato a visitare anche le cascate di Khon Pha Pheng, le più
ampie del sud-est asiatico, abbiamo avvistato anche i rari delfini dell’Irawaddy … che emozione! Considerato che
pare ce ne siano solo 5 da queste parti, dalla quantità di sbuffi,
probabilmente, erano venuti tutti, per salutarci!
Domani lasceremo tutto questo e con un biglietto all
inclusive (110.000 Kip/cad=10 euro: tuk tuk/barca/minivan/pullman), acquistato
presso la Guesthouse dove alloggiamo, PAN’S
(240.000 Kip=21 euro) varcheremo il confine a Vang Tao, per dirigerci,
attraversando, a piedi, il tunnel di divisione tra i due Paesi, a Chong
Mek, in Thailandia. Tappa finale ad Ubon Ratchathani da dove
proseguiremo il viaggio per qualche giorno in terra Thai (lasciatevi 10.000 Kip
per lo “sdoganamento”, per il resto cambiate tutta la moneta laotiana).
Il fiume ci regala un ennesimo tramonto infuocato e di fronte a tanta bellezza, forse anche a causa della malinconia per il prossimo distacco, mi torna alla mente una canzone, che ispirerà il titolo di questo diario, la cui strofa finale recita: “with eyes that watches the world and can’t forget…”, e che rispecchia fedelmente il mio pensiero in questo istante.
In genere, tutti i luoghi dove ho la fortuna di
approdare mi rimangono dentro, ma il Laos, come già accaduto per la Birmania, avrà
sempre uno spazio speciale nei miei ricordi: un luogo magico nella memoria che
mi ricondurrà alla natura, alla tranquillità e all’armonia.
Laura
Volo EMIRATES:
Roma/Dubai/Bangkok A/R: 1180 con assicurazione medica
Auto+ autista in Laos: 500 euro
Alberghi+ cibo per 21 giorni: 570 euro
Trasferimenti aerei e terrestri: 292+80
Ristoranti consigliati:
Luang Nam Tha – Minority
Restaurant: ottimo, economico ed originale
Nong Kiaw – Deena (ristorante indiano): non troppo
economico, ma ottimo. Servizio lentissimo!
Vang Vieng – Sanaxai: Un ottimo mix di sapori accompagnati
da cocktail da applauso.
Sala Don Khone – Tavandang restaurant: pietanze
eccellenti preparate al momento.